Dal Mondo Vegetale

Podofillo | Podophyllum peltatum

Il Podophyllum peltatum è una pianta erbacea perenne della famiglia Berberidaceae, unica specie del genere Podophyllum. Il fusto raggiunge l’altezza di 30-40 cm, le larghe foglie hanno un diametro di 20-30 cm e sono a gruppi di 5-9. Il rizoma bruno rossastro presenta molte cicatrici. Solitamente per ogni pianta si sviluppa un unico fiore bianco di 3-5 cm di diametro con sei petali, tra due foglie; questo matura in un frutto, una bacca giallo-verde commestibile lunga 2-5 cm dalla forma ovoidale.

È nativa delle regioni orientali dell’America settentrionale; cresce principalmente nel sottobosco, prediligendo i terreni umidi e abbondanti di sostanze organiche.

Tutte le parti della pianta, eccetto il frutto sono velenose: contengono infatti lignani citotossici e i loro glicosidi. Il frutto anche se non velenoso può causare indigestione.

Il termine Podophyllum viene dal greco pouspodos = piede e fullon = foglia, per le foglie a forma di piede (zampa d’anatra).

In medicina viene usata per estrarre la resina, chiamata podofillina (podofillotossina, picropodofillina, peltatina, flavonoidi). La podofillotossina è una tossina non alcaloide del gruppo dei lignani capace di inibire la polimerizzazione della tubulina, impedendo quindi la formazione dei microtubuli (e quindi del fuso mitotico) durante la mitosi (è utilizzata nel trattamento dei condilomi acuminati e mollusco contagioso. Non è raccomandato nelle infezioni da HPV senza verruche esterne).

Il Podofillo era noto nella America del Nord fin dall’epoca precolombiana e sembra fosse impiegato dalle popolazioni dei paesi di origine, come emetico. Le sue proprietà catartiche vennero segnalate da Barton nel 1798 e nel 1820 la droga venne inserita nella Farmacopea degli Stati Uniti d’America. In Europa il Podofillo ebbe il suo riconoscimento ufficiale nel 1864 con l’inserzione nella Farmacopea inglese.

Oltre le ben note attività catartica e colagoga (se somministrata a piccole dosi), alla resina di Podofillo o podofillina, sono state attribuite altre interessanti proprietà, quali quella antimicotica e antieczematosa, ma soprattutto antimitotica, in base alla quale essa ha trovato impiego nella terapia delle verruche veneree (sono disponibili farmaci e creme), in alcuni tumori cutanei, nel granuloma inguinale, nella Tinea capitis e in alcune forme eczematose.

La polvere ricavata dalla resina tende ad essere adoperata per finalità purganti, ma anche per la cura della gotta, di artriti, di bronchiti, con un’azione infiammatoria ed irritante nei confronti di pelle e mucose.

Dalla podofillina, in particolare dalla podofillotossina, sono stati ottenuti per emisintesi due derivati semisintetici della 4′-demetil-epipodofillotossina: l’etoposide e il teniposide, farmaci antitumorali usati in chemioterapia. Questi principi attivi vengono usati per le azioni farmacologiche contro: leucemia linfatica acuta, neuroblastoma, linfoma non Hodgkin, cancro dei testicoli, carcinoma a piccole cellule del polmone. Il meccanismo d’azione di questi due farmaci è totalmente diverso da quello della podofillotossina. Infatti, consiste nella stabilizzazione del complesso DNA-Topoisomerasi II: questo porta all’inibizione dell’enzima, impedendo così alla cellula di sintetizzare e duplicare il materiale genetico.

La somministrazione del podofillo è da sconsigliare, oltre che nei soggetti affetti da ipersensibilità nei confronti del prodotto o di uno dei componenti presenti al suo interno, congiuntamente al sale da cucina, poiché capace di accrescere l’azione calmante, così come sconsigliabile è la consumazione congiuntamente ad arbusti quali: lobelia, ipeca, belladonna, poiché aventi la capacità di ridurre le proprietà calmanti.

Redazione amaperbene.it

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