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Esposizione a pesticidi e rischi per la salute umana

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Purtroppo, degli effetti dell’uso di pesticidi in agricoltura si parla ancora troppo poco, eppure si tratta di una pandemia silenziosa [1], con decine di migliaia di decessi ai quattro angoli del pianeta e una stima di 385milioni di casi di avvelenamento ogni anno. Sostanze venefiche che finiscono non solo nella nostra catena alimentare, ma contaminano le stesse lavoratrici, gli stessi lavoratori, che si trovano a diretto contatto con i pesticidi. Così la logica del profitto, anche in questo caso, sacrifica l’ambiente e la salute (con tanti saluti al processo verso la sostenibilità agroalimentare avviato con le Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030).

Conoscere i pesticidi

La parola pesticidi deriva dal termine inglese pesticides. Il termine italiano più corretto, però, è prodotti fitosanitari, spesso chiamati anche antiparassitari, fitofarmaci, agro-farmaci. Invero il termine “pesticidi” è abbastanza ampio e comprende anche prodotti come i biocidi, che non sono destinati sì all’uso su piante, ma servono a debellare organismi nocivi e portatori di malattie come insetti, ratti e topi. I pesticidi, in pratica, sono microrganismi o sostanze chimiche (naturali e prodotte industrialmente) utilizzati in agricoltura per eliminare tutto ciò che danneggia le piante coltivate (per esempio: parassiti animali o vegetali, oppure insetti che trasmettono diverse malattie alle piante) e compromette la produttività del terreno e la qualità del raccolto.

I pesticidi, pertanto, servono a proteggere la salute della coltura e a garantirne la sopravvivenza.

I fertilizzanti non sono pesticidi: sono sostanze utilizzate in agricoltura per arricchire il terreno di elementi nutritivi (ad esempio, azoto, fosforo, potassio) essenziali alla crescita dei prodotti vegetali.

I pesticidi o prodotti fitosanitari vengono suddivisi in diverse categorie a seconda dell’organismo contro cui sono usati, ad esempio:

  • insetticidi (combattono insetti nocivi alle colture agricole, ma anche insetti semplicemente molesti o portatori (veicoli) di malattie per l’uomo o gli animali domestici)
  • fungicidi (contrastano le malattie e le alterazioni prodotte da funghi)
  • diserbanti o erbicidi (utilizzati per distruggere le erbe infestanti, o malerbe; possono comprendere anche i defolianti)
  • anticrittogamici (contrastano le malattie e le alterazioni prodotte da batteri, muffe ed alghe)
  • nematocidi (combattono i vermi del terreno o nematodi)
  • acaricidi (combattono gli acari)
  • fitoregolatori (ormoni vegetali che regolano la crescita delle colture)

Ognuna di tali categorie include, a sua volta, sostanze o principi attivi appartenenti a diverse classi chimiche, che agiscono con meccanismi diversi. I pesticidi non possono, quindi, essere considerati un gruppo omogeneo di sostanze.

I biocidi sono principi attivi o preparati destinati a distruggere organismi nocivi, o almeno a limitarne la loro funzione vitale. Vengono impiegati nei settori non agricoli al fine di combattere insetti, funghi, batteri, roditori, alghe ecc.   Per definizione i biocidi combattono gli organismi nocivi a livello chimico o biologico. Qualora un prodotto agisca su base fisica, questo non rientra nella definizione di biocida. Sintetizzando, i biocidi possono essere divisi in quattro grandi gruppi: disinfettanti, prodotti di protezione, antiparassitari e altri biocidi (prodotti anti-incrostazioni, fluidi utilizzati per l’imbalsamazione e la tassidermia, ecc.). Secondo l’art. 3 del Regolamento (UE) n. 528/2012 del Parlamento Europeo e del Consiglio, viene definita “biocida”:

  • qualsiasi sostanza o miscela nella forma in cui è fornita all’utilizzatore, costituita da, contenenti o capaci di generare uno o più principi attivi, allo scopo di distruggere, eliminare e rendere innocuo, impedire l’azione o esercitare altro effetto di controllo su qualsiasi organismo nocivo, con qualsiasi mezzo diverso dalla mera azione fisica o meccanica;
  • qualsiasi sostanza o miscela, generata da sostanze o miscele che non rientrano in quanto tali nel primo trattino, utilizzata con l’intento di distruggere, eliminare, rendere innocuo, impedire l’azione o esercitare altro effetto di controllo su qualsiasi organismo nocivo, con qualsiasi mezzo diverso dalla mera azione fisica o meccanica

Tra i biocidi vanno compresi i repellenti (sostanza chimica o miscela utile ad allontanare una determinata categoria di animali; es., repellente antizanzare. Il funzionamento di molti repellenti naturali si basa sull’utilizzo di sostanze che gli animali evitano nel loro ambiente naturale).

Nell’articolo “Stato di contaminazione delle acque in Italia e nell’articolo “La frutta si conferma la più colpita tra gli alimenti per la presenza di residui di pesticidi” abbiamo riportato i dati circa i livelli di contaminazione sia delle acque che degli alimenti in Italia. Ebbene l’esposizione ai pesticidi non è privo di conseguenze.

In detti articoli, molto è stato scritto sulla molecola del momento, il glifosato, un diserbante sistemico di post-emergenza non selettivo, una delle sostanze più utilizzate al mondo tra i prodotti fitosanitari. Gli effetti esercitati sugli organismi superiori (quindi anche sull’uomo) da parte di queste molecole sono molto complessi e difficili da valutare. Ciononostante, alcuni elementi vanno presi in considerazione:

  • si tratta per la gran parte di sostanze tossiche, persistenti, bioaccumulabili che hanno un impatto sulle proprietà fisiche e chimiche dei suoli e sono spesso nocive non solo per la salute dell’uomo, ma per l’intero ecosistema e per qualunque organismo vivente;
  • sono dotati di tossicità a largo spettro in grado di distruggere indistintamente molte specie di insetti anche utili (bombi, farfalle, api); un esempio molto significativo è costituito dal caso della moria di api da neonicotinoidi (usati per la concia delle sementi del mais o per la flavescenza della vite);
  • hanno capacità di bio-accumulo nei tessuti animali;
  • sono responsabili della perdita di biodiversità e dell’insorgenza di resistenze dei parassiti e necessità quindi di prodotti sempre più potenti;
  • possono avere effetti dannosi anche a dosi ben al di sotto del limite di legge (ad esempio, per l’atrazina sono descritti effetti a dosi 30.000 volte inferiori ai limiti di legge), soprattutto dopo un’esposizione prolungata;

Secondo l’Oms, si contano ogni anno oltre 26 milioni di casi di avvelenamento con 258.000 decessi annui a livello mondiale e negli Usa il 45% di tutti gli avvelenamenti da pesticidi si registra nei bambini. I pesticidi sono ritenuti responsabili della Pandemia Silenziosa, che si esplica in vari danni neuropsichici e comportamentali nell’infanzia, dal deficit di attenzione, all’autismo, fino alla riduzione del quoziente intellettivo (QI). Essi sono associati all’insorgenza di tumori del sangue come leucemie, linfomi e mielomi oltre all’aumento del rischio di cancro alla prostata, soprattutto in chi subisce un’esposizione diretta o professionale. Sono anche responsabili del manifestarsi di malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson e tumori al cervello e agli apparati riproduttivi, nello specifico negli agricoltori e negli operatori del settore primario; anche l’aumento sull’intera popolazione di melanomi, in genere, associati all’esposizione ai raggi solari, sembra essere amplificato dal contatto con pesticidi.

E’ preoccupante il fatto che esiste la possibilità di trasmissione delle problematiche alle generazioni successive. Quasi tutti i pesticidi, infatti, sono accomunati dall’essere interferenti endocrini, e quindi possono produrre effetti sull’organismo interessato e sulla progenie.

Gli “endocrin disruptors” (EDC), ovvero “interferenti” o “disturbatori endocrini”, sono un gruppo eterogeneo di sostanze caratterizzate dalla capacità di interferire attraverso svariati meccanismi (recettore-mediati, metabolici, ecc.) con il funzionamento del sistema endocrino, soprattutto con l’omeostasi degli steroidi sessuali e della tiroide. Queste sostanze possono non solo esplicare effetti negativi sull’individuo esposto, ma, agire sulle stesse cellule germinali, determinando alterazioni che si trasmettono alle generazioni successive attraverso modificazioni di tipo epigenetico. Inoltre tali effetti si manifestano spesso tardivamente (anche dopo decenni) e variano non solo in base alla durata, al tipo di sostanza e alla loro quantità, ma anche a seconda del momento in cui avviene l’esposizione. Gravidanza, allattamento, vita fetale, infanzia e pubertà sono momenti cruciali, “finestre espositive”, in cui il contatto con tali agenti può comportare effetti particolarmente gravi.

In sintesi i principali danni per la salute umana per esposizione a tali sostanze sono stati identificati in:

  • diminuzione fertilità maschile,
  • abortività spontanea, endometriosi, gravidanza extrauterina, parto pre-termine,
  • disturbi autoimmuni,
  • aumentato rischio di criptorchidismo e ipospadia,
  • diabete/alcune forme di obesità,
  • aumentato rischio di tumori,
  • deficit cognitivi e disturbi comportamentali, patologie neurodegenerative,
  • disfunzioni ormonali (specie alla tiroide)
  • sviluppo puberale precoce.

Principali gruppi di pesticidi con azione di “endocrine disruptors”

  • Insetticidi clorurati (lindano, dieldrin),
  • Fungicidi (vinclozolin, linorun),
  • Trazoli (ciproconazolo),
  • Imidazoli (imizaloil),
  • Triazine (atrazina, simazina),
  • Etilene bisditiocarbammatil (mancozeb),
  • Coformulanti (alchifenoli).

Oltre a svolgere il ruolo negativo di “endocrine disruptors” è ormai assodato che molti di questi agenti hanno anche una azione mutagena e cancerogena e numerosissimi sono i tipi di cancro messi in relazione col loro uso per esposizioni professionali, ma non solo.

[1] Pesticidi: una pandemia silenziosa - Il lato oscuro della chimica verde, di E. de Rysky - Revisione: E. Alessi, F. Ferroni, I. Pratesi, 2022 - https://www.wwf.it/uploads/Report-Pesticidi-salute-2022.pdf

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere

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