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Riciclare l’olio alimentare esausto

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Qual è il destino di un olio alimentare una volta che questo è stato utilizzato per cuocere, friggere e conservare e quindi ha svolto il suo compito? Un’abitudine dannosa quanto sottovalutata riguarda lo smaltimento degli oli di scarto nei lavandini e nei wc. Questa pratica, apparentemente innocua e purtroppo ancora molto diffusa, si traduce in gravi conseguenze ambientali ed economiche, per cui va assolutamente evitata.

Lo smaltimento nei lavandini può causare accumulo nelle tubature, portando a restrizioni del flusso d’acqua e ostruzioni costose da sistemare. Tuttavia, il problema più grave sorge quando l’olio raggiunge i sistemi fognari, danneggiando i depuratori e, successivamente, gli ecosistemi acquatici. Una volta negli ambienti acquatici, l’olio forma un sottile strato sulla superficie dell’acqua, noto come “film oleoso”, che ostacola l’ingresso di luce solare e impedisce l’ossigenazione del mare danneggiando la vita e l’equilibrio degli ecosistemi acquatici.

A contatto con le falde acquifere, l’olio esausto può rendere non più potabili le acque, impedendone l’ossigenazione. Se l’olio esausto raggiunge poi la falda freatica forma uno strato lentiforme di 3-5 cm di spessore, che si sposta con la falda stessa verso valle, e può raggiungere pozzi di acqua potabile anche molto lontani determinando gravi conseguenze alla salute pubblica.

Lo sversamento di oli esausti su un terreno qualsiasi è gravissimo, perché quando questo rifiuto viene disperso nel sottosuolo deposita un film sottilissimo attorno alle particelle di terra e forma così uno strato di sbarramento tra le particelle stesse, l’acqua e le radici capillari delle piante, impedendo l’assunzione delle sostanze nutritive.

Pertanto, è estremamente importante conoscere come smaltire correttamente un olio esausto.

Vengono definiti “oli esausti” tutti quegli oli che non possono più svolgere le funzioni previste, ad es. residui sia di origine industriale che domestica come l’olio del motore o i residui di olio dopo aver fritto in cucina; questi oli rientrano nella categoria dei rifiuti speciali, non biodegradabili e altamente inquinanti. Nonostante vengano denominati “esausti”, in realtà questi oli avrebbero ancora una lunga vita davanti a sé, sì da trasformarsi da rifiuti in risorse preziose, grazie a processi innovativi e dall’impatto ambientale positivo. In effetti

  • L’olio alimentare esausto è riciclabile al 100 per cento per la produzione di biocarburanti, cosmetici, inchiostri, e perfino candele
  • Purtroppo, solo un terzo di quello prodotto in Italia, però, viene raccolto per il riciclo. Quello gettato negli scarichi produce inquinamento ambientale e danni alla rete fognaria.
  • Senza dubbio maggiori informazioni e più punti di raccolta potrebbero aumentare la quantità di olio alimentare esausto riciclato.

L’importanza del recupero

La corretta gestione degli scarti degli oli alimentari è fondamentale. Diversamente da molti altri tipi di rifiuti, gli oli esausti possono essere completamente riciclati, senza sprechi. Nel mondo, una parte degli oli da cucina esausti viene già avviata al riciclo, e attraverso un trattamento adeguato vengono trasformati in risorse preziose, come bio-lubrificanti per macchinari agricoli e nautici, saponi, cosmetici, inchiostri, ma soprattutto biodiesel.

Il biodiesel è un carburante prodotto da fonti rinnovabili, come appunto gli oli vegetali, e rappresenta un’alternativa ecologica al diesel tradizionale. Per comprendere quanto il riciclo sia realmente applicabile nella quotidianità, un esempio concreto viene dalla partnership tra McDonald’s UAE e Neutral Fuels, che dal luglio 2011 ha permesso di trasformare gli oli esausti delle cucine dei ristoranti del colosso in biodiesel, utilizzato quindi per alimentare l’intera flotta di camion di McDonald’s negli Emirati Arabi. Grazie a questa iniziativa, sono stati percorsi oltre 22 milioni di km utilizzando esclusivamente il biocarburante prodotto dagli oli di scarto, riducendo le emissioni di CO2 di oltre 25 milioni di kg.

Lo smaltimento dell’olio alimentare esausto

Nel nostro paese, secondo una stima dei consorzi di filiera Conoe e Renoils, nel 2020 sono state raccolte, però, appena 80mila tonnellate di olio alimentare su 290mila tonnellate prodotte (il 38 per cento proveniente da attività professionali come le industrie e i ristoranti che sono obbligati a raccoglierlo, mentre il 62 per cento proviene dall’ambito domestico dove, in mancanza di obblighi di legge, si raccoglie solo il 5 per cento del rifiuto prodotto). Il paradosso è che in Italia vengono riutilizzate 200mila tonnellate d’olio esausto in gran parte importate dall’estero, mentre nelle cucine italiane l’olio avanzato continua a finire negli scarichi.

Le ragioni di questa dispersione, stando al rapporto, sono la scarsa informazione ai cittadini sul corretto smaltimento e la mancanza di punti di raccolta. Secondo la mappatura realizzata nel dossier, in tutta la penisola esistono 1.500 punti di raccolta di oli esausti: appena 1 ogni 39mila abitanti.

Spetta ai singoli Comuni promuovere la raccolta dell’olio alimentare esausto, come avviene per gli altri rifiuti. Indipendentemente dalle iniziative locali, le buone pratiche richiedono che l’olio utilizzato per la frittura o quello delle scatolette di tonno (che peraltro si può riutilizzare come condimento) non venga gettato negli scarichi di wc e lavandini o nella spazzatura, ma venga travasato in un contenitore (recipienti sigillati, come bottiglie o taniche di latta o plastica) che, una volta pieno, deve essere conferito all’isola ecologica del proprio territorio o nei punti di raccolta, come quelli all’interno di alcune catene di supermercati.

È possibile riciclare l’olio esausto grazie agli interventi offerti da ditte qualificate che realizzano dei prodotti lubrificanti come oli per macchine agricole o inchiostri. I trattamenti di recupero olio esausto prevedono un’accurata pulizia e rigenerazione dell’olio il quale verrà successivamente tramutato in altre formule da utilizzare sul mercato. Esistono ad esempio delle aziende raccoglitrici autorizzate al riciclo e smaltimento degli oli esausti iscritte al CONOE (Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti) o al CONOU (Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati – 800863048, segreteria@conou.it). La funzione di questi Consorzi è quella di controllare e monitorare la filiera degli oli e grassi esausti ai fini ambientali nonché diminuirne, in maniera progressiva, la dispersione. Generalmente stazioni di servizio, officine di riparazione e lubrificazione sono tenute a ritirare gratuitamente gli oli esausti.

Qualora la quantità di oli da smaltire sia effettivamente molto alta, la soluzione migliore è quella di rivolgersi direttamente a un agente autorizzato che provvederà a trasportarli presso il centro di smaltimento più vicino.

Per quanto riguarda la raccolta domiciliare sul territorio di Napoli, l’utente cittadino può richiedere l’apposito contenitore presso il proprio condominio, parco o abitazione singola, mediante una richiesta al Numero verde ASIA 800 161010 oppure inviando una mail al servizio.clienti@asianapoli.it indicando: il nominativo, l’indirizzo, l’email dell’amministratore e il numero di cellulare.

Riciclo degli oli esausti

Una volta entrato nel processo di smaltimento, l’olio esausto viene debitamente trattato, ripulito e rigenerato così da poter rientrare nella catena vitale ed essere reimmesso nel mercato sotto altre forme di prodotti.

Il riciclo degli oli esausti consente non solo di ridurre l’inquinamento ma anche di recuperare buona parte degli scarti per un nuovo riutilizzo industriale anche se il processo di recupero è complesso e richiede il rispetto di una normativa dettagliata.

In base alle caratteristiche dell’olio il prodotto può essere sottoposto a tre tipi di processo:

  • la rigenerazione degli oli esausti
  • la combustione degli oli esausti
  • la termodistruzione degli oli esausti

L’olio vegetale o di origine animale, arrivato alla fine del suo ciclo di vita, può subire diversi trattamenti ed essere destinato ad affrontare nuove trasformazioni. L’olio alimentare esausto, infatti, può essere riutilizzato per:

  • la produzione di Biodiesel
  • la produzione di saponi
  • olio rigenerato e adatto alla miscelazione con olio minerale lubrificante
  • la produzione di bitumi stradali
  • la produzione di mangimi animali
  • la produzione di biogas

Per gestire in modo corretto il riciclo e lo smaltimento dell’olio esausto è fondamentale depositarlo – come accennato –  in appositi contenitori e consegnarli alle aziende raccoglitrici autorizzate iscritte al CONOE (Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti) o alle aziende raccoglitrici autorizzate iscritte al CONOU (Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati).

La funzione del Consorzio è quella di controllare e monitorare la filiera degli oli e grassi esausti ai fini ambientali nonché diminuirne, in maniera progressiva, la dispersione. Generalmente stazioni di servizio, officine di riparazione e lubrificazione sono tenute a ritirare gratuitamente gli oli esausti.

Qualora la quantità di oli da smaltire sia effettivamente molto alta, la soluzione migliore è quella di rivolgersi direttamente a un agente autorizzato che provvederà a trasportarli presso il centro di smaltimento più vicino.

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere

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