Dal Mondo Vegetale

Miglio | Panicum miliaceum Blanco

Il miglio (Panicum miliaceum, L.) è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Graminacee (Poaceae), genere Panicum, specie miliaceum; la nomenclatura binomiale del miglio è quindi Panicum miliaceum; rientra nel raggruppamento dei cereali minori. Nelle regioni dell’Italia meridionale, il miglio viene solitamente indicato con il pittoresco vocabolo vernacolare di “Vulpicoca” (Vulp’coc). La radice etimologica del nome dialettale si deve alle caratteristiche inflorescenze paragonabili per forma alla coda della volpe.

Si tratta di una pianta erbacea annuale che raggiunge l’altezza di 1-1,5 metri; ha un portamento cespitoso, con numerosi culmi significati alla base, robusti. Il miglio ha foglie lanceolate, pelose sul lembo e sulla guaina; l’infiorescenza è una pannocchia grande lunga, pendente da una parte, formata da spighette glabre, racemose; ciascuna spighetta porta superiormente un fiore ermafrodita ed interiormente uno maschile o neutro; glume a due a due nervature, l’inferiore più piccola. Il fiore ha tre stami, un ovario glabro con due stimmi piumosi; la cariosside è lucida, liscia, ellittica, compressa di colore diverso a seconda della varietà. Le cariossidi del miglio sono di dimensioni estremamente ridotte (circa 7 volte in meno di quelle del frumento).

Il miglio non richiede grosse quantità d’acqua ma necessita un clima più caldo rispetto alla media dei cereali. Ha ciclo annuale di tipo primaverile – estivo e la semina avviene, più o meno, nei mesi di aprile o maggio, con raccolta dopo 120 giorni. Il miglio viene spesso impiegato nel completamento dei cicli annuali in seguito a coltivazioni invernali; non richiede una terra particolarmente ricca o grassa e sono sufficienti livelli medio – bassi di azoto e sali minerali. Quando destinato all’alimentazione umana, il miglio va tagliato prima della completa maturazione e lasciato essiccare prima della trebbiatura. La resa del miglio è di circa 1-2 tonnellate per ettaro.

Grazie alla sua rusticità il miglio si adatta facilmente a molti tipi di terreno, purché il clima sia caldo e/o temperato, per cui è diffuso su tutto il pianeta; anche grazie a questa caratteristica, il miglio è stato uno dei primissimi cereali ad essere sfruttati dall’uomo in agricoltura.

Le terre native del miglio sono ancora oggetto di controversie ma, con tutta probabilità, dovrebbero essere comprese nel continente Asiatico (India o Medio Oriente). Non è raro che il miglio sorga spontaneo nei terreni incolti; si presta notevolmente ai suoli aridi o quasi desertici e costituisce una delle principali risorse alimentari del terzo mondo.

Il miglio si è diffuso dai luoghi di origine a partire dall’epoca preistorica, verosimilmente in concomitanza delle grandi migrazioni. I reperti archeologici risalenti all’età della pietra lo collocano in diverse zone dell’Asia e dell’Europa (anche in Italia), ma solo con l’epoca Romana e ancor più nel Medioevo arrivò a costituire una fonte di sostentamento primaria per la popolazione.

Come molti altri cereali, anche il miglio fu scalzato dalle coltivazioni di frumento (più redditizio e predisposto alla panificazione). Nel “Bel Paese”, fin dal XIV secolo d.C., col miglio si preparava una sorta di minestra densa (polenta); ciò avveniva molto prima dell’importazione del mais (100 anni più tardi) e dell’invenzione della relativa polenta veneto-friulana (altri 100 anni più tardi).

Oggi il miglio è considerato un cereale povero e, come detto sopra, la sua coltivazione resta di tipo marginale, parecchio inferiore a quella del frumento; nel vecchio e nei nuovi continenti viene coltivato (in modeste quantità) soprattutto come fonte alimentare per certe piccole specie aviarie.

Anche nel settore dell’allevamento destinato all’alimentazione umana (carne, latte e uova), il miglio risulta meno produttivo di altri cereali, comunque molto economici (ad es. mais e sorgo). Solo nelle zone più aride del globo, il miglio supporta ancora direttamente (ma in maniera parziale) l’alimentazione degli esseri umani.

Pianta oggi quasi dimenticata nell’emisfero occidentale, i paesi maggiori produttori sono concentrati in Africa e in Asia.

Va comunque sottolineato come di recente vi sia una lenta inversione di tendenza, con aumento del consumo di miglio da parte della popolazione umana (settore dietetico e del benessere).

Il miglio può essere utilizzato come qualunque altro cereale grezzo. Innanzitutto, il miglio è un cereale che non contiene glutine e si presta all’alimentazione del celiaco, nonostante talune perplessità dovute alla presenza nel miglio di sostanze capaci di inibire l’enzima perossidasi tiroidea la cui attività coinvolge la sintesi di ormoni tiroidei; quindi un utilizzo regolare e quantitativamente significativo potrebbe ridurre l’attività tiroidea, il che potrebbe essere utile nei soggetti affetti da leggero ipertiroidismo, ma al contrario risultare poco auspicabile nei soggetti ipotiroidei. Non contenendo glutine, la sua predisposizione alla panificazione è minore rispetto alle farine di orzo, frumento e segale. Quando viene combinato con il grano (o la gomma arabica nel caso di prodotti per celiaci), può essere utilizzato per produrre pane lievitato. Da solo, può venire utilizzato per “schiacce” non lievitate.

Grazie al notevole contenuto vitaminico Vit B1, B2, B6, PP (6 mg/100g pari al 40% del fabbisogno giornaliero RDA), acido folico (antianemico) vit E e K, e di minerali, tra cui calcio, ferro (4 mg/100g pari 30% del RDA), magnesio, fosforo, potassio, sodio, zinco, e oligoelementi, il miglio ha certamente una funzione nutritiva eccellente anche perché il contenuto proteico (11%) fornisce una buona qualità di proteine, migliori di quelle del frumento. I grassi nel miglio (4,25%) contengono tutta la gamma dai saturi ai polinsaturi (nettamente prevalenti), lecitina e colina. E’ ricco di antiossidanti, come l’acido ferulico e le catechine, che contrastano lo stress ossidativo.

Il miglio ha un apporto energetico piuttosto alto (100 g di miglio danno un apporto calorico di 340 kcal; i carboidrati disponibili – la maggior parte in forma di amido – sono 65 g mentre le fibre totali 8,5 g)e sovrapponibile a quello degli altri cereali secchi; l’indice glicemico non è basso (= 70), per cui va usato con moderazione nei soggetti diabetici o iperglicemici. La porzione proteica è carente e quella lipidica, seppur maggiore rispetto a molti altri, non è particolarmente influente. L’energia apportata dal miglio deriva principalmente dai carboidrati complessi.

Il contenuto in fibre è notevole; per quel che concerne le vitamine ed i sali minerali, l’INRAN non mette a disposizione molte informazioni dettagliate; si evidenziano comunque ottimi apporti di ferro e di fosforo.

Attenzione perché il valore dietetico è elevato, l’indice glicemico non è basso (= 70)

Per il suo elevato contenuto di aminoacidi solforati e silicio di acido silicico, e non salicilico come erroneamente altrove riportato, è spesso considerato un vero e proprio prodotto di bellezza per pelle e capelli, unghie e smalto dei denti, stimolandone la crescita. Per la cura dei capelli, è utilizzato da sempre e consigliato per irrobustire i capelli e contro la loro caduta.

Nella medicina tradizionale cinese viene considerato un alimento tiepido, meno riscaldante dell’avena. Il suo considerevole contenuto in lecitina e colina lo rende particolarmente adatto alle persone sedentarie, a chi è dedito a lavori intellettuali e ai convalescenti, nonché alle donne in gravidanza.

Essendo ricco di lipidi, lo stoccaggio sotto forma di fiocchi o farina è limitato nel tempo, mentre si conserva a lungo in chicco. È quindi consigliabile macinare i chicchi al momento dell’uso.

Se fatto bollire, si presta il miglio moltissimo alla formulazione di una “polenta grossolana” (progenitrice della polenta di mais).

E’ spesso presente nelle zuppe miste di cereali o cereali e legumi (anche da agricoltura biologica) e non mancano alimenti dietetici per celiaci a base di miglio puro o mescolato ad altri cereali misti. Come molti altri prodotti poco conosciuti, il cereale rientra anche tra gli ingredienti della cucina macrobiotica, di quella vegana, ecc.

Col miglio si possono anche confezionare dolci tipo “croccante” (con caramello). Tradizionalmente, soprattutto nelle regioni africane, la farina di miglio è utilizzata per la produzione di alimenti simili al pane non lievitato; anche il seme intero, cotto al naturale, rappresenta un primo piatto tipico delle suddette aree.

Solo in alimenti dietetici addizionati (utili alla lievitazione), il miglio può essere impiegato nella panificazione. La shelf-life della farina non trattata è piuttosto breve a causa della buona presenza di acidi grassi ossidabili.

I semi di miglio possono essere reperiti in commercio sia integrali che decorticati.

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere

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