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Papavero da oppio | Papaver somniferum

Il papavero da oppio è una pianta a fiore (angiosperma) originario della Turchia e appartenente alla famiglia Papaveraceae.

Il nome generico deriva dall’arabo “papámbele” a sua volta derivato dal sanscrito “papavira” o “papavara” (succo nocivo); l’ipotesi di derivazione dal celtico “papa” (pappa per bambini per conciliarne il sonno) sembra insostenibile; il nome specifico si riferisce ai ben noti effetti degli oppiacei. Il nome scientifico ne sottolinea le proprietà psicolettiche dovute all’azione di vari alcaloidi, principalmente la morfina, presenti nell’oppio grezzo, una sostanza lattiginosa secreta dalla tipica capsula seminifera che caratterizza il genere Papaver.

Il papavero da oppio è una pianta erbacea, a ciclo annuale, con radice a fittone e fusto eretto, poco ramificato, di altezza generalmente non superiore ai 150 cm. Le foglie sono semplici, isolate, prive di stipole, divise o laciniate. I fiori sono grandi (anche 10 cm di larghezza) formati da due sepali che cadono quando si aprono i 4 petali di colore dal bianco, al rosa al lillà ed in alcune varietà con una macchia violacea alla base. Si trovano alla sommità dello stelo, isolati, ermafroditi, sprovvisti di nettare (caratteristica di tutte le Papaveraceae) di conseguenza l’impollinazione avviene tramite gli insetti che sono attirati dai colori vivaci dei fiori e non dal nettare. I frutti sono delle capsule ovoidali che contengono i semi che si diffondono in seguito a forti scosse di vento perché i pori si trovano nella parte alta della capsula che una volta matura, non si piega.

La parte della pianta dalla quale si estrae la droga sono proprio i frutti in quanto hanno le pareti ricche di un latice biancastro che contiene gli alcaloidi dai quali si estrae l’oppio mentre i semi ne sono sprovvisti.

Ci sono diverse varietà di Papaver somniferum e quella usata per ottenere l’oppio è Papaver somniferum varietà album mentre le altre varietà, sono utilizzate come piante ornamentali.

La coltivazione nell’Europa meridionale è comprovata sin dal Neolitico; vi sono testi in cuneiforme risalenti al 4000 a.C che citano la specie come pianta medicinale; nell’antica Grecia la capsula del papavero da oppio era il simbolo di Morfeo, il dio dei sogni, di Nyx, la dea della notte, e di Thanatos, il dio della morte; il termine stesso “oppio” deriva dal greco “opos” (succo). Nell’impero romano la pianta era ampiamente utilizzata come farmaco, ma a partire dal medioevo la coltura venne scoraggiata e riapparve solo grazie all’influenza della medicina Araba.

Del papavero da oppio si utilizzano i frutti ancora verdi dai quali mediante incisioni si fa fuoriuscire il latice che viene poi raccolto e variamente lavorato. Si ottengono così diversi alcaloidi tra cui:

  • La morfina viene utilizzata in medicina come potente analgesico per il dolore acuto e cronico ed è il prodotto più usato in campo medico nella terapia del dolore. La morfina rappresenta circa il 9-16% in peso dell’oppio.
  • Papaverina. La papaverina ha effetti minimi sui centri del dolore e viene usata come sedativo della muscolatura liscia: delle arterie, dei visceri e dell’utero. Viene anche usata nei casi di coliche nefritiche ed epatiche, come vasodilatatore nei casi di insufficienza circolatoria cerebrale. La papaverina rappresenta circa lo 0,5 – 2,5% in peso dell’oppio.
  • Codeina. La codeina ha effetti sedativi e viene ottenuta prevalentemente tramite metilazione della morfina. La codeina in dosi terapeutiche ha un effetto dieci volte meno potente della morfina e viene usata come sedativo della tosse. La codeina rappresenta circa lo 0,8 -2,5 in peso % dell’oppio.

Altre sostanze che si ottengono dal papavero da oppio, utilizzate come droghe sono:

  • L’oppio si ricava dalle capsule acerbe non ancora mature del papaver somniferum mediante incisione in conseguenza della quale si ha la fuoriuscita del latice sotto forma di gocce che vengono raccolte. Si ottengono quindi dei pani di colore scuro e più o meno duri a seconda del metodo di confezionamento e della zona di origine. L’oppio è una vera e propria droga ed ha la caratteristica di provocare una sensazione di euforia, di benessere, di distacco dalla realtà e di ridurre la sensibilità al dolore, all’ansia e allo stress in quanto agisce sul sistema nervoso centrale con meccanismi del tutto simili alle endorfine. Provoca dipendenza, per cui una volta cessato l’effetto si hanno crisi di astinenza. Una dose elevata provoca un sonno pesante, ma una vera overdose può provocare la morte.
  • Eroina. L’eroina (diacetilmorfina) è una sostanza semisintetica (in parte ottenuta in laboratorio) che si ottiene dalla morfina estratta dall’oppio mediante trattamento con anidride acetica. Ha l’aspetto di una polvere molto fine, bianca, bruna o rossastra a seconda della purezza.
  • Tebaina. La tebaina è uno dei numerosi alcaloidi contenuti nell’oppio, chimicamente prossimo a morfina e codeina ma più tossico, e viene utilizzato principalmente per creare derivati sintetici quali ossicodone, naloxone (antagonizzante dei recettori oppioidi), buprenorfina ed etorfina. Non è possibile utilizzarla per la terapia antalgica e neppure come bechico (azione calmante della tosse) perché ha un effetto altamente convulsivante simile alla stricnina, sicché non presenta alcun uso terapeutico. Il suo nome deriva dalla città egizia di Tebe, uno dei centri antichi del commercio di oppio.
  • Noscapina. La noscapina è un antitussivo centrale con scarsa attività narcotica. L’effetto antitussivo sembra mediato dalla sua capacità di agire quale agonista dei recettori sigma (σ). Diversi studi, condotti anche in vivo, hanno dimostrato l’efficacia antitumorale della noscapina nei confronti di diversi tipi di carcinomi. Sembra che la noscapina leghi la tubulina alterandone la conformazione impedendo in tal modo l’assemblaggio dei microtubuli nella cellula bloccandone la duplicazione e favorendo in qualche modo l’apoptosi.

Per quanto attiene gli usi in cucina, i semi, a basso contenuto di alcaloidi, sono comunemente utilizzati nella cucina di culture diverse, da quella indiana (entrano nella preparazione del curry) a quella delle Alpi (ove vengono usati ad esempio per aromatizzare il pane); da essi si ricava anche un olio commestibile.

La specie viene spesso coltivata anche a scopo ornamentale o per la produzione dei semi commestibili (soprattutto sulle Alpi).

In Italia è vietata l’estrazione degli alcaloidi, ma è permesso coltivare un piccolo numero di esemplari a scopo ornamentale. Australia, Turchia e India sono i maggiori produttori di papavero per scopi medicinali, mentre in Afghanistan la specie viene coltivata estesamente per la produzione illegale di droga.

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere

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