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La Dieta Mediterranea | Effetti benefici sulla salute

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Il primo a mettere in risalto gli effetti benefici della Dieta Mediterranea contro le “malattie del benessere” [Martínez-González et al, 2015] come obesità, aterosclerosi [Ros et al, 2014], ipertensione, diabete, nonché patologie cronico-degenerative, come demenza, Alzheimer e cancro è stato lo studioso americano Ancel Keys che osservò come le abitudini alimentari dei popoli di alcuni Paesi del Mediterraneo fossero tra le più sane del mondo [Keys A, 1970]. Molte le conferme pervenute in seguito.
L’aderenza ad un modello di Dieta Mediterranea si associa infatti ad un significativo miglioramento della salute così come dimostrato nello studio [Sofi et al., 2008] condotto su circa 1.500.000 di persone, con follow up variabile da 3 a 18 anni, che ha dimostrato una riduzione pari al 13% sia per l’Alzheimer che per il Parkinson, al 6% della mortalità da cancro, al 9% per le malattie cardiovascolari ed ancora al 9% per la mortalità totale.

I risultati dello studio “Prevenzione con la dieta mediterranea” (PREDIMED), pubblicati su The New England Journal of Medicine, hanno confermato che la Dieta Mediterranea arricchita con olio extra vergine di oliva e frutta secca (noci, nocciole e mandorle) riduce del 30% il rischio di infarto miocardico, ictus o morte cardiovascolare [Estruch R et al. 2018].
Buona parte dei benefici sembrano correlati all’equilibrio dei componenti della dieta ed all’uso, quale condimento, dell’olio extravergine d’oliva (EVOO) che a sua volta è il condimento con il miglior equilibrio di grassi.
L’EVOO è particolarmente ricco di acidi grassi monoinsaturi, che tra le sostanze grasse sono le più attive per la prevenzione dei disturbi cardiovascolari, e povero invece di grassi saturi, responsabili dell’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue e direttamente legati a problematiche come l’occlusione delle arterie, l’arteriosclerosi, l’infarto del miocardio. In particolare, l’EVOO ha un alto contenuto (tra il 55 e l’83%) in acido oleico, cui vengono attribuite gran parte delle proprietà salutistiche, compresa la capacità di combattere l’invecchiamento precoce [Virruso et al, 2014].

L’acido oleico (18 atomi di carbonio) è un acido grasso monoinsaturo, appartenente alla famiglia degli acidi grassi ω 9. Ha numerose proprietà per l’organismo umano, tra cui:

  • aumenta la secrezione di bile (effetto colecistocinetico del drenaggio della bile), l’apporto di vitamina A, D e E, l’assorbimento delle altre vitamine;
  • inibisce la secrezione acida dello stomaco e l’ipermotilità;
  • mostra un buon livello di digeribilità (84%);
  • facilita l’assorbimento del calcio da parte dell’intestino;
  • stimola l’attività pancreatica;
  • ha effetti antiossidanti;
  • aumenta la quantità di colesterolo HDL (acronimo dell’inglese High Density Lipoprotein), meglio conosciuto come “colesterolo buono”, e riduce la percentuale di colesterolo totale LDL (acronimo dell’inglese Low Density Lipoprotein), meglio conosciuto come “colesterolo cattivo”) [Covas MI et al, 2006]; in questo modo, rallenta lo sviluppo della malattia cardiaca, limita i rischi di occlusione delle arterie, la pressione arteriosa, il tasso di zucchero nel sangue, previene o limita l’insorgenza della trombosi, di ictus, i rischi di occlusione delle arterie, di infarto del miocardio [Weinbrenner et al, 2004; de la Torre-Carbot et al, 2010]. Un basso livello di ac. oleico nelle piastrine circolanti è un marker della patologia cardiovascolare ischemica.

L’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ha autorizzato l’impiego di prodotti a base di acido oleico con l’indicazione del mantenimento nella normalità dei livelli di colesterolo; l’Autorità europea precisa infatti che “la sostituzione di grassi saturi nella dieta con grassi insaturi come l’acido oleico contribuisce al mantenimento dei normali livelli di colesterolo nel sangue”.

I grassi monoinsaturi, inoltre, rendono l’olio extravergine di oliva particolarmente resistente alle alterazioni. E’ stato anche documentato come l’assunzione di composti fenolici sia associato ad una ridotta formazione di prodotti dell’ossidazione del DNA [Machowetz et al, 2007], meccanismo alla base di molte forme di cancro.

Malattie tumorali
Grazie all’elevato contenuto di grassi insaturi, fibre, vitamine e oligoelementi con azione anti-radicali liberi, la Dieta Mediterranea ha un importante potere anti-infiammatorio e anti-ossidante ed è in grado di ridurre il rischio di ammalarsi di cancro al seno [Toledo et al., 2015], di tumore della testa e del collo [Giraldi et al., 2017], di carcinoma dell’endometrio [Filomeno et al., 2015]. Invero, effetti benefici della Dieta mediterranea sono stati dimostrati su quasi tutti i tumori [Couto et al., 2011; Reedy et al., 2014], a partire dal tumore dello stomaco [Buckland et al., 2010; Praud et al., 2014], dell’esofago [Li et al., 2013], del colon-retto [Agnoli et al., 2013], della mammella [Fung et al., 2006].
Molto importante lo studio EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition, che significa “Investigazione prospettica europea sul cancro e la nutrizione): è il più vasto studio di popolazione condotto sui rapporti tra dieta e salute [Schwingshackl et al., 2017; Schwingshackl et al., 2015; Sofi F, Abbate R, Gensini GF, Casini A, 2010]. E’ coordinato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) che fa parte dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, e vi hanno preso parte 520.000 persone provenienti da dieci paesi europei: Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia, Regno Unito. Lo studio EPIC tenta di chiarire i rapporti tra dieta, fattori ambientali, stile di vita e incidenza di cancro e di altre malattie croniche. Gli autori dello studio hanno esaminato la relazione tra grado di aderenza alla dieta e incidenza di cancro su un campione di 25.623 soggetti. Per valutare il grado di aderenza alla Dieta Mediterranea tradizionale dei soggetti i ricercatori hanno utilizzato un questionario e assegnato un punteggio che va da 0 a 10. Un follow-up dopo quasi 8 anni ha rilevato 851 casi di cancro clinicamente confermati, e gli autori hanno potuto riscontrare che un più alto grado di aderenza alla dieta mediterranea si associa a una minore incidenza del cancro globale. In particolare, un incremento di due punti nel punteggio di aderenza alla Dieta corrisponde a una riduzione del 12% dell’incidenza di cancro. Lo studio EPIC ha inoltre evidenziato che l’interazione tra i componenti della Dieta potrebbe avere effetti di maggiore entità che l’assunzione di singoli componenti della Dieta. L’indagine dello studio EPIC, ancora in corso, fornirà preziose informazioni scientifiche sui rapporti tra alimentazione e malattie.

Malattie cardiovascolari
L’efficacia della dieta mediterranea nel prevenire eventi cardiovascolari è nota da tempo [Kris-Etherton et al., 2001]. L’aumento di consumo di cibi mediterranei ha inoltre diminuito sensibilmente il rischio di morte precoce in pazienti già colpiti da infarto del miocardio, questo indipendentemente da qualsiasi trattamento farmaceutico.

Uno dei primi indizi che le malattie coronariche sono influenzate dalla nutrizione risale al 1908, quando A. Ignatowski, scienziato russo, osservò come un alto apporto dietetico di colesterolo promuovesse l’insorgenza dell’aterosclerosi nei conigli [Ignatowski AI, 1908]. Nonostante ciò, la comprensione del legame tra dieta, aterosclerosi ed eventi cardiovascolari è relativamente recente [Dale et al., 2014].
I primissimi studi clinici sono stati condotti solo negli anni ’60 -’80 e si limitavano a comparare le abitudini alimentari della popolazione con diete caratterizzate da un basso contenuto di grassi totali e di grassi saturi: lo scopo era quello di abbassare i livelli sierici di colesterolo al fine di prevenire eventi cardiovascolari [Page et al., 1957; Brown et al., 1958; Page et al., 1961; Johnson et al., 1972; Johnson PE, 1972; Page et al., 1968; Caggiula et al., 1981].
Lo studio ATTICA dell’Università di Atene è stato condotto negli anni 2001-2002; vi hanno partecipato 3024 soggetti di età compresa fra 20 e 89 anni, per la maggior parte uomini della regione di Attica in Grecia, scelti perché non presentavano segni di malattia cardiovascolare e infezioni virali croniche al momento dell’arruolamento. Ai partecipanti è stato assegnato un punteggio, chiamato MedDietScore, che misura il livello di aderenza al modello tradizionale della Dieta Mediterranea. Lo studio ATTICA ha dimostrato che u nei pazienti affetti da sindrome coronarica acuta [Kastorini et al, 2016 a,b].
L’esatto meccanismo per cui ciò avvenga non è pienamente compreso, ma si ipotizza che lo stile di vita mediterraneo contribuisca a una normalizzazione dei livelli plasmatici di colesterolo totale e del colesterolo delle lipoproteine a bassa densità (LDL). La Dieta Mediterranea contribuirebbe anche al controllo di altri fattori di rischio cardiovascolare come: insulino-resistenza, disfunzione endoteliale, aggregazione piastrinica, stress ossidativo, infiammazione cronica. In particolare, si ascrive il miglioramento del profilo lipidico alla attività anti-ossidante dei composti polifenolici contenuti nel vino rosso, che provocherebbe anche il miglioramento del sistema di coagulazione e fibrinolisi, dell’aggregazione piastrinica e della funzione endoteliale. In sintesi, secondo un complicato processo, l’attività vasodilatatoria da parte dei polifenoli presenti nel vino si tradurrebbe in un miglioramento del rischio cardiovascolare. Proprietà anti-ossidative e la capacità di ridurre i livelli di LDL si riscontrano anche nell’acido oleico, nei composti fenolici nella vitamina E presenti nell’olio d’oliva, mentre gli acidi grassi polinsaturi e gli acidi omega-3 dimostrano una capacità di ridurre i trigliceridi plasmatici e di ridurre il rischio e la mortalità cardiovascolare tramite un’azione antiaritmica.
Tuttavia, i risultati di questi studi hanno sì mostrato un abbassamento della concentrazione plasmatica di colesterolo, ma non hanno evidenziato una riduzione significativa dell’incidenza di infarto del miocardio o di morte coronarica nei soggetti che seguivano una dieta a basso contenuto di grassi. Risultati ottenuti da studi più recenti come il “Diet Reinfarction Study” del 1994 [Burr et al., 1989], il “Lion Diet Heart Study” del 1999 [de Lorgeril et al., 1999] e l’importante “Predimed” (Prevencion Dieta Mediterranea) del 2013 [Estruch et al., 2013] hanno evidenziato che solo una dieta a basso contenuto di grassi non è sufficiente a prevenire gli eventi cardiovascolari, ma è necessario adottare un modello alimentare e uno stile di vita coerenti con la tradizionale dieta mediterranea. Infatti, la dieta mediterranea a base di verdura, frutta, cereali integrali, pesce e olio d’oliva è in grado di ridurre gli eventi cardiovascolari in maniera più efficace delle diete a basso contenuto di grassi, con effetti uguali o addirittura superiori ai benefici osservati negli studi con le statine. Il sopracitato studio Predimed, per esempio, ha dimostrato che la dieta mediterranea diminuisce le probabilità di infarto, morte cardiovascolare e ictus del 30% rispetto a una semplice alimentazione a basso contenuto di lipidi [Estruch et al., 2013], mentre gli altri studi hanno evidenziato che la dieta mediterranea sembra essere migliore di quelle a basso contenuto di grassi nel ridurre il rischio cardiovascolare a lungo termine. [Burr et al., 1989; de Lorgeril et al., 1999; Li et al., 2013] In conclusione, negli ultimi 50 anni gli studi clinici ed epidemiologici hanno dimostrato che l'”approccio globale” della dieta mediterranea, che presta un’uguale attenzione a ciò che si consuma e a ciò che si esclude, è molto più efficace nel prevenire le malattie cardiovascolari rispetto ad una dieta a basso contenuto di grassi e di colesterolo [Martínez-González et al., 2015].
Il rischio di infarto del miocardio acuto è collegato quasi esclusivamente a nove fattori di rischio. Essi sono: tabagismo, alti livelli di colesterolo, ipertensione, diabete, obesità addominale, stress, mancanza di consumo quotidiano di frutta e verdura, consumo di alcol, mancanza di esercizio fisico. Lo studio Interheart è un vasto studio che si concentra sui soggetti con infarto del miocardio. Sono stati arruolati soggetti in 52 paesi di tutti i continenti, per un numero totale di 15.152 casi e 14.820 controlli [Iqbal et al., 2008;  Anand et al., 2008]. Come casi, sono stati selezionati pazienti che avevano avuto un infarto del miocardio e che si presentavano in unità coronarica entro 24 ore dall’inizio dei sintomi; come controlli sono stati selezionati pazienti comparabili per sesso ed età ma che non avevano avuto malattie cardiache. Lo studio Interheart ha concluso che le strategie di prevenzione della malattia coronarica possono essere basate su principi simili in tutto il mondo, dunque è necessario investire sui fattori di rischio, compresa l’alimentazione.

Invecchiamento

La dieta mediterranea può rallentare l’invecchiamento genetico dei cromosomi. La scoperta arriva da alcuni ricercatori dell’Università di Exeter, in Gran Bretagna, che hanno seguito per 10 anni lo stato di salute di circa 5.000 persone, concludendo che “chi segue la famosa dieta mediterranea aiuta il proprio DNA a restare giovane e sano“. Lo studio inglese è riportato dal sito In a Bottle (https://www.inabottle.it/it/benessere/dieta-mediterranea-mantiene-giovani). La conferma viene da uno studio americano, condotto da un gruppo di ricercatori del Brigham and Woman’s Hospital di Boston e pubblicato online sul British Medical Journal, i quali hanno dimostrato che uno stile alimentare “all’italiana” (ovvero, la dieta mediterranea) è associato alla maggiore lunghezza dei “telomeri”, sorta di “cappucci protettivi” del DNA, ossia sequenze di nucleotidi che si trovano all’estremità dei cromosomi e sono considerati un segno di invecchiamento a livello cromosomico [Blackburn EH, Epel ES, Lin J., 2015; Crous-Bou et al., BMJ]. Pertanto, una dieta corretta secondo lo stile mediterraneo, l’esercizio fisico moderato e pratiche di gestione dello stress possono influire positivamente sul processo d’invecchiamento cellulare, poiché sarebbero in grado d’indurre un consistente allungamento dei telomeri [Ornish et al., 2013].
I telomeri hanno la stessa funzione dei cilindretti di plastica alle estremità dei lacci da scarpe: proteggono il “laccio” ovvero il DNA a doppia elica e gli impediscono di sfilacciarsi durante momenti delicati e instabili come le divisioni cellulari. In effetti, le cellule dell’organismo devono andare continuamente in divisione e proliferare per rinnovare gli organi e i tessuti. Ma questo – a meno che non si trasformino in cancerose – non possono farlo all’infinito perché ad ogni divisione i telomeri perdono un pezzetto e si accorciano per cui prima o poi non riescono più nella loro funzione [Lin et al., 2016]. Quando questi continui sminuzzamenti rendono il telomero un moncherino quasi inesistente, la cellula non si divide più. La lunghezza dei telomeri è correlata alla mortalità [Needham et al., 2015]. Per fortuna esiste un enzima, la telomerasi, che, in certe condizioni, permette ai telomeri di riallungarsi, posponendo, così, la morte delle cellule. La dieta mediterranea e l’esercizio fisico operano in senso protettivo [Goglin et al., 2016], laddove condizioni perduranti di stress [Fair et al., 2017], povertà [Geronimus et al., 2015], depressione [Wojcicki et al., 2015] carenza di sonno favoriscono l’accorciamento dei telomeri. È stata inoltre provata la connessione tra telomeri corti (in particolare quelli dei globuli bianchi) e diabete tipo II, come pure col grasso addominale, più che l’obesità in generale.

Demenza e patologie neurodegenerative

Tra i possibili fattori che possono influenzare sia l’insorgenza che la progressione della demenza, lo stile dietetico ha un ruolo importante e l’aderenza alla dieta mediterranea ha suscitato molto interesse. La dieta mediterranea, infatti, è caratterizzata dall’assunzione di alimenti che svolgono un ruolo protettivo per il cervello e che contribuiscono a prevenire il declino cognitivo (nonché lo sviluppo della malattia di Alzheimer in chi già mostra segnali di difficoltà cognitive).
Arricchire la propria alimentazione di cibi di origine vegetale, cereali integrali, pesce e grassi omega 3 a lunga catena e limitare il consumo di alcolici e di carne rossa o processata aumenta del 40% la probabilità di arrivare ai 70 anni senza malattie croniche e disabilità fisiche o mentali [Samieri et al., 2013]. Guidati da Cécilia Samieri, ricercatrice dell’Università di Bordeaux (Francia), gli autori dello studio hanno analizzato le informazioni fornite da più di 10 mila donne compilando questionari specifici sulle abitudini alimentari. I dati, raccolti all’inizio dello studio e circa 15 anni dopo, hanno dimostrato che “una migliore qualità dell’alimentazione nella mezza età è strettamente associata a salute e benessere più elevati nelle persone che raggiungono età più avanzate”.

 

Obesità e sindrome metabolica

La Dieta Mediterranea è un importante alleato sia contro l’obesità che contro la sindrome metabolica [Esposito K, Giugliano D. 2014; Kesse-Guyot et al.,2013], ossia quell’insieme di condizioni (obesità, diabete, ipertensione arteriosa, dislipidemie) che espongono un soggetto a elevato rischio cardiovascolare.
La sindrome metabolica è una condizione in cui coesistono almeno tre fattori di rischio che mettono in pericolo la salute cardiovascolare. A soffrirne è circa un quarto della popolazione mondiale adulta, che a causa di una circonferenza alla vita troppo abbondante, di livelli troppo bassi di colesterolo HDL o troppo alti di trigliceridi o zuccheri nel sangue e valori di pressione sopra la norma hanno una maggiore probabilità di sviluppare malattie cardiache e diabete.
Salas-Salvadó e colleghi hanno scoperto che seguire una dieta mediterranea con l’aggiunta di olio extravergine d’oliva o di noci per una media di 4,8 anni permette di ridurre i livelli di glucosio nel sangue e il grasso accumulato a livello addominale. Nel 28,2% dei casi la sindrome metabolica può essere letteralmente curata [Babio et al., 2014].
Il progetto SUN (Seguimiento Universidad de Navarra) dell’Università di Navarra in Spagna [Martínez-González MA. The SUN cohort study (Seguimiento University of Navarra). Public Health Nutr. 2006 Feb;9(1A):127-31.], ha studiato l’effetto della Dieta su ipertensione, sul diabete, sull’obesità, sulla malattia coronarica e su altre patologie. E’ uno studio ancora aperto, ma il reclutamento è iniziato nel 1999 ed ha raggiunto i 17.500 soggetti circa. I risultati disponibili fino ad ora rilevano che:

  • vi sarebbe un’associazione inversa tra l’olio d’oliva o tra l’adesione a un modello alimentare mediterraneo e l’infarto del miocardio;
  • in particolare per gli uomini, dopo 28,5 mesi una dieta mediterranea ricca di olio d’oliva si associa a un ridotto rischio d’ipertensione;
  • dati relativi a circa 14.000 soggetti hanno anche evidenziato che chi aderisce a una stretta dieta mediterranea presenta un rischio inferiore di sviluppare il diabete;
  • in più di 13.600 soggetti è stata rilevata una minore probabilità di sviluppare eventi cardiovascolari per coloro che seguono una dieta di tipo mediterraneo;
  • l’assunzione di determinate vitamine, presenti in quantità consistenti nella dieta mediterranea, è inversamente associata alla depressione.

Lo studio SUN ha indicato la superiore qualità dei grassi assunti tramite la dieta mediterranea come possibile causa di questi effetti benefici.
Gli studi di De Lorenzo e coll. [De Lorenzo et al., 2010] hanno messo in evidenza il possibile impatto positivo sulla salute della dieta mediterranea biologica (dieta italiana mediterranea di riferimento) rispetto a quella convenzionale, in termini di riduzione dello stato infiammatorio e della disfunzione endoteliale associata con l’obesità e le patologie renali.
Sottolineano, inoltre, per la prima volta, che il consumo giornaliero di alimenti biologici nell’ambito della dieta mediterranea potrebbe essere collegato ad una riduzione di omocisteina, fosforo, colesterolo totale, microalbuminuria e ad un aumento della vitamina B12 nel sangue. Inoltre, la Dieta Mediterranea, articolata in un intervento sugli stili di vita più ampio in uno studio di follow-up clinico, ha migliorato la circolazione a livello di arterie renali nella ipertensione essenziale, attraverso la riduzione delle resistenze intrarenali, e non comporta una modifica dell’insulino-resistenza. Attraverso questo meccanismo vascolare la dieta mediterranea sembra in grado di modificare una componente importante della patofisiologia della ipertensione arteriosa e dell’arterosclerosi.

Conclusioni

La dieta mediterranea rallenta l’invecchiamento ed allunga la vita, oltre ad esercitare altri effetti benefici sulla salute, tra cui la diminuzione del rischio di malattie croniche, come quelle al cuore e il cancro [Crous-Bou M  et al., 2014; Tosti V, Bertozzi B, Fontana L., 2018]. L’effetto protettivo verso diverse patologie croniche sembra motivato dal perfetto bilanciamento tra macro e micronutrienti [Tosti V, Bertozzi B, Fontana L., 2018]. Tra i micronutrienti le vitamine sono essenziali per il benessere dell’organismo e la dieta mediterranea garantisce un adeguato introito di vitamine sia idro che liposolubili.

Inoltre, le persone che basano la loro alimentazione sulla dieta mediterranea hanno telomeri più lunghi, notoriamente associati a una aspettativa di vita maggiore e ad un minore rischio

di malattie legate all’età, tra cui i tumori, l’ictus, la demenza, le malattie cardiovascolari, l’obesità e il diabete [Crous-Bou M  et al., 2014].

Infine, non è mai troppo presto per iniziare a sfruttare i benefici della dieta mediterranea per proteggere cuore e arterie. Secondo uno studio pubblicato su PLoS One [Yang et al., 2014] dai ricercatori dell’Harvard School of Public Health e della Cambridge Health Alliance anche i giovani, indipendentemente dal loro peso e dai livelli di attività fisica quotidiana, possono ridurre significativamente i fattori di rischio cardiovascolare seguendo i principi alla base di questo tipo di alimentazione. Gli autori hanno deciso di incrociare informazioni sullo stato di salute di 780 giovani pompieri statunitensi con i dati relativi alla loro aderenza alle regole della dieta mediterranea. Fino ad oggi la maggior parte delle ricerche che hanno dimostrato le potenzialità di questo regime alimentare in termini di salute cardiovascolare ha coinvolto individui anziani, ma i risultati di questo nuovo studio estendono i suoi benefici anche alla popolazione più giovane. Infatti fra i partecipanti che si sono mostrati più ligi nei confronti delle regole della dieta mediterranea sono state rilevate una riduzione del 35% della probabilità di sviluppare la sindrome metabolica e una diminuzione del 43% del rischio di ingrassare. Per di più chi segue i principi di questo tipo di alimentazione vede anche ridursi i livelli di colesterolo “cattivo” e, allo stesso tempo, un aumento di quelli di colesterolo “buono”.

 

 

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Redazione amaperbene.it

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