Discussione
Pur con i dovuti benefici per la grandezza del campione esaminato (468 ragazzi) e per talune incongruenze riscontrate, attribuibili essenzialmente alla giovane età degli studenti intervistati, l’indagine epidemiologica avviata dal Centro Ricerche Oncologiche di Mercogliano (AV), realizzata su un campione comunque rappresentativo della popolazione giovanile, consente di affermare che il baianese costituisce un territorio essenzialmente sano, ancora, per fortuna, poco contaminato dal bombardamento di messaggi errati e distorti che quotidianamente i mass media lanciano sulle spinte commerciali. Gran parte dei valori fondanti l’alimentazione tipo Mediterranea sono conservati, anche se non mancano segnali di allarme che inducono ad una vigilanza attenta e partecipe, ad interventi ove necessario. Il fatto poi che tali segnali siano più evidenti nei ragazzi delle terze classi, ovvero più grandi, che si trovano ad affrontare le problematiche puberali, suggerisce che è proprio dalle Scuole Medie che bisogna iniziare per avviare programmi educativi alla corretta alimentazione ed ai corretti stili di vita.
In conclusione, il baianese tipo è un ragazzo sano, che
- è rispettoso delle tradizioni e dei valori della famiglia, ritiene che il pasto sia un momento sociale importante, per cui preferisce consumare i pasti in casa, a tavola, più che fuori nei fast food;
- dà importanza alla colazione come agli altri pasti della giornata. La sua colazione tipo è a base di latte, che garantisce il giusto apporto nutritivo essendo un alimento completo, associato a biscotti, e con l’aggiunta di caffè (che sarebbe preferibile non usare a quest’età, anche se il suo uso è preferito dai ragazzi “più grandicelli”) o cacao;
- non disdegna far qualche spuntino nel corso della giornata – anche se, purtroppo, quel che trova più disponibili sono le merendine o crackers -, e mangiare qualche snack, preferibilmente dolce dopo cena; pochi consumano frutta fresca come necessario (solo 1,15%);
- non ama le bibite gasate;
- dice di praticare qualche sport, anche se circa il 50% dei ragazzi dopo pranzo si mette immediatamente a guardare la TV;
- ha un buon rapporto con se stesso, dal momento che il proprio profilo ideale non si discosta dal reale.
Spunti di riflessione sono costituiti, in primo luogo, dalla carenza, da parte dei ragazzi, dei concetti nutrizionali di base e sui rischi correlati a lungo termine alla sedentarietà e ad una non corretta alimentazione. Ciò potrebbe spiegare perché molti ragazzi, più che ragazze, siano in sovrappeso. Certo è che in questi casi l’attività sportiva pur dichiarata non è sufficiente a far consumare le calorie in eccesso introitate. Questi dati non si discostano molto da quelli del Ministero della Salute, secondo i quali in Italia vi sarebbe una prevalenza (36%) di persone in sovrappeso/obesi la più elevata d’Europa. Nelle regioni meridionali la prevalenza dell’obesità risulterebbe più elevata soprattutto nei maschi rispetto alle femmine. E’ vero che s’impara da bambini, ma questi, soprattutto se in età adolescenziale, non vanno lasciati liberi di mangiare come e quanto vogliono perché possono incorrere in errori dannosi per la loro salute anche in futuro, ma vanno educati perché maturino una propria consapevolezza su ciò che fa bene o male alla salute, imparino a distinguere comportamenti corretti in tema di alimentazione, ad avere un rapporto sano ed equilibrato con il cibo. Altresì i ragazzi vanno educati perché imparino a difendersi dalla pressante quanto subdola comunicazione commerciale, a fuggire dalle suggestioni pubblicitarie e dalle mode, a saper semplicemente leggere le etichette poste sugli alimenti, riappropriarsi della cultura alimentare tradizionale attraverso la salvaguardia dei prodotti della propria terra garantiti dalla tracciabilità della filiera.
I risultati di un’altra indagine promossa dal Ministero della Salute indicano che all’età di 9 anni in città campione di Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Campania, Puglia e Calabria il 23,90% dei bambini è in soprappeso ed il 13,6% è obeso. Anche questa indagine conferma la più elevata prevalenza di obesità nelle regioni del sud (16% a Napoli) rispetto al nord (6,9% a Lodi).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, sulla base dei dati ISTAT, ha lanciato un allarme in quanto il 20% dei nostri bambini è in grave soprappeso mentre il 4% è obeso. Il campione d’analisi, riguarda bambini e adolescenti in età compresa tra i 6 e i 17 anni, anche se il problema è risultato più frequente tra il sesto e il tredicesimo anno d ‘età. A livello nazionale la Regione che detiene il primato con il 36% di giovanissimi obesi in notevole soprappeso è la Campania, seguita dalla Calabria con il 27%, la Sicilia con il 26,8%, la Puglia con il 26%. Andando verso nord i valori diminuiscono fortemente fino ad arrivare alla valle d’Aosta che detiene il valore più basso: 14,3%.
Nella consapevolezza di quanto su riportato, il Ministero dell’Istruzione ha recentemente varato il progetto sperimentale “Scuola e Cibo” per introdurre l’educazione alimentare a scuola come materia interdisciplinare tra diverse materie (scientifiche, storico-geografiche, cittadinanza e costituzione). La prima fase del progetto prevede la realizzazione di un progetto pilota per l’anno scolastico 2009-2010, rivolto alla scuola primaria coinvolgendo 2mila alunni di 15 scuole elementari. Nella seconda fase sarà gradualmente esteso a tutte le scuole elementari e solo in seguito riguarderà le scuole secondarie di I e II grado. Ogni anno inoltre si svolgerà nelle scuole la “Giornata Aperta” dedicata ai temi dell’educazione alimentare. Tra le numerose iniziative proposte i distributori automatici posti nei corridoi delle scuole che distribuiranno frutta fresca e verdura da consumare nelle pause e durante la ricreazione, educazione fisica già all’elementari per un corretto stile di vita. Nell’ora di cittadinanza e costituzione, inoltre, l’insegnante parlerà di corretta alimentazione e del controllo del peso corporeo. Vi sarà inoltre la distribuzione di opuscoli informativi per una alimentazione sana con attività educative, creative e divertenti, in grado di catturare la loro attenzione, promuovere una nuova cultura del cibo, legare possibilmente consapevolezza dei prodotti del territorio alla tutela della salute, prestare maggiore attenzione al peso corporeo.
I risultati ottenuti dalla nostra indagine contrastano chiaramente con quanto recentemente riportato dalla stampa (Adnkronos Salute del 21 maggio 2009), che ha affermato che almeno il 30% dei bambini italiani salta la colazione, e molti altri si limitano a prendere rapidamente qualcosa al bar insieme a mamma o papà. Una cattiva abitudine, perché se la colazione è un pasto importante per gli adulti, lo è ancor di più per i bambini. Non a caso si è visto che i bimbi obesi sono fra quelli che saltano più spesso la prima colazione. … Per essere degna di questo nome però, avverte Giovannini, la colazione deve essere fatta bene: seduti a tavola e senza fretta. … una colazione corretta deve contenere una quantità pari al 20% dell’introito calorico giornaliero. Inoltre deve essere nutriente, bilanciata e non troppo ricca di zuccheri semplici; deve però essere anche golosa, ma senza esagerare.
I ragazzi baianesi sconfessano anche i dati emersi da un’indagine osservazionale condotta su 2.193 soggetti in età pediatrica dall’Osservatorio nutrizionale e sugli stili di vita Grana Padano (OGP), secondo cui paradossalmente nelle regioni del Sud la dieta mediterranea sia poco seguita. Peggio di loro fa solo il Nord Ovest. Secondo tali dati un italiano su quattro assume la maggior parte del suo apporto calorico da alimenti non “mediterranei”. Bambini e adolescenti rappresentano in assoluto la fascia di età in cui l’adesione alla dieta mediterranea è minore, seguiti dalle donne che, seppure di misura, adottano uno stile alimentare più mediterraneo rispetto a quello maschile, mentre i più virtuosi sono gli “over-60”.
Nei Paesi a più elevato tenore socio-economico l’obesità essenziale rappresenta il “problema nutrizionale”. In Italia – come ha spiegato il ministro Fazio – sono almeno 3 milioni le persone tra i 13 e i 35 anni che soffrono di disturbi alimentari. E la soglia d’età si sta ulteriormente abbassando, arrivando a coinvolgere bambini di dieci anni. E il fenomeno che finora è stato maggiormente femminile, comincia a diffondersi anche nell’universo maschile. Sono disturbi che insorgono in giovane età e tendono a cronicizzarsi, creando seri problemi di salute pubblica, una vera e propria epidemia sociale.
I dati sopra accennati vanno confrontati con
- un’indagine del Comitato provinciale di Milano del Coni condotta su circa 20mila bambini e presentata in occasione della 10′ edizione della Danone Nations Cup, torneo di calcio riservato ai giovanissimi, e secondo la quale il 41% dei bambini (il 52% a Milano e provincia) sono risultati sovrappeso, divisi tra 9% obesi e 32% in “semplice” sovrappeso;
- un’indagine condotta dall’Istituto Affari Sociali (novembre 2008), secondo la quale ben il 27,7% dei ragazzi è in sovrappeso; il problema è presente più fra i maschi (30,5% di obesi) rispetto alle femmine (25%) e la diffusione dei casi di obesità è maggiore al Sud con il 34%, a fronte del 27% al Centro e del 19,1% al Nord;
- un’indagine (“Okkio alla salute”) condotta dal ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali e coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, su circa 46mila bambini di 2.610 scuole elementari, secondo cui sono a rischio obesità più di 1 bambino italiano su 3. Quelli con maggiori problemi di peso vivono al Sud: il tasso di obesità in Campania è del 21% (+28% sovrappeso) contro una media nazionale del 12%. Al contrario la regione dove il problema si riscontra con minore intensità à la Valle d’Aosta che presenta una percentuale di bambini in sovrappeso di appena il 23% (17% sovrappeso e 6% obesi). Obesità e sovrappeso dei bambini sono spesso connessi agli stili di vita. Dall’indagine risulta che l’11% dei bambini non fa colazione, il 28% non la fa in maniera adeguata, l’82% fa una merenda di metà mattina troppo abbondante e il 23% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura. Inoltre, un bambino su 4 non ha svolto attività fisica nel giorno precedente all’indagine, solo uno su 10 fa attività fisica in modo adeguato per la sua età (almeno un’ora al giorno) e un bambino su 4 guarda la televisione per 4 ore o più al giorno; uno su 2 ha addirittura la televisione in camera. Le famiglie, poi, sembrano sottovalutare il problema: infatti, 4 madri su 10 di bambini sovrappeso o obesi non ritengono che il proprio figlio abbia un peso eccessivo rispetto all’altezza e molti genitori sembrano sottovalutare la quantità di cibo assunta dai propri figli;
- una ricerca condotta dalla Seconda Università degli Studi di Napoli che, fotografando la situazione nazionale, ha avviato un progetto di prevenzione denominato Nice (Notizie generali, Impegno alla prevenzione, Cibo, Educazione allo sport), secondo la quale la regione Campania, con uno su tre in sovrappeso o obeso, ha il maggior numero di adolescenti a rischio di obesità e diabete di tipo 2. La ricerca, che cita dati Censis-Inran 2000-2005, mostra che a Napoli il 28,4% dei ragazzi è in sovrappeso e il 22,3% è obeso, mentre è in sovrappeso il 34,2% delle ragazze adolescenti e il 17,9% sono obese. Seguono, dopo Napoli, Roma e Brindisi. Il progetto Nice ha coinvolto 8.652 studenti campani di 48 istituti delle scuole superiori;
- con quanto pubblicato da La Repubblica del 24 aprile 2009 (pagina 11, sezione: NAPOLI – per la “Giornata di studio su alimentazione e stili di vita” promossa dall’Assessorato regionale all’Agricoltura e alle Attività produttive, dall’Arsan, l’Agenzia Sanitaria Regionale, dagli Assessorati alla Sanità e alle Politiche sociali e dalla Direzione scolastica regionale), che afferma che “sono in Campania i bambini più grassi d’ Europa. Qui oltre il 20% dei ragazzini è obeso, il 28% è comunque sovrappeso. La metà dei nostri bambini – contro una media europea del 30 ed italiana del 36 per cento – ha dunque superato la soglia di peso oltre la quale i pediatri ed i medici in generale suonano l’allarme. Anche perché i chili di troppo, in età adolescenziale, non si perdono facilmente con la crescita. E ogni chilo di troppo rappresenta una minaccia allo stato di salute generale dell’individuo, ed un peso, dunque, per il servizio sanitario nazionale. … In Italia .. un adulto su 3 è in sovrappeso, uno su 10 è obeso. Mentre tra i bambini dagli 8 anni in su le statistiche parlano di un quarto in sovrappeso e del 12 per cento colpito da obesità.
- Dati che crescono spaventosamente in Campania: qui il 28 per cento dei bambini è in sovrappeso, il 21 per cento è addirittura obeso. E nella stragrande maggioranza dei casi chi è in sovrappeso a 12 anni lo sarà per il resto della vita (il 25 per cento dei bambini di 6 anni e il 75 per cento dei dodicenni non riusciranno a liberarsi più del problema). È dunque qui – e presto – che bisogna concentrare l’attenzione sul problema, «attuando programmi, interventi e politiche di contrasto … che possano aiutare bambini ed adulti a mangiar sano e a mantenersi attivi».
Obiettivo finale del progetto AliMentAzione per il BenEssere (AMAxBenE)
Partendo dalle continue evidenze che gli Italiani si stanno man mano allontanando dai salutari stili di vita alla base dell’alimentazione di tipo mediterraneo, diventando sempre più grassi e poco propensi alle attività sportive, il progetto si propone di
- promuovere l’adozione di corretti stili di vita attraverso l’educazione alla salute, percepita come risorsa della vita, valore da tutelare se si vuol raggiungere il pieno ben-essere (psico-fisico-sociale-economico) dell’individuo e della collettività
- formare la volontà del singolo per determinare in ciascuno una propensione interiorizzata e stabilizzata ad operare scelte consapevolmente indirizzate ad un benessere sostenibile
- predisporre percorsi educativi che, attraverso la conoscenza (sapere) inducano comportamenti (saper fare) coerenti con un modello di vita improntato al ben-essere globale della persona (saper essere) e capace di preservare lo stato di buona salute/BenEssere acquisito (saper gestire)
- migliorare lo stato di conoscenza circa gli alimenti tipici, che caratterizzano la Dieta Mediterranea, e di conseguenza migliorare lo stato di nutrizione della popolazione e promuovere la buona salute;
- rendere esplicita, e quindi fruibile dai più, la conoscenza tacita ed implicita acquisita nel tempo, e che ha portato alla validazione, universalmente riconosciuta della dieta mediterranea;
- far acquisire una maggiore consapevolezza circa i principi fondamentali sugli alimenti, su come gli stessi operano per assicurare e tutelare la salute, nonché sui nuovi concetti di valore, qualità globale, sicurezza, igiene ed elaborazione degli alimenti;
- creare una nuova cultura del cibo, visto non più, o meglio, non solo come nutrimento indispensabile per tener in vita l’essere, ma come insieme di elementi essenziali per assicurare l’omeostasi dell’organismo affinché quest’ultimo, stando in buona salute, possa proficuamente compiere il corso della vita.
- Volendo trovare un obiettivo finale del presente programma, questo potrebbe essere così riassunto: promuovere programmi per la salute che prevedano modifiche comportamentali secondo l’etica del giusto equilibrio tra il rispetto del diritto individuale alla libera scelta ed il dovere della società di promuovere la salute della popolazione.
Metodologia
Per conseguire tali obiettivi, una tematica da tempo a tutti nota, quale quella riguardante gli stretti rapporti tra alimentazione tipo mediterraneo e salute, viene affrontata in maniera globale e del tutto innovativa, perché:
- inverte di 180° la tipologia di approccio;
- mette insieme tutta la filiera, da chi produce Conoscenza al fruitore finale;
- impiega modelli innovativi di organizzazione e nuovi canali di informazione, bidirezionali ed interattivi;
- attua un fare formativo dinamico (metodologia Co.Ge.Re.Ge.).
In effetti, diversamente da tutti gli altri progetti avviati sull’argomento, che si basano sul riscontro epidemiologico per affermare la bontà della “dieta mediterranea” rispetto ad altri regimi alimentari, il presente progetto cerca di spiegare il perché, partendo dai singoli elementi della dieta, i così detti nutrienti, di cui vengono definite proprietà e, soprattutto, effetti nella interazione con i networks cellulari ed umorali che condizionano la risposta dell’organismo alle noxae; l’insieme delle conoscenze viene finalizzato a disegnare linee guida di pratica attuazione perché il cittadino adotti opportuni stili di vita. Ove necessario i nutrienti verranno utilizzati come veri e propri “farmaci” diretti sia verso bersagli specifici (target therapy) (vedi controllo della crescita neoplastica mediante deprivazione selettiva di nutrienti essenziali) sia per correggere ed integrare eventuali stati carenziali determinati da diete o terapie inconsulte, insufficiente o discriminata introduzione o nutrizione selettiva.
La Dieta Mediterranea è in effetti la risultante di un lungo e in gran parte sconosciuto processo culturale che ha portato le popolazioni che si affacciano sul Mediterraneo alla definizione del regime alimentare che meglio sembra adattarsi alle esigenze del corpo umano. II presente progetto si prefigge pertanto lo scopo di rendere esplicita, e quindi fruibile dai più, la conoscenza tacita e implicita acquisita nel tempo seguendo un approccio rigorosamente scientifico.
Si parla di FormAzione per specificare che l’azione non va ricondotta alla sola dimensione del sistema di conoscenze, o a quella del sistema di competenze professionali, ma va estesa all’ambito più propriamente personale riguardante il sistema di comprensione/ costruzione della realtà, gli atteggiamenti, la struttura/mappa di organizzazione del rapporto individuo:realtà esterna.
Livelli formativi
- “Sapere“, riguarda la conoscenza teorica: l’esigenza di dotare gli allievi di un adeguato bagaglio di nozioni e di concetti e fornire il quadro di riferimento in cui inserire il proprio operare (cultura)
- buona conoscenza del paradigma di riferimento, nonché della specifica metodologia scelta
- costante disponibilità all’ampliamento delle proprie conoscenze
- “Saper fare” è la pratica: valorizzare le capacità intellettuali e pratiche necessarie per affrontare ogni sorta di problema (esperienza)
- abilità che si sviluppano attraverso simulazioni e tanto esercizio
- “Saper essere” riguarda la capacità di conoscere bene se stesso, prima di tutto (capacità)
- sviluppare doti di introspezione
- acquisire una buona dimestichezza con le problematiche personali ancora irrisolte, per trasformare il potenziale, proprio e acquisito, in un buon e sensibile professionista (umanizzazione delle relazioni con sé e con gli altri)
- “Sapere gestire” ovvero acquisire adeguate capacità manageriali e relazionali
Di qui la necessità di affrontare la problematica facendo riferimento, secondo la moderna pedagogia medica di sviluppo/apprendimento dell’individuo, alla specifica declinazione del “modello CO.GE.RE.GE.”
- sapere conoscenza (ambito Cognitivo)
- saper fare capacità (ambito GEstuale)
- saper essere comportamenti (ambito Relazionale)
- saper gestire competenza (ambito GEstionale)
rispetto al quale viene definita e progettata l’azione di formazione.
Il titolo dato al programma [AliMenti Azioni per il BenEssere (AMAxBenE)] vuol significare proprio questo: usare la mente e le conoscenze acquisite, scientificamente provate, per governare il proprio agire ed assumere comportamenti e stili di vita consoni al proprio essere.
Sinteticamente, la formazione dovrà essere trasversale ed integrata, e dovrà prevedere un bilanciamento tra sapere teorico e sapere pratico. L’apprendimento dovrà essere finalizzato al cambiamento (metodologia scientifica del sapere critico) con adeguamento dei livelli formativi alla variabilità delle patologie prevalenti ed emergenti, diversificato sulla base delle esigenze (formazione di base comune, formazione specialistica per specifici obiettivi, formazione di figure professionali integrate, formazione alle relazioni di cura e della comunicazione).
Attività
Partendo dalla definizione che l’OMS e la FAO danno di educazione alimentare intesa come “processo educativo ed informativo per mezzo del quale si persegue il generale miglioramento della stato nutrizionale degli individui attraverso la promozione di adeguate abitudini alimentari, l’eliminazione di comportamenti alimentari non soddisfacenti, l’utilizzazione di manipolazioni più igieniche degli alimenti ed efficiente utilizzo delle risorse alimentari”, il percorso è strutturato per conseguire specifiche finalità fra cui:
- Allargare la fruibilità e la conoscenza e l’affezione verso la cultura del cibo al maggior numero possibile di utenti;
- Stimolare l’acquisizione di competenze di base nel campo della alimentazione e salute
- Diffondere conoscenze sui prodotti agro alimentari – luoghi e tecniche di produzione presenti sul territorio
- Avviare i ragazzi ad acquisire strumenti di analisi che permettano loro di avvicinarsi alle problematiche dell’ambiente affrontate in modo aperto e critico
- Determinare nei giovani motivazioni tali da modificare i comportamenti alimentari non corretti
- Sensibilizzare alla tutela dell’ambiente
- Fornire informazioni sufficienti e capacità di utilizzarle per acquisire coscienza critica riguardo ai problemi della nutrizione e della salute
Il regime alimentare sta assumendo sempre più un ruolo determinante per lo stato di salute degli individui e delle comunità. Ciò è ancor più vero oggi dove a governare la spesa alimentare quotidiana non sono certo i contenuti salutistici.
La corretta alimentazione è di rilevante importanza per il benessere sia dei cittadini sani che di quelli malati.
L’impatto dell’alimentazione in termini di rischio di malattie croniche può essere in qualche modo quantificato.
Le patologie con maggiore impatto e che lasciano maggior spazio alla prevenzione sono in Italia, come nella maggior parte dei Paesi industrializzati, l’obesità, i disturbi del comportamento alimentare, il diabete non insulino-dipendente, alcune malattie del sistema cardiocircolatorio, alcuni tumori, l’osteoporosi, i disordini causati da carenza di iodio, le anemie nutrizionali e, in particolare, quella da carenza di ferro, la carie dentaria, la cirrosi epatica, e infine le allergie e le intolleranze alimentari.
E’ importante fare una stima dei costi sociali diretti e indiretti di queste malattie ed analizzarne gli andamenti spazio-temporali per poter stabilire delle priorità per la salute pubblica. Quest’analisi va fatta parallelamente all’analisi della composizione della dieta italiana derivata dai dati di consumi alimentari. Dal dopoguerra ai nostri giorni, l’alimentazione si è andata via via arricchendo sul piano nutrizionale, ma anche modificando sostanzialmente su quello strutturale. E ciò in seguito alle variazioni nel consumo di singoli alimenti o gruppi di alimenti, variazioni di direzione ed intensità differenziate, nei decenni che si sono susseguiti. Fra le varie determinanti dei più recenti comportamenti di consumo degli italiani, sembrano essere maggiormente influenti quelle ispirate da un corretto rapporto alimentazione-salute. D’altro canto, le tendenze di consumo osservate nelle varie zone del Paese, connotate in passato da tradizioni alimentari fortemente diverse, portano ad omologare in misura sempre maggiore i modelli alimentari territoriali, con ovvie ricadute sullo stato nutrizionale della popolazione (per esempio abbandono del modello alimentare mediterraneo). Oltre al quadro nutrizionale, viene presentato un quadro dei problemi di salute legati all’igiene degli alimenti e cioè alla loro sicurezza. La tipologia degli alimenti oggi presenti nel nostro Paese è estremamente ricca e articolata. Le problematiche legate al loro consumo sono varie, includendo i contaminanti biologici, le tecnologie di irraggiamento, i contaminanti chimici (residui di fitofarmaci, residui di farmaci veterinari, metalli…), gli additivi alimentari, gli organismi geneticamente modificati e non ultimo le modalità di utilizzo degli alimenti.
E’ stato chiaramente dimostrato[1] come sia possibile perdere peso se si adottano corretti stili di vita quali, in estrema sintesi:
- bere meno bibite gasate
- incrementare il livello di attività fisica
- controllare il peso
- seguire una dieta a elevato contenuto proteico
- passare meno tempo davanti alla Tv.
[1] Boutelle KN, Libbey H, Neumark-Sztainer D, Story M. Weight control strategies of overweight adolescents who successfully lost weight. J Am Diet Assoc. 2009 Dec;109(12):2029-35