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Valeriana rossa | Centranthus ruber DC

La valeriana rossa, nome scientifico Centranthus ruber, è una pianta della famiglia delle Valerianacee. La sua denominazione deriva dalla composizione dei termini greci kéntron= sperone e anthos= fiore, sicuramente in riferimento al suo aspetto; infatti, quando scende giù dai muri dà proprio l’idea di un cespuglio formato da lunghi speroni fioriti. Il nome della specie ruber, richiama invece il suo acceso colore. La classificazione APG III colloca questa pianta nella famiglia delle Caprifoliaceae.

La valeriana rossa è una pianta perenne, camefita suffruticosa, che ama crescere nei luoghi più impervi; ha fusti legnosi solo alla base, eretti, alti sino a 150 cm. Le foglie sono opposte, sessili o picciolate, ovali o lanceolate, leggermente coriacee, di colore verde glauco. L’infiorescenza è costituita da fiori di colore dal bianco al porpora, piccoli e tubulosi, con sperone lungo e sottile, riuniti in corimbi: sono la parte più bella e appariscente della pianta. I frutti sono degli acheni muniti di pappo. Il nettare presente in fondo al lungo sperone del fiore è cibo ricercato da molte specie di farfalle, che riescono a raggiungerlo con la loro spirotromba.

La specie è originaria dei paesi del bacino del Mediterraneo (Europa meridionale, Nord Africa e Asia minore). Introdotta come pianta ornamentale in Europa settentrionale, Nord America, Australia, si è naturalizzata anche in molte aree fuori dal suo bacino d’origine. In Italia si trova prevalentemente nelle regioni del centro-sud e nelle isole, ma anche nelle zone pedemontane più calde delle Alpi.

Parente povera della Valeriana officinalis, ne ha tutte le proprietà sedative, antispasmodiche e antinevralgiche. Viene usata come sedativo degli spasmi, cura sindromi nevrasteniche, insonnia, nevrosi cardiache (associata al biancospino) dismenorrea, spasmi dell’apparato digerente (unita alla passiflora). E’ un ottimo succedaneo degli ansiolitici, perché non è tossica e non dà assuefazione. I suoi costituenti e principi attivi sono costituiti da tannini; resine; oli essenziali; alcaloidi. Una curiosità riguardo ai semi di valeriana rossa: in antichità venivano usati per ricavare unguenti usati nell’imbalsamazione.

Le foglie sono commestibili e possono essere usate in insalate miste, insieme ad altre erbe spontanee commestibili, oppure cotte e saltate in padella. Le radici bollite possono entrare a far parte degli ingredienti di zuppe e minestre. Non tutti ne apprezzano il sapore, alquanto amaro, ma esistono testimonianze storiche dell’uso alimentare di questa pianta nel Sud dell’Italia e in Francia.

In erboristeria le radici amare sono considerate toniche, stimolanti, sudorifere, antispasmodiche, vermifughe. Della valeriana rossa si può utilizzare anche la tintura madre della parte aerea, in associazione con la lavanda che ne potenzia l’azione. Nella tradizione popolare di alcuni paesi europei era considerata una pianta che ispira sentimenti amorosi e dalle proprietà afrodisiache: infatti veniva usata nella composizione di filtri d’amore. In omeopatia la troviamo presente in numerose preparazioni.

L’odore di Centranthus ruber è assai meno aggressivo di quello di Valeriana officinalis e la pianta può venire utilizzata nell’acqua del bagno per i suoi effetti calmanti e lenitivi o, come decotto, per bagni facciali. L’estratto alcolico ha un effetto antiforfora ed è utile contro irritazioni della pelle e brufoli.

Redazione amaperbene.it

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