Dal Mondo Vegetale

Morella | Solanum nigrum L.

La morella comune (nome scientifico Solanum nigrum Carl von Linné, 1753) è una pianta erbacea annuale o perenne della famiglia delle Solanaceae e può essere infestante.

E’ una pianta con radice a fittone, fusti a due striature longitudinali, angolosi e alti sino a 80 cm.; le foglie sono alterne, ovali, intere o marginate, con denti radi; i piccoli fiori sono riuniti all’ascella delle foglie, hanno calice conico, corolla a 5 petali appuntiti di colore bianco con antere gialle riunite a cono. I frutti sono bacche globose, prima verdi, poi nere, piene di minuscoli semi.

Il nome generico (sōlānum) deriva da sōlāmĕn (= consolazione, conforto), ovvero sōlor (= consolare, alleviare) e deriva dalle proprietà medicamentose e sedative di alcune specie di questo genere. L’epiteto specifico deriva ovviamente dal colore delle bacche. Il binomio scientifico della pianta di questa scheda è stato definito nel 1753 da Carlo Linneo (Råshult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi.

In lingua tedesca questa pianta si chiama schwarzer Nachtschatten (= ombra notturna nera); in francese si chiama Morelle noire; in inglese si chiama Black Nightshade (= ombra notturna nera).

 

E’ una pianta tossica come tutte le solanacee; le foglie e i frutti in particolare contengono dei glucoalcaloidi tossici come la solanina (glucoalcaloide risultante dalla combinazione di un tri-saccaride con solanidina). Altre sostanze contenute nella pianta sono: tropeina, rutina, tannino, diversi eterosidi, asperagina, fitosterina e diversi grassi acidi.

Ai preparati ricavati soprattutto dalle parti fiorite della pianta vengono attribuite proprietà analgesiche (attenuanti il dolore), sedative (calmanti stati nervosi o dolorosi in eccesso), antispasmodiche (attenuanti gli spasmi muscolari, e rilassanti anche del sistema nervoso), emollienti, diuretiche e febbrifughe (abbassanti la temperatura corporea); alcuni composti sono usati in dermatologia. Possono essere anche lievemente narcotici (sembra infatti che insieme ad altre erbe sia stata una delle prime sostanze usate per addormentare i pazienti durante gli interventi chirurgici.).

In gastronomia, si sconsiglia l’uso alimentare in quanto pianta generalmente tossica anche se la sua effettiva tossicità viene a volte messa in discussione. Un tempo in Europa si consumavano le foglie, ma anche i frutti (ora non più). In realtà grazie al grande polimorfismo di questa pianta, in America, si è riuscito a creare una varietà (chiamata Garden Huckliberry) non tossica, i cui frutti sono usati in cucina per ricavarne conserve e dolciumi. Questo dimostra che la tossicità di questa pianta è anch’essa un aspetto variabile e dipende dalle zone e dalla sottospecie. Sono eduli invece le bacche di certi ceppi che crescono in India; queste profumano di pomodoro. Anche in Etiopia le bacche mature vengono normalmente mangiate dai ragazzini.

La morella è conosciuta e usata fin dall’antichità. Era uno dei tanti componenti dell’«unguento populeo» consigliato solo per uso esterno data la sua velenosità (specialmente per le periartriti e per l’azione antalgica locale). Sempre anticamente le foglie venivano usate contro le ustioni.

In Puglia e in sud Italia, viene spesso chiamata “pomodoro delle serpi”, poiché molti rettili (sauri e testuggini, per l’esattezza) si cibano volentieri delle bacche mature, che hanno evidentemente una bassa concentrazione di principi attivi potenzialmente tossici, oppure non esercitano la loro azione a causa della diversa fisiologia di questi animali.

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere

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