La logica delle disuguaglianze

I numeri delle disuguaglianze | Digital divide

Digital divide significa “divario digitale” ed è il divario che c’è tra chi ha accesso (adeguato) a internet e chi non ce l’ha (per scelta o no). Ne deriva una esclusione dai vantaggi della società digitale. Con danni socio-economici e culturali per chi ne è colpito.

Considerare Internet come un bene comune significa permettere a tutti, dagli abitanti delle smart city a quelli dei centri rurali, di avere un accesso libero e paritario alla Rete. Questo è un dovere degli Stati e di chi si occupa di internet governance. L’accesso paritario alla Rete va di pari passo con l’uguaglianza delle condizioni economico-sociali. La recente giurisprudenza ha riconosciuto l’esistenza di un vero e proprio «danno da digital divide», provocato dalla privazione del diritto di accesso che impedisce all’individuo l’esercizio dei propri diritti online. Tale condizione comporta una mancata opportunità d’inclusione.

In Italia, solo il 42% degli italiani ha competenze digitali di base, mentre la media europea arriva al 58%. Più marcato il divario tra Nord e Sud. Tra le regioni che fanno meglio rispetto alla media nazionale otto su undici sono al Nord.

Per evidenziare l’eventuale divario digitale, l’Istat ha utilizzato indicatori come la disponibilità in famiglia di almeno un computer e della connessione a Internet, così da valutarne l’effettivo utilizzo. Dal rapporto emerge un aumento dell’uso delle tecnologie digitali, anche in conseguenza della pandemia, ma con diversi ritmi a seconda dell’età e del genere degli individui e dell’area in cui si vive. Sono queste diversità a generare il digital divide italiano.  

Secondo il rapporto, nel 2020, il gap tra Nord e Sud era di circa 10 punti percentuale, data la minor disponibilità di device adeguati e connessioni efficienti nella parte meridionale del Paese.  I forti divari tra Centro-Nord e Mezzogiorno sono, secondo il BES, una delle cause del costante ritardo dell’Italia rispetto alla media dei Paesi UE. Svantaggiate di più le donne e gli anziani mentre il divario è minore tra i giovani e i giovanissimi.

Un quadro simile è stato offerto dall’edizione 2022 dell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI)[1], che ha collocato l’Italia al 18° posto tra i 27 Stati membri dell’Unione Europea; la situazione non è positiva neppure dal punto di vista del capitale umano, dove l’Italia si colloca al 25° posto: “Otre la metà dei cittadini italiani non dispone neppure di competenze digitali di base” e, nonostante il 46 % delle persone abbia almeno competenze digitali di base, il nostro Paese si colloca al di sotto della media UE, pari al 54 %.

Secondo il rapporto Ue sulla coesione[2], nel Mezzogiorno un terzo delle persone non ha mai usato un pc. Nord e Sud del Vecchio Continente viaggiano a due velocità anche su banda ultralarga, Industria 4.0 e e-business. La Lombardia infatti si dimostra la regione con le migliori performance, seguita da Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Piemonte e province autonome di Treno e Bolzano. La Calabria è ultima in classifica.

 

[1] Report DESI 2022 della Commissione Europea http://europa.formez.it/content/indice-desi-2022-litalia-si-conferma-crescita-attestandosi-18esimo-posto-europa

[2] European Commission: 8th cohesion report – https://ec.europa.eu/regional_policy/information-sources/cohesion-report_en

Prof. Giuseppe Castello

Giuseppe Castello è nato a Caposele [AV] il 06 agosto 1949. Ha studiato Medicina & Chirurgia presso l'Università degli Studi di Napoli dove si è laureato nel 1974. Leggi di più...

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