Dolci e Dolcificanti

Edulcoranti artificiali

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  • acesulfame K (E950); Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 130 – 200

L’acesulfame K è un edulcorante artificiale (dell’azienda tedesca Hoechst), chiamato anche acesulfame potassico (K è il simbolo del potassio). È conosciuto anche come E950. E’ resistente al calore, il che lo rende particolarmente adatto per prodotti di pasticceria o a lunga conservazione, oltre che nelle bibite gassate. Ha un potere dolcificante da 130 a 200 volte maggiore di quello del saccarosio, uguale a quello dell’aspartame e pari a metà di quello della saccarina. Allo stesso modo della saccarina però ha un retrogusto amaro.

  • acido ciclammico (E952); Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 30-50

E’ una sostanza dolcificante prodotta sinteticamente che fa parte dei cosiddetti «dolcificanti intensivi». Il suo potere dolcificante, 30-50 volte maggiore rispetto al saccarosio, è relativamente modesto a confronto degli altri edulcoranti intensivi e varia per concentrazione, pH, presenza di aromatizzanti e tipo di matrice alimentare. Il ciclammato è una sostanza acariogena che viene eliminata principalmente dal rene e in misura minore dall’intestino, per cui non fornisce calorie. Nell’Unione Europea il suo utilizzo è anche consentito, oltre che come dolcificante da tavola, in una serie di prodotti industriali a basso potere calorico come le bibite, i dolci, i gelati, i dessert, le conserve di frutta a basso contenuto zuccherino, nei chewing-gum, nei sussidi dimagranti e negli integratori alimentari. Solitamente il ciclammato viene utilizzato mescolato ad altri dolcificanti per attenuarne il retrogusto metallico. A dosaggi alti e ripetuti i ciclammati possono avere affetti lassativi ed effetti negativi sull’accrescimento. Vietato negli USA e in Gran Bretagna. Probabile cancerogeno.

  • advantame: Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 000

Edulcorante artificiale, si presenta come una polvere bianca solubile in acqua, e può essere trasformata in pasticche per addolcire, per esempio, tè e caffè, ma anche ogni forma di alimento che necessita di un dolcificante. Stabile alle alte temperature ha un elevato potere dolcificante (37.000 volte superiore rispetto a quello del saccarosio). Contiene tuttavia fenilalanina, un aminoacido considerato pericoloso per i malati di fenilchetonuria. La dose massima consigliata per tutti èdi 5 mg/kg di peso, in base al principio di precauzione che prevede di stabilire una dose di cento volte inferiore rispetto a quella che ha destato qualche preoccupazione (in questo caso sui conigli in gravidanza). La dose stabilita, comunque, è ben al di sotto di quella raggiunta con un consumo medio di dolci.

  • alitame: Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 000

L’alitame è un dolcificante semisintetico costituito da una molecola di acido L-aspartico e da una di D-alanina; offre il vantaggio di una grande stabilità chimica. Ha un potere dolcificante pari a 2.000 volte quello del saccarosio e 10 volte quello dell’aspartame. A differenza di quest’ultimo, l’alitame può essere assunto da individui affetti da fenilchetonuria, non contenendo l’amminoacido fenilalanina.

  • aspartame (E951); Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 200

L’aspartame è un edulcorante, dolcificante ed esaltatore di sapidità artificiale. È composto da due amminoacidi, l’acido aspartico e la fenilalanina, e l’estremità carbossilica della fenilalanina è esterificata con il metanolo. Studi in animali da laboratorio hanno evidenziato la comparsa di tumori a seguito dell’assunzione orale di questo dolcificante, ma nessuno studio ha dimostrato un rapporto causa-effetto tra questi fenomeni, né ha potuto definire il meccanismo d’azione della sua presunta tossicità. Pur avendo la stessa quantità di calorie del saccarosio il suo potere dolcificante è circa 200 volte maggiore, motivo per cui ne sono necessarie piccole quantità per dolcificare cibi e bevande.

Una dose efficace è di circa 20 mg per un adulto. La dose giornaliera ammissibile è stata fissata in 40 mg/kg di peso corporeo, che per una persona adulta di 70 kg di peso equivarrebbe all’assunzione 4-5 litri di bibita gassata, 300-350 gomme da masticare o circa 140 compresse dolcificanti.

  • ciclamati (E952); Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 30-50

Vedi acido ciclammico

  • copolimero di metacrilato basico (E1205);

In integratori alimentari allo stato solido. Il copolimero di metacrilato neutro è un copolimero completamente polimerizzato del metilmetacrilato e dell’etilacrilato. È prodotto mediante processo di polimerizzazione di emulsioni. Si prepara mediante polimerizzazione indotta da ossidoriduzione dei monomeri di etilacrilato o di metilmetacrilato, utilizzando un sistema di avvio dell’ossidoriduzione in presenza di un donatore di radicali liberi, stabilizzato con polietilenglicole monostearil etere e acido vinilico/idrossido di sodio. I monomeri residui sono eliminati mediante distillazione in corrente di vapore.

  • dulcina

Edulcorante tossico per fegato e ghiandole surrenali, utilizzato nelle frodi in enologia, oggi non più utilizzato a seguito di una dura repressione.

  • lattitolo (E966); Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 30-40

Dal punto di vista chimico appartiene agli alcoli dello zucchero e deriva dal lattosio del siero del latte. Presenta circa il 30 – 40% del potere dolcificante del comune zucchero da tavola (saccarosio). Anche il suo tenore energetico di circa 2,4 kcal/g è leggermente inferiore a quello dello zucchero. Per la metabolizzazione del lattitolo non è necessaria l’insulina. I cristalli bianchi sono pertanto indicati anche per prodotti per diabetici. Il lattitolo idrosolubile ha un sapore puramente dolce e sulla lingua ha un effetto leggermente rinfrescante. Si combina bene con altri succedanei dello zucchero ed edulcoranti. Può causare flatulenza e avere un effetto lassativo nei soggetti intolleranti ai composti. Si può trovare in prodotti da forno, gelati, alimenti dietetici e cioccolato.

  • neoesperidina diidrocalcone (E959); Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 500-3.000

E’ un dolcificante di sintesi che fa parte dei cosiddetti «dolcificanti intensivi». La neoesperidina diidrocalcone viene ottenuta mediante idrogenazione da un flavone glucoside estratto dal pompelmo e dalle arance amare, dove è contenuto nel fiore, nel frutto e nella scorza. Si presenta come una polvere bianca cristallina inodore, ed è un dolcificante fino a 3000 volte più dolce dello zucchero, con sensazione persistente nel tempo, ma il suo retrogusto tra la liquirizia ed il mentolo la rende adatta soltanto per i chewing gum e alcune bevande. Solubile in acqua fredda, in acqua calda e persino in etanolo, ha un effetto sinergico spiccato quando utilizzata in combinazione con altri dolcificanti. Poco assorbita, la neoesperidina viene metabolizzata dalla flora intestinale. Essendo una sostanza termostabile, mantiene le proprie caratteristiche in tutti quei prodotti che devono essere sottoposti a processi di sterilizzazione o di pastorizzazione. Poco utilizzata in Italia, la neoesperidina DC viene impiegata nella produzione della birra analcolica, del sidro, delle conserve di frutta, dei prodotti della confetteria e di alcuni dessert. Sviluppi recenti hanno aperto la strada per l’utilizzo della neoesperidina in quei prodotti farmaceutici che necessitano di un miglioramento del gusto, come ad esempio dentifrici in pasta e colluttori. Secondo alcuni produttori cinesi inoltre, a livelli molto bassi (1-5 PPM) aumenterebbe il sapore dell’alimento. Non permessa in America.

  • neotame (E961); Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 000- 13.000

E’ un aminoacido a base di dolcificante a basso contenuto calorico. Si tratta di un dolcificante artificiale e un esaltatore di sapidità. E’ facilmente assorbito e completamente eliminato, non fornisce calorie. Non favorisce la carie. Studi sul neotame rivelano variazioni del peso corporeo, aumento di peso corporeo e di consumo di cibo. Va notato che questi effetti non sono dovuti al profilo tossico del neotame, ma piuttosto alla scarsa appetibilità di mangimi contenenti questo dolcificante. Gli effetti acuti di neotame sono mal di testa, epatotossicità ad alte dosi. Gli effetti cronici dovuti a esposizione possono essere: basso peso alla nascita e perdita di peso. Si tratta di un derivato di aspartame con gusto intenso ed è 7.000-13.000 volte più dolce dello zucchero; una buona stabilità alle alte temperature. Viene utilizzato in alimenti e bevande, tra cui gomme da masticare, bevande gassate, bevande pronte da bere, dolcificanti da tavola, dessert gelati, budini e creme, yogurts, prodotti da forno e caramelle. Non in carne e pollame.

  • polidestrosio (E1200)

Compare molto spesso tra gli ingredienti di alimenti, integratori (barrette proteiche) e prodotti dietetici (pasti sostitutivi, prodotti per diabetici ecc.). Si tratta di un polisaccaride artificiale indigeribile, classificato come fibra solubile e frequentemente utilizzato negli integratori allo scopo di arricchire il prodotto di fibre, sostituirsi allo zucchero, aumentare il potere saziante e diminuire quello calorico; nelle barrette dietetiche risulta molto utile anche il suo ottimo potere addensante. Nel polidestrosio non è presente soltanto glucosio (90%), ma anche il 10% di sorbitolo e l’1% di acido citrico. Nonostante si tratti di una fibra in gran parte escreta intatta con le feci, il polidestrosio presenta comunque un potere calorico di una Kcal per grammo (4.2 kJ/g). La sua parziale fermentazione nell’intestino crasso, specie se assunto insieme a generose quantità di acqua, contribuisce ad aumentare la massa fecale e ad accelerare il transito intestinale. Ad alte dosi può addirittura essere utilizzato come lassativo, anche se si corre il rischio di subire i classici problemi gastrointestinali da eccessivo consumo di fibre (crampi addominali, meteorismo e flatulenza). La fermentazione batterica intestinale del polidestrosio, oltre a sostenere lo sviluppo di una microfolora amica, ostacola quello delle specie putrefattive, diminuisce il pH fecale, aumenta la produzione di acidi grassi a corta catena (SCFAs) e sopprime quella di metaboliti carcinogenici, come l’indolo ed il p-cresolo. Trattandosi di una fibra, l’indice glicemico del polidestrosio è particolarmente contenuto; rallentando la digestione degli amidi e l’assorbimento degli zuccheri, tende inoltre a diminuire anche l’indice ed il carico glicemico del pasto. In uno studio, ad esempio, si è visto che la contemporanea ingestione di 12 g di polidestrosio e 50 g di glucosio determina un rialzo glicemico inferiore dell’11% rispetto alla stessa quantità di glucosio assunta da sola. Il sapore del polidestrosio, che si presenta come una polvere bianca dall’odore neutro e pulito, è lievemente dolce, dato che il suo potere edulcorante è circa 1/6 di quello dello zucchero da tavola.

  • polivinilpirrolidone (E1201)

Materiale polimerico usato come agente di rivestimento utilizzato anche negli inchiostri, prodotti per capelli, vernici, pesticidi e dentifrici. E’ particolarmente velenoso per la vita acquatica. Viene utilizzato anche come additivo alimentare come stabilizzante. Utilizzato anche per lo sbiancamento del vino bianco.

  • polivinilpoli-pirrolidone (E1202)

Dal punto di vista chimico il polivinilpolipirrolidone è molto simile al polivinilpirrolidone (E 1201). Viene soprattutto usato come sostanza coadiuvante nella produzione di vino e birra per eliminare agenti intorbidanti indesiderati. In questa funzione, il polivinilpolipirrolidone non è più contenuto nel prodotto finito.

  • pullulano (E1204)

E’ un polisaccaride idrosolubile composto da unità di glucosio. Allo stato secco, il pullulano è una polvere bianca che dopo aver aggiunto dell’acqua può essere pressato in modo tale da formare sottili pellicole trasparenti. Promuove la formazione di pellicole per il rivestimento di alimenti e in determinati prodotti può sostituire la gelatina o altri polimeri filmanti.

  • saccarina (E954); Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 200-600

Edulcorante sintetico, la saccarina (E 954) viene utilizzata come saccarina o sottoforma dei suoi sali di potassio, sodio e calcio. La saccarina dolcifica 300-350 volte più dello zucchero ed è spesso utilizzata in associazione ad altri dolcificanti. La forma più usata è quella di sale sodico, a causa della maggiore stabilità e solubilità (500 volte superiore dell’acido a 20°C). Più raramente si ricorre al sale di calcio, in particolare da parte di chi segue una dieta povera di sodio. La saccarina e i suoi sali possono essere impiegati in una grande varietà di cibi, bevande, cosmetici e prodotti farmaceutici, come dolcificanti non calorici, sicuri ed economici. Nell’industria alimentare viene addizionata a bevande soft, succhi di frutta, chewing gum, gelatine, marmellate, decorazioni, salse e condimenti lavorati a base di frutta; in quella dietetica rientra nella composizione di dolcificanti in forma di tavolette, polveri o liquidi. Presenta tuttavia un retrogusto amaro-metallico, specialmente ad elevate concentrazioni. La saccarina non è metabolizzata dall’organismo umano; non sono stati mai riscontrati prodotti derivanti dal suo metabolismo anche in tracce minime o comunque rilevabili con le moderne tecniche analitiche. Una volta assunta, viene rapidamente assorbita (90% circa) e come tale escreta con le urine senza essere metabolizzata. Non influenza i livelli glicemici e non fornisce alcuna energia all’organismo; è quindi indicata come dolcificante nelle diete ipocaloriche ed in quelle per diabetici. Non favorisce inoltre la carie dentale. La saccarina è stata oggetto di lunghi dibattiti circa una possibile tossicità. La DGA fissata nel 1984 era di 2,5 mg per kg di peso corporeo, che per un uomo di 70 kg significava poter sostituire con la saccarina una quantità di zucchero pari a poco più di 50 g, dunque non molto. Inizialmente si pensava che la saccarina potesse avere effetti cancerogeni, oggi questi allarmi sono in parte rientrati anche perché tale dolcificante è in uso da almeno tre generazioni e non si sono riscontrati aumenti nei casi di tumore tra i soggetti che hanno fatto uso di saccarina abitualmente.

Si consiglia comunque prudenza in gravidanza per la sua capacità di attraversare la placenta.

  • sale di aspartame acesulfame (E962); Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 350

E’ un dolcificante non calorico artificiale, 350 volte più dolce del saccarosio (zucchero) e ha un gusto pulito, dolce. Commercialmente è realizzato combinando e riscaldando due parti di aspartame e 1 parte di potassio acesulfame (E950) in una soluzione acida, quindi permettendo di cristallizzare. Questo processo elimina il potassio e l’umidità, lasciando aspartame dal 61 al 66% e acesulfame 14 al 17%. Ciò si traduce in una polvere inodore, cristallina, bianca, non igroscopica. Viene utilizzato anche come esaltatore di sapidità. Viene impiegato in prodotti da forno, dolci, condimenti dolci, miscele per dolci, ripieni, prodotti lattiero-caseari, semifreddi, bevande, concentrati, tisane istantanee, cereali, conserve, sciroppi, marmellate e gelatine, puree, salse, yogurt, aceto, sottaceti, condimenti per insalate, frutta e verdura e prodotti derivati, gomma da masticare, emulsioni, mentine per l’alito, glasse, birra, bevande analcoliche, budini, latte e vitamine masticabili.

  • sucralosio (E955); Potere dolcificante rispetto al saccarosio = 600

Il sucralosio è un dolcificante artificiale derivato dallo zucchero ottenuto industrialmente attraverso un processo di produzione brevettato multifase, che sostituisce selettivamente tre atomi di cloro a tre gruppi di idrossile nella molecola dello zucchero. Questa operazione produce un dolcificante privo di calorie, ma circa 600 volte più dolce del saccarosio. Poiché, a differenza dell’aspartame, è termostabile, viene impiegato industrialmente come additivo dolcificante nella produzione di dolci da forno, merendine, bevande analcoliche e bibite senza zucchero. Il sucralosio in forma granulare miscelato con maltodestrine e destrosio come agenti di massa, viene commercializzato sul mercato mondiale dalla McNeil Nutritionals con il marchio Splenda. Splenda non è privo di calorie ma contiene 96 calorie per tazza.

L’associazione dello zucchero statunitense Sugar Association ha creato un sito web dove muove forti critiche al sucralosio, sottolineando il fatto che gran parte degli studi sia stato commissionato da organizzazioni con un forte interesse commerciale nell’approvazione di questa sostanza.

Noto anche come E 955, il sucralosio ha una DGA di 3,5 mg per kg di peso corporeo, ed è utilizzata negli stessi alimenti in cui è previsto l’uso del sale di aspartame acesulfame.

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere

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