Dal Mondo Vegetale

Frangola | Frangula alnus Miller

La frangola (Frangula alnus Mill., 1768) è una pianta arborea, appartenente alla famiglia delle Ramnacee, originaria dell’Europa e dell’Asia.

Nomi popolari: Spin zervin, Onerella, Speri saladegh, Oniza selvadega, Maraga, Nepurn, Verna giauna, Frangua, Vent servin, Legu mat, Legm megher, Spuzzarel, Putine, Alno nero, Legno puzzolente, Roncagine, Bucaco, Trigna, Fragna, Spina ponti senza spina.

Etimologia: “Rhamnus” potrebbe derivare dal termine celtico “Ram” = “Spino” in quanto la varietà più conosciuta è provvista di spine (Rhamnus cathartica L.), oppure dal greco “Ramnous” in riferimento alla dea Nemesi, chiamata anche “Ramnousis”. Mentre “Frangula” sembra derivare dal latino “Frangere” ovvero “Rompere”, riferito alla fragilità dei rami.

La frangola è un arbusto spontaneo e cespuglioso, dalla corteccia liscia e di colore marrone scuro con numerosi puntini bianchi che in gruppi di 2-5 formano delle linee parallele e orizzontali; la superficie interna della corteccia è gialla e diviene bruno-rossastra al contatto con l’aria. Le foglie sono alterne, talvolta opposte alla base dei rami, picciolate 1-2 cm., di forma elittico-obovate con apice acuto, margine intero e lievemente dentato, superficie glabra, a volte pelosa sulle nervature della superficie inferiore. I fiori in gruppi da 2-10 a livello dell’ascella delle foglie; il peduncolo è di circa 1 cm.; sono caratterizzati da 5 sepali triangolari, 5 petali più piccoli di colore bianco-verdino. Il frutto è una drupa tonda, dapprima porpora-viola fino a diventare nera a maturità; nella polpa della drupa si trovano 3 noccioli, ciascuno contenente un seme. La pianta predilige terreni umidi e sabbiosi, nei boschi di pianura o di montagna, lungo le rive dei fiumi o delle paludi, nei terreni asciutti assume un portamento più compatto. E’ una pianta diffusa soprattutto nell’Italia settentrionale, dal mare alla regione montana.

La corteccia è grigio violacea o grigio piombo, con numerose lenticelle bianco grigiastre rotonde nei rami giovani e allungate trasversalmente nei vecchi. La corteccia dei rami è la parte che viene utilizzata: questa viene raccolta in primavera o in autunno, tagliata con un coltello a strisce longitudinali, che vengono divise poi in pezzetti di alcuni centimetri; fatti essiccare al sole e conservati in sacchetti di carta o tela. Bisogna far trascorrere 2-3 anni prima di utilizzarla.

La corteccia di frangula contiene glicosidi antrachinonici tra i quali frangulina (prodotta anche durante il processo di essiccazione e deposito), frangulaemodina, frangularoside, acido crisofanico, un’isoemodina, inoltre acido tannico, principi amari, tracce di alcaloidi ciclopeptidici, mucillaggine, tracce di resine, un enzima quale rammnodiastasi. Le sostanze antrachinoniche vengono assorbite dallo stomaco ma vengono metabolizzate facilmente nell’intestino crasso, diventando attivi. Infatti, nell’intestino la flora batterica li trasforma in antroni, che sono le sostanze responsabili dell’azione lassativa. Questo spiega perché l’azione lassativa di questi principi attivi si manifesta dopo 12-24 ore dall’assunzione. Gli antroni permettono l’idratazione della massa fecale, che aumentando di volume aumenta la pressione contro le pareti dell’intestino stimolando la peristalsi. Pertanto, la principale proprietà terapeutica della frangula è quella di essere lassativa. In effetti, la frangola svolge un’efficace azione lassativa e purgante, senza però irritare particolarmente l’intestino; è adatta a curare moltissime forme di stipsi e provoca l’effetto desiderato senza dare fenomeni collaterali sgradevoli. La frangola possiede inoltre anche la proprietà di stimolare la secrezione biliare; è efficace infine nella cura delle emorroidi, e le sue doti lassative possono essere sfruttate in molte preparazioni e cure dimagranti.

Controindicazioni: evitare l’assunzione per più di 10 giorni. Un sovradosaggio potrebbe portare a spasmi intestinali e grave diarrea. Inoltre l’uso prolungato di lassativi antrachinonici può creare dipendenza con bisogno di aumentare il dosaggio e la sindrome dell’intestino pigro, ovvero un colon atonico e con una alterata funzionalità. Evitare la somministrazione nei bambini, durante la gravidanza e in allattamento. Non assumere in caso di sensibilità individuale alla pianta per non avere effetti collaterali.

Curiosità: Il carbone ottenuto dalla frangola è quello a più rapida combustione che si conosca. Nei tempi antichi il carbone ottenuto dalla frangola veniva utilizzato per produrre polvere pirica a fumo soprattutto in Svizzera e nei paesi dell’Est Europa. Nel bolognese venivano utilizzati i rametti per produrre cannucce per pipa.

Redazione amaperbene.it

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