Dal Mondo Vegetale

Gelso | Morus alba, M. nigra, L. 1756

L’albero di gelso è un albero deciduo appartenente alla famiglia delle Moracee (genere Morus); originario della Cina settentrionale e della Corea, fu scoperto da Marco Polo nel 1271 in Cina, nella sua nota spedizione commerciale. Nell’antica Cina il Gelso Bianco era importante non solo per la produzione del pregiato tessuto. Infatti le bacche di gelso erano utilizzate nella medicina tradizionale cinese per curare patologie e infezioni del cavo orale, delle vie urinarie e dell’apparato gastro intestinale. Si tratta di una pianta in parte dimenticata che non viene più coltivata come un tempo, né a scopo ornamentale, né per i frutti e tanto meno per la bachicoltura tranne che in alcune zone del mondo. Eppure, non troppo tempo fa, il gelso ha rappresentato per secoli una risorsa di immenso valore.

Grazie alla sua capacità di adattamento, la pianta si è diffusa in tutte le regioni con clima temperato, specie in Italia e Spagna, dove la bachicoltura era particolarmente diffusa fino agli anni cinquanta. Il gelso, infatti, può essere facilmente coltivato sia sotto forma di arbusto di medie dimensioni che di albero ad alto fusto. In genere, le piante più piccole regalano frutti più carnosi e succulenti e sono comunemente chiamati gelsi o more di gelso (molto simili alle more di rovo) che sono anche l’ingrediente-base di una buonissima marmellata.

Coltivato come albero, questa pianta può raggiungere dimensioni ragguardevoli (fino a 15 metri di altezza). Si tratta di un’essenza arborea robusta a foglia caduca, longeva, rustica e adattabile a qualsiasi tipo di terreno. Un tempo, file di gelsi delimitavano i confini dei campi, adornavano i viali o venivano sfruttati per l’ombra delle sue fronte in parchi e giardini.

Tollera bene sia la siccità che il freddo intenso, ma per contenere le dimensioni della chioma occorrono frequenti e drastiche potature. Se la finalità è la produzione di frutti, meglio garantirgli una buona irrigazione durante l’estate e potarne i rami laterali dopo le ultime gelate invernali (fine febbraio/inizio marzo) per stimolare la fruttificazione. L’apparato radicale è robusto, elastico ed espanso. Proprio per queste sue caratteristiche, un tempo era impiegato per contrastare la franosità del terreno.

Ovidio nelle sue “Metamorfosi” narra di una leggenda legata alla storia di due giovani amanti che si incontravano segretamente proprio sotto un grande albero di gelso che sorgeva accanto ad una fonte. Per una triste fatalità, il sangue dei due ragazzi morenti schizzò sui frutti di quella pianta frondosa e da allora le more di gelso si tinsero dell’inconfondibile colore rosso scuro con cui le conosciamo ancora oggi. Questo racconto era così popolare nel Medioevo che perfino Dante lo cita in un passaggio della Divina Commedia (Purgatorio).

I frutti, chiamati impropriamente more di gelso, sono infruttescenze composte formate dall’unione di un frutto vero e proprio, le nucule, e un falso frutto, che costituisce la polpa. Il nome corretto di questa infruttescenza è sorosio (botanicamente un falso frutto) e somiglia ad un piccolo lampone o ad una mora di rovo, ma è più grosso ed allungato. I sorosi hanno forma ovato-arrotondata e lunghezza da 1 a 3 cm. Sono costituiti da tante piccole sferule carnose (drupe) unite tra loro, formate a loro volta da una nucula (frutto vero) ricoperta da un rivestimento polposo, derivato direttamente dal perianzio modificato del fiore femminile che l’ha originata (falso frutto). Queste sferule si fondono tra loro grazie ai rispettivi perianzi che, tramite complesse modifiche fisiologiche, divengono un’unica massa carnosa e succulenta che circonda tutte le varie nucule, formando il sorosio. Il tutto è disposto su uno stelo.

I frutti maturano da maggio a luglio per il gelso bianco e da giugno ad agosto per quello nero. Essendo rapidamente deperibili, si conservano in frigo solo per qualche giorno.

Si tratta di un frutto poco calorico (40 kcal ogni 100 grammi) ricco di vitamine e sali minerali, tra cui ferro, potassio, manganese e magnesio. Tra le vitamine troviamo la vitamina C, vitamine del gruppo B e vitamina K.

Le principali specie conosciute e rinvenibili in Italia e in Europa sono il Gelso bianco (Morus alba), il Gelso nero (Morus nigra), il Gelso rosso (Morus rubra).

Molto simili nell’aspetto, questi tre tipi si distinguono soprattutto per il colore che i frutti assumono a maturazione- Quelli del gelso nero sono molto scuri, più chiari quelli del bianco e rosso vivo nel caso del gelso rosso.

Gelso nero – Come albero da frutto, il gelso nero è quello più utilizzato poiché produce drupe più carnose, abbondanti e succulente. Già nell’antica Grecia e durante l’Impero Romano, il gelso nero era considerato l’albero dai frutti più equilibrati per acidità e dolcezza. Sono ottime mangiate fresche e indicate per produrre confetture e distillati. Il gelso nero viene utilizzato prevalentemente in Sicilia come ingrediente elettivo di confetture e prodotti dolciari. Inoltre, la pianta è ricca di proprietà nutraceutiche impiegate sotto forma di infusi o integratori nel trattamento dell’ipertensione, nella riduzione della glicemia e per contrastare il precoce invecchiamento cutaneo.

Gelso bianco – Il gelso bianco è una varietà originaria delle regioni centrali ed orientali della Cina, dove veniva coltivato per la bachicoltura. In epoca coloniale, fu importato anche in Europa per il medesimo motivo e arrivò in Italia nelle zone orientali della Sicilia. Il frutto di questa varietà, sebbene dolce, risulta abbastanza insipido al palato perché manca della giusta acidità, quell’acidità che rende le more del gelso nero così aromatiche e gustose.

Gelso rosso – La varietà rossa è molto diffusa in Nord America, molto meno in Europa. Cresce anche spontaneamente nei boschi in prossimità di corsi d’acqua e si caratterizza per i frutti piccoli, ma particolarmente dolci e succosi che maturano in estate. Essi costituiscono il principale nutrimento di molti uccelli e animali selvatici. Altra caratteristica di questa specie è il colore del legno e della corteccia molto chiaro, tendente al grigio-verde sui rami più giovani. Dalle foglie si estraeva un prezioso rimedio dalle proprietà antiossidanti mentre il legno veniva impiegato per realizzare strumenti agricoli e palizzate. In aggiunta, il gelso rosso costituisce una fonte di cibo di cui vanno ghiotti animali selvatici e uccelli.

Nel linguaggio dei fiori, il significato di questa pianta dipende dalla varietà di riferimento: quello nero indica saggezza, il bianco vanità, ma anche benessere e sicurezza interiore. Quello rosso, invece, indica desiderio e passione.

Le parti vegetali che costituiscono la droga del gelso sono: le bacche mature, le foglie e la corteccia della radice. Si ritiene che il gelso sia in grado di svolgere azione:

  • preventiva nei confronti di patologie cardiovascolari, neurodegenerative, invecchiamento precoce essendo un’ottima fonte di antiossidanti tra cui il resveratrolo, gli antociani e la rutina (Studi scientifici dimostrano che la concentrazione di composti fenolici presenti nei gelsi superano di gran lunga quelli contenuti nelle more, nei mirtilli, nelle fragole e nei lamponi: frutti considerati spazzini dei radicali liberi). Inoltre, i frutti del gelso agiscono da scavenger dei radicali liberi in grado di inibire l’ossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL).
  • preventiva dell’osteoporosi e altri disturbi ossei legati all’avanzare degli anni grazie alla presenza di vitamina K, calcio, ferro, fosforo e magnesio massivamente presenti nei gelsi
  • ipocolesterolemizzante, essendo capace di ridurre efficacemente l’eccesso di lipidi abbassando contestualmente il colesterolo LDL cattivo ed un contestuale incremento del colesterolo HDL (colesterolo buono).
  • di controllo del picco glicemico che si verifica in seguito al consumo di pasti ricchi di carboidrati. Le foglie sono ricche di deoxinojirimicina, un potente inibitore della alfa-glucosidasi, che riduce l’azione degli enzimi digestivi dei carboidrati e diminuisce la trasformazione degli zuccheri (polisaccaridi) in glucosio; in questo modo viene ritardato l’assorbimento degli zuccheri e diminuita l’iperglicemia post-prandiale
  • benefica sulla salute degli occhi, grazie alle elevate concentrazioni di zeaxantina, capace di ridurre lo stress ossidativo che colpisce le cellule oculari ed incide sulla macula lutea retinica. Inoltre, la zeaxantina agisce da antiossidante prevenendo danni alla retina, degenerazione maculare e cataratta
  • digestiva per la presenza di fibre sia solubili che insolubili, tra cui spiccano la pectina e la lignina che favoriscono la digestione, stimolano la peristalsi intestinale e aumentano il volume delle feci riducendo così la frequenza di fenomeni crampiformi, stitichezza e gonfiore. Una porzione media di gelsi, quantificabile in 100/150 grammi, apporta il 10% del fabbisogno giornaliero raccomandato di fibre
  • azione di potenziamento delle difese immunitarie grazie alla presenza di vitamina C e minerali. I gelsi contengono alcaloidi che attivano i macrofagi, cellule immunitarie che si occupano della rimozione dei rifiuti come batteri, cellule vecchie o danneggiate.
  • azione diuretica, depurativa e rinfrescante.

Gli usi medicinali dei frutti di gelso i sono decantati da Plinio che narra che presso i Romani i frutti acerbi del gelso nero, portati addosso, arrestavano le emorragie; mentre quelli maturi, uniti a miele, agresto secco, mirra e zafferano, davano un medicamento che veniva consigliato per combattere il mal di gola e i disturbi di stomaco.

Notizie delle proprietà medicamentose del gelso si trovano anche nella medicina tradizionale cinese, dove viene considerato epatoprotettore, rinforzante delle cartilagini, diuretico e normalizzatore della pressione sanguigna. I gelsi contengono un alto quantitativo di ferro, circa 185 mg per 100 gr di e pochissime calorie (circa 43 per 100 gr).

In ambito fitoterapico, le parti vegetali che costituiscono il Morus si utilizzano sia sotto forma di tisane che come tintura madre. Trova prevalentemente impiego nel trattamento dell’ipercolesterolemia, dell’eccesso del tasso glicemico plasmatico e come rimedio antiossidante.

Secondo la moderna fitoterapia, le foglie dei gelsi, in infusione, sono efficacissime contro il diabete. L’infuso si ottiene facendo bollire mezzo litro d’acqua, sminuzzandovi poi una manciata di foglie e lasciando riposare il tutto per 10 minuti. Preso nella misura di una tazzina prima dei pasti principali, è anche un ottimo coadiuvante in caso di glicosuria (presenza di glucosio nelle urine). Questo infuso è indicato anche nei casi di ipertensione e contro la diarrea.

La corteccia ha proprietà antibatteriche e un tempo veniva masticata contro la carie; la polvere di sorosio ha effetti ipolipidici, antiossidanti e neuroprotettivi. Nella corteccia della radice, impiegata come diuretico, purgante, ipoglicemizzante ed antianemico, è contenuta la morusina, un flavonoide con azione analgesica ideale nei casi di dolori alle terminazioni nervose (nella cute, sottocute, muscoli, fasce muscolari, articolazioni, periostio, sistema vascolare); gli estratti di radice trattata al metanolo hanno funzione anti stress.

Dai frutti, invece, si ricava uno sciroppo ad azione leggermente astringente (sciroppo di more), usato in farmacia, che è anche un ottimo collutorio per gargarismi in caso di mal di denti e di gengive infiammate. I frutti del gelso nero sono ricchi di antociani, preziosissimi antiossidanti presenti in tutti i vegetali di colore nero, viola e rosso, con azione vasoprotettrice.

Due nuovi composti chimici di interesse farmaceutico sono stati scoperti grazie al gelso bianco, il primo è l’Albanol A, isolato dell’estratto di corteccia della radice e in corso di sperimentazione come trattamento contro la leucemia, il secondo è il kuwanon G., estratto sempre dalla corteccia della radice essiccata tramite trattamento con etanolo, che presenta attività antibatteriche paragonabili a quelle di clorexidina e vancomicina.

Altri composti isolati nel gelso bianco sono il Moracin M, il Steppogenin-4′-O-β-D-glucoside e il Mulberroside, tutti rinvenuti in tracce nella corteccia della radice. Hanno effetti ipoglicemici; in particolare il Mulberroside A, un glucoside stilbenoide, può essere utile nel trattamento di iperuricemia e gotta.

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere

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