Dal Mondo Vegetale

Alkekengi | Physalis Alkekengi

Importato dal Sud America, l’alkekengi o alchechengi o alchechengio è una pianta perenne che produce bacche commestibili; appartiene, come il pomodoro e la patata, alla famiglia delle Solanaceae.

La pianta cresce spontanea su tutto il territorio italiano ad eccezione di Puglia e Calabria. Cresce sia in pianura che in collina e può raggiungere quote fino a 1000 mt s.l.m. l’alchechengi selvatico cresce nei campi incolti, lungo le rive dei fossi, nascosto nelle siepi ombreggiate e tra le macerie, in luoghi umidi e sul terreno calcareo; come pure lo si incontra spesso nei giardini, dove si fa crescere a scopo decorativo. Ha radici molto profonde. Tollera temperature particolarmente rigide. Si propaga per seme. L’alchechengi ha un fusto legnoso eretto, alta circa un metro, foglie ovali verdi. L’alchechengio può vivere dai 3 ai 10 anni in un clima preferibilmente umido. Attrae moltissimo le farfalle, per un effetto simbiotico. Il rizoma e le foglie sono velenose per il loro alto contenuto di solanina.

I fiori sono bianchi, piccoli e a forma di campanella, spuntano all’ascella delle foglie; tipici i calici arancioni di consistenza simile alla carta; i calici, a forma di campanula, vengono fatti seccare e utilizzati come addobbo avendo l’aspetto di una lanterna cinese; di qui i nomi comuni Lanterne cinesi, Winter cherry, Chinese lantern plant, Fairies lanterns. Fiorisce in estate da luglio ad agosto.

I frutti che durante il processo di maturazione sono avvolti da un involucro piriforme, vescicoloso e papiraceo, di origine calicina, prima verde poi rosso-arancione; le bacche sono sferiche, carnose, di colore rosso, delle dimensioni di una ciliegia, poco succose e zuccherine, con una lieve acidità simile a quelli dei frutti di bosco; contengono numerosi semi commestibili. La sottile membrana (calice), di color sabbia che lo avvolge è a forma di lanterna e per questa sua forma viene riproposta in forma cartacea ad Halloween e non è commestibile. Quando il rivestimento color arancio del frutto si dissolve col tempo assume un aspetto a “rete”. I frutti si raccolgono in agosto-settembre ed è facilmente reperibile.

Esistono un centinaio di varietà della pianta. Non è da confondere con il Physalis peruvianus (detto anche Cape gooseberry) che è della stessa forma e struttura ma di colore beige e con la Physalis ixocarpa che produce una bacca molto più grossa simile a un pomodoro rivestita da un calice verde (o porpora) con forma simile all’alkekengi.

L’alchechengi può essere mangiato da solo crudo come un frutto, oppure può essere usato per decorare le insalate o i dolci e nelle macedonie, per crostate, sorbetti e gelati. Se seccati leggermente si possono mettere sott’aceto o in salamoia.

Essendo molto ricco di pectina, si presta alla preparazione di confetture e gelatine e per fare marinate. L’alchechengi si può anche spremere per consumarne il succo.

In Italia, soprattutto in Lombardia, i frutti dell’alchechingi si vendono nelle pasticcerie, ricoperti di cioccolato fondente o canditi.

Le bacche sono l’unica parte commestibile della pianta; in genere sono mature a settembre ed hanno la forma di una piccola ciliegia; il gusto ricorda quello del lampone o quello del pomodoro. Dalle bacche si può ricavare un’ottima marmellata. Si possono mangiare da sole o aggiunte alle insalate. Se seccate leggermente si possono mettere sott’aceto o in salamoia.

L’Alkekengi contiene una grandissima quantità di vitamina C, acido citrico, flavonoidi, steroidi, tannino e zucchero. In erboristeria si usava per le malattie in cui c’era bisogno di un’azione diuretica marcata; le bacche possono essere utilizzate come lassative, antireumatiche.

In fitoterapia ne viene usato l’infuso. Inoltre viene utilizzato per la produzione di profumazioni e di coloranti naturali.

In Giappone, i suoi semi sono utilizzati come parte del Festival Obon (Festa delle lanterne) come offerte per guidare le anime dei defunti. C’è anche un mercato annuale dedicato al fiore, chiamato “hozuki-ichi“, che si tiene ogni anno in Asakusa, intorno al 9-10 luglio.

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere

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