La Food forest

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Una food forest, o foresta commestibile, o frutteto boschivo o bosco commestibile, o foresta alimentare, o foresta di cibo, o giardino commestibile è un sistema agricolo sostenibile che imita la struttura e il funzionamento di un bosco naturale per produrre cibo in modo sostenibile e con bassa manutenzione. Questo sistema si basa su una biodiversità di piante che crescono su più livelli, come alberi da frutto, arbusti, piante erbacee e rampicanti, che lavorano in sinergia per creare un ecosistema resiliente e autosufficiente.
L’idea è quella di creare un sistema autosufficiente che, in primo luogo, si autosostenga limitando sprechi, consumi, inquinamento, sfruttamento di suolo e manodopera, costi, quindi un sistema a ciclo chiuso; in secondo luogo, che riesca a garantire l’autosufficienza della famiglia o di una comunità.
Caratteristiche principali
- Biodiversità: L’obiettivo è creare un ecosistema ricco di specie diverse, che collaborano tra loro, anziché competere: include piante medicinali, leguminose, cereali e ortaggi in sinergia con la flora e la fauna locali.
- Struttura a più livelli: Le piante sono organizzate in livelli che includono alberi ad alto fusto (da frutto e da legna), arbusti (come lamponi e ribes), piante erbacee, piante rizomatose, tappezzanti e rampicanti, replicando l’organizzazione di un bosco naturale.
- Sostenibilità e bassa manutenzione: Simula un bosco naturale, riducendo la necessità di interventi esterni come fertilizzanti, pesticidi, irrigazione intensiva e potature, grazie all’equilibrio ecologico che si crea.
- Principi di permacultura[1]: È un modello di gestione del territorio che segue i principi della permacultura, progettando spazi che siano autosufficienti e resilienti.
- Sistema a ciclo chiuso: Si basa sul riciclo delle sostanze nutritive attraverso la decomposizione della materia organica (come foglie e rami potati e lasciati a terra) che diventa humus per fertilizzare il suolo.
- Utilizzo di piante perenni: Si dà priorità alla coltivazione di specie perenni o pluriennali, riducendo il lavoro necessario rispetto all’agricoltura annuale.
Come funziona
- Le piante di supporto (alberi più grandi) forniscono ombra e protezione alle piante più giovani e a quelle che necessitano di più sole.
- Le piante tappezzanti e le leguminose aiutano a trattenere l’umidità e a fertilizzare il suolo.
- Le piante acquatiche, se presenti, attraggono fauna selvatica e aumentano la biodiversità.
- La manutenzione è ridotta al minimo, intervenendo solo quando necessario, come ad esempio tagliando o potando le piante da supporto per fornire materia organica al suolo.
- Il sistema è progettato per produrre abbondanza di cibo (e altri prodotti) con il minor dispendio di energia e risorse possibile.
Pertanto, la Food forest, assai diffusa in Nord Europa, Australia e Stati Uniti, è la nuova frontiera del biologico in rapida diffusione anche nel nostro paese. La sua principale caratteristica è quella di coltivare, in uno stesso appezzamento e senza uso di pesticidi, essenze forestali, alberi da frutto, ortaggi, piante medicinali e ornamentali in sinergia con le piante spontanee del luogo. Il termine food forest sta a indicare appunto un sistema agricolo multiuso e multifunzionale, dove convivono alberi da legname, piante da frutto, erbe medicinali, leguminose, cereali e ortaggi in sinergia con le piante spontanee e gli animali del luogo. Che si tratti di un piccolo appezzamento o di una grande area rurale, l’obiettivo è quello di ricreare o ripristinare la più ampia biodiversità possibile, simile a quella che si può riscontrare in un ecosistema forestale.
Considerata ormai la nuova frontiera della permacultura, la food forest dà priorità alla coltivazione in consociazione di specie perenni o pluriannuali, in modo da ottenere elevate produzioni di cibo con il minimo dispendio di energia sotto forma di ore di lavoro e consumo di acqua, carburante, concimi e antiparassitari.
I Fondamenti della Food Forest
- Pro-gettazione e organizzazione secondo “livelli”
Proprio come accade in natura, la Food Forest è composta da diversi strati di vegetazione, diversi livelli, in modo da creare un sistema in equilibrio, che si autosostenga, e migliorare la resilienza dell’ecosistema.
Se si osserva con attenzione una foresta, si nota chiaramente che è composta da varie tipologie di piante, di dimensioni differenti, con svariati compiti e ruoli, diversi portamenti, caratteristiche e propensioni. Così, le piante grandi danno la struttura; al di sotto, quelle più basse e gli arbusti; infine le erbacee perenni, annuali e biennali, le tappezzanti e le bulbose e rizomatose che ogni anno sorprendono con fioriture mozzafiato, senza deludere; senza dimenticare le rampicanti e le lianose, alle quali magari poniamo meno attenzione, ma compongono, come tutte le altre, la foresta, svolgendo funzioni fondamentali.
Tali livelli forniscono le linee guida su come progettare il giardino ma non devono manifestarsi rigidamente all’interno dello stesso. La linea guida più importante è sempre quella della creazione di uno spazio naturale che, come tale, non può essere rigido e settorializzato. I layers vogliono essere indicazioni per la suddivisione e la disposizione degli spazi, aiutando a compiere le scelte varietali indirizzate verso la selezione di piante commestibili e utili, appartenenti ciascuna alla categoria in oggetto: Canopy Layer, Low Tree Layer, Shrub Layer, Herbaceous Layer, Rhizosphere, Groundcover Layer, Vertical Layer.
Alcuni esempi per categoria, che approfondiremo in dettaglio nelle prossime pagine:
- Canopy Layer(Piante Grandi): Acero, Betulla, Castagno, Faggio, Ginkgo, Noce, Magnolia, Ontano, Pino, Quercia, Spino di Giuda, Tiglio. Alberature di una certa importanza e dimensione.
- Low Tree Layer(Piante Medie): Albero di Giuda, Albicocco, Biancospino, Ciliegio, Corniolo, Gelso, Giuggiolo, Kaki, Mandorlo, Melo, Melo Cotogno, Nocciolo, Pero, Pesco, Sorbo, Susino. Tutte quelle piante che hanno uno sviluppo contenuto e difficilmente diventano enormi.
- Shrub Layer(Arbusti): Agnocasto, Calicanto, Corniolo, Cotogno Giapponese, Lampone, Mirtillo, Pernettia, Ribes, Rosa, Rosmarino, Rovo Comune, Sambuco, Uva Ursina. Le suffruticose, ovvero le perenni che lignificano alla base, comportandosi come arbusti, e si sviluppano come erbacee nella parte soprastante, possono appartenere a questa categoria come ad alcune delle successive.
- Herbaceous Layer(Erbacee e Piante da Foglia): Agrimonia, Artemisia, Calendula, Camomilla, Fiordaliso, Geranio, Issopo, Lattuga, Malva, Melissa, Verbasco, Verbena. Tutte quelle varietà le cui parti aeree sono nella maggior parte dei casi commestibili o medicinali.
- Rhizosphere(Piante Rizomatose, Bulbose e Tuberose): Acetosa, Allium, Asparago, Cren, Echinacea, Emerocallide, Erba Medica, Finocchio, Iris, Malvarosa, Tarassaco, Topinambur lavorano notevolmente nel sottosuolo generando frutti a noi utili per la cura e l’alimentazione.
- Groundcover Layer(Piante Tappezzanti): Acetosella, Achillea, Arabis, Argentina, Fragola, Menta, Nepeta, Pervinca, Santoreggia, Timo Serpillo, Trifoglio, Viola amano colonizzare il suolo, predominare, radicare, autodisseminarsi.
- Vertical Layer(Piante Lianose e Rampicanti): Akebia, Clematide, Edera, Gelsomino, Glicine, Ipomaea, Kiwi, Luppolo, Lonicera, Passiflora, Vite Comune, Vite Vergine vogliono sempre abbracciare le loro vicine, sono decisamente espansive e affettuose.
- Disegno e progetto basati sulla permacultura
Seguendo i principi della permacultura, lo spazio deve essere progettato a zone secondo le esigenze della famiglia, le usanze, le abitudini, le attività svolte o che si vorrebbero svolgere, i prodotti che si vorrebbero coltivare, le caratteristiche del sito, del clima e dell’ambiente, le risorse naturali presenti come il sole e l’acqua, le proprietà del suolo.
Sono inoltre fondamentali l’osservazione e lo studio dell’ambiente locale, del clima, del suolo, dell’esposizione, della biodiversità, della flora e della fauna, per creare uno spazio che si integri armoniosamente con la Natura esistente e interagisca con essa.
La permacultura mira a creare sistemi sostenibili, autosufficienti e armoniosi, con i seguenti principi e obiettivi
- Osservazione e interazione: si basa sull’osservazione dei sistemi naturali e utilizza sia la saggezza dei metodi di coltivazione tradizionali, sia le moderne conoscenze scientifiche e tecnologiche. Anche se è basata su solidi modelli ecologici, la permacultura crea comunque un ambiente coltivato, progettato per produrre alimenti ad uso umano o animale in misura maggiore rispetto a quanto avviene generalmente in natura.
- Valorizzare le qualità intrinseche di piante e animali: fa risaltare le qualità di piante e animali, unite alle caratteristiche naturali dell’ambiente e alle peculiarità delle infrastrutture, al fine di creare, in città o in campagna, sistemi in grado di sostenere la vita utilizzando la minore superficie possibile di terreno.
- Catturare e conservare l’energia: usufruisce dei flussi energetici già esistenti in natura e delle risorse naturali presenti in grandi quantità, in modo che per la loro produzione non sia necessario distruggere la vita sul pianeta.
- Ottenere un raccolto: garantire che il lavoro produca frutti, sia in termini alimentari che di altri benefici. Lo scopo è la creazione di sistemi ecologicamente ben strutturati ed economicamente produttivi, in grado di provvedere ai propri fabbisogni, evitando ogni forma di sfruttamento e inquinamento, quindi sostenibili sul lungo periodo.
- Applicare l’autoregolazione e accettare il feedback: adattarsi e migliorare continuamente il sistema basandosi sulle osservazioni.
- Usare e valorizzare le risorse rinnovabili: sfruttare le risorse che si rigenerano nel tempo.
- Non produrre rifiuti: minimizzare gli sprechi e riutilizzare i materiali, ove possibile.
- Progettare dal modello ai dettagli: pianificare i sistemi osservando i grandi schemi naturali e poi rifinire i dettagli.
- Integrare anziché segregare: creare sistemi in cui gli elementi lavorano insieme piuttosto che in isolamento. È una disciplina che lavora con, piuttosto che controla natura. È basata sull’osservazione prolungata e ponderata, piuttosto che sull’azione protratta e irriflessiva. È una filosofia che prende in considerazione il ruolo produttivo di piante e animali nel loro complesso, evitando di trattarli come sistemi capaci di generare un unico tipo di prodotto.
- Usare soluzioni piccole e lente: implementare cambiamenti graduali e gestibili.
- Usare e valorizzare la diversità: favorire la biodiversità per garantire la resilienza del sistema.
- Usare e valorizzare i margini: sfruttare le aree di transizione e i margini tra diversi ecosistemi.
- Rispondere creativamente al cambiamento: adattarsi alle variazioni e trovare soluzioni innovative.
La permacultura adotta un’etica a tre dimensioni: cura della terra, cura delle persone e investimento del surplus di tempo, denaro e materiali al fine di realizzare questi obiettivi.
- Cura della terrasignifica attenzione a tutti gli esseri viventi e non: terreni, specie vegetali e loro varietà, atmosfera, foreste, micro-habitat, animali e corsi d’acqua.
- Cura delle personesignifica rispettarle garantendo loro un’alimentazione sana, una dimora sicura in un contesto piacevole e naturale, uno stile di vita umano, un lavoro soddisfacente.
- Investimento di tempo, denaro e materialisignifica mettere a disposizione queste risorse per aiutare gli altri e curare la terra.
La chiave è la cooperazione, non la competizione.
Pianificazione a zone
“Pianificare a zone” significa disporre gli elementi di un sistema secondo la frequenza d’uso e di manutenzione. Le aree in cui ci si reca quotidianamente vanno collocate nelle vicinanze dell’abitazione, quelle meno utilizzate vanno poste più lontano.
La divisione in zone viene definita prendendo in considerazione quante volte occorre visitare l’area per operazioni di raccolta o manutenzione.
- Lazona 0 è il centro dell’attività (casa, stalla).
- La zona Iè quella situata nelle immediate vicinanze della casa. È l’area più controllata e intensamente utilizzata (orto, vivaio).
- La zona II è anch’essa intensamente curata e densamente coltivata (piante officinali, piccoli arbusti).
- La zona IIIospita alberi da frutto e colture principali.
- La zona IVè poco curata, semiselvaggia, adatta alla raccolta di frutti selvatici.
- La zona Vè un’area lasciata allo stato naturale oppure solo lievemente gestita dall’uomo.
- Creazione e Stimolazione della Biodiversità
La Food Forest deve essere in grado di stimolare e incrementare la biodiversità tramite:
- La varietà delle piante: più è ricca la scelta delle piante, più insetti, uccellini, mammiferi e altri animali saranno attratti, salvaguardando l’estinzione di alcuni di essi.
- La creazione di habitat naturali: è sempre bene e consigliabile creare nidi, rifugi, ripari per la fauna selvatica, in modo che si possa installare nel nostro spazio, trovare riparo, proteggersi, rifugiarsi.
- Il ripristino di habitat esistenti: conoscere il luogo in cui si progetta e realizza la Food Forest è fondamentale sia per ripristinare vecchi habitat esistenti, sia per creare un sistema sostenibile e rispettoso nei confronti dell’intorno.
- L’agricoltura sostenibile: metodi di agricoltura sostenibile come la Permacultura e la Biodinamica favoriscono l’installarsi di flora e fauna che nelle monocolture non riescono ad ambientarsi.
- L’abolizione di fertilizzanti e pesticidi: possiamo chiaramente immaginare che diserbi, pesticidi e fertilizzanti distruggano drasticamente flora e fauna.
- La gestione dei rifiuti: se riuscissimo a creare un sistema a ciclo chiuso e non produrre rifiuti, sicuramente limiteremmo l’inquinamento terrestre e marino che di conseguenza limiterebbe l’estinzione di alcune specie animali e vegetali.
- La creazione di corridoi ecologici: i corridoi verdi stimolano il movimento della flora e della fauna, le migrazioni, e collegano habitat frammentati, permettendo ad esse di muoversi liberamente.
- Il controllo delle specie invasive: è bene controllare le piante troppo socievoli perché potrebbero essere varietà esotiche che portano all’estinzione di specie autoctone.
Questa biodiversità deve poi essere rispettata da noi umani tramite il riguardo nei confronti degli altri esseri viventi e la loro accoglienza nei nostri spazi verdi. Dovremmo sentirci visitatori all’interno del nostro giardino, non padroni di casa. Padrona è la Natura, flora e fauna in primo luogo, poi veniamo noi. Questa forma mentale ci aiuterebbe sicuramente ad avere un maggiore rispetto nei confronti di ciò che ci circonda, non volendolo dominare, ma osservandolo come qualcosa di magico e meraviglioso.
- Sistema autosufficiente, autonomo, resiliente
- Sistema autosufficiente e autonomo: la Food Forest, una volta stabilizzata, non dovrebbe più aver bisogno di interventi di manutenzione frequenti e impegnativi. Stabilizzata intendo almeno due o tre anni dalla piantumazione. In questo primo arco di tempo deve essere seguita, curata, manutenuta, aiutata ed educata a sopravvivere in futuro. Trascorso tale periodo, nel quale le abbiamo insegnato ad autogestirsi, dovrebbe essere in grado di farlo. Saranno soltanto più necessari interventi straordinari di potatura, pulizia, riordino.
- Sistema resiliente: proprio nel concetto di autonomia ed equilibrio interno del sistema, le piante più forti si instaureranno e predomineranno, quelle più deboli ci abbandoneranno. La Natura conosce il suo ordine e sa trovare il suo equilibrio quindi è bene “lasciarla fare”.
- Sistema permanente, in divenire, in movimento
La Food Forest è considerata un sistema:
- Permanente: poiché è in grado di autogestirsi ed essere autonoma garantendo una permanenza senza tempo;
- In diveniree in movimento dato che alcune piante nascono, altre scompaiono, alcune si mantengono per un lungo periodo, altre per un tempo più breve, alcune viaggiano in giardino, altre rimangono statiche, alcune colonizzano il suolo, altre rimangono timidine nella loro nicchia.
- Sistema a ciclo chiuso
È un giardino ideato per non avere sprechi, consumi, scarti, quindi a ciclo chiuso. Il materiale derivante dagli sfalci, dalle potature, dagli abbattimenti rimane all’interno e viene riutilizzato. Gli scarti alimentari e vegetali vengono mischiati per creare il compost, fondamentale per il benessere delle nostre piante. Vi sono infine aree dedicate allo stoccaggio in cui viene conservato il surplus come legna, rami, potature varie, sfalci, foglie secche, da usare in seguito.
- Utilizzo di piante perenni, perennanti, pioniere
È preferibile utilizzare piante perenni, sempre per una questione di economia, conservazione, rispetto nei confronti della Natura. Capiamo bene che una pianta perenne, ovvero che vive per un lungo periodo di tempo, comporta meno sprechi, costi, consumi rispetto ad una pianta annuale o biennale che dopo questo arco di tempo deve essere sostituita perché ha concluso il suo ciclo vitale. Anche le piante perennanti sono una buona scelta per fornire dinamicità e movimento al giardino, ovvero tutte quelle specie che, per condizioni favorevoli del sito, prolungano per più di due anni il ciclo vegetativo o si disseminano con tanto impeto che riescono ad essere sempre presenti. Le piante pioniere sono consigliabili perché sono molto rustiche, forti, in grado di adattarsi a qualsiasi condizione estrema e di colonizzare rapidamente il suolo. Sono le prime piante ad installarsi su un sito dopo una catastrofe naturale e a crescere in quei posti in cui nessun’altra avrebbe la forza o il coraggio di svilupparsi.
- Orto, frutteto, officinali sono il giardino stesso
Non vi è distinzione tra orto, frutteto, herbarium. Queste aree si fondono in un insieme armonico e danno origine, tutte insieme, al giardino. Come già accennato in precedenza, piante da orto, da frutto, officinali trovano spazio, diffuse, su tutta la superficie verde, senza essere confinate in una zona ben precisa, oppure possono caratterizzare una determinata area in cui vengono svolte le attività familiari come quella della convivialità, del relax, del riposo. Non esistono aree e funzioni confinate come ad esempio l’orto, con sole piante da orto, in cui si coltiva e basta; il frutteto, con soli alberi da frutto in cui si pota, si raccoglie e nient’altro.
La Food Forest, dunque, non ha nulla a che vedere con l’orto e il frutteto tradizionali. La prima è a bassa manutenzione, non necessita di numerosi interventi una volta assestata, non richiede trattamenti o raccolti frequenti, non prevede semine o trapianti annuali. I secondi, al contrario, richiedono una presenza continua e costante per interventi di pulizia, raccolta, potatura, semina, trapianto, trattamenti. La prima, inoltre, si basa sulla policoltura e sulla varietà botanica; i secondi sulla monocoltura. È caratterizzata da specie perenni e perennanti, non da annuali come nel caso dell’orto.
- Conservazione e gestione dell’acqua
È fondamentale prevedere bacini, laghetti o cisterne per immagazzinare l’acqua piovana e riutilizzarla per la casa e il giardino.
È consigliabile progettare swales, canali e altri sistemi per distribuire le acque in modo regolare e limitare i danni causati da un violento temporale.
- Supporto alla fauna selvatica e alla flora
È bene creare habitat come tane, rifugi e nidi per mammiferi, volatili e insetti. È anche fondamentale fornire loro piante commestibili, utili, da impollinare. L’idea è quella di creare un ambiente accogliente che li inviti ad installarsi.
È importante, allo stesso tempo, tutelare la nostra flora da parassiti che potrebbero distruggerla. Questo è bene farlo tramite l’utilizzo di insetti predatori in grado di nutrirsi dei parassiti, senza utilizzare pesticidi o altri prodotti chimici che allontanano la fauna e distruggono la flora.
- Ristabilimento della connessione tra uomo e natura
Uno degli obiettivi più importanti della Food Forest è proprio quello di ristabilire il rapporto tra Uomo e Natura, invitarlo a viverla, esplorarla, toccarla, lavorarla, sperimentarla. Lo scopo è quello di riportarlo alle sue origini, a Madre Terra, attraverso un’esperienza diretta che gli permetta di uscirne rigenerato.
Questo viene proprio messo in atto tramite la realizzazione di uno spazio accogliente che invogli a viverlo grazie ad apposite aree di convivialità, relax, riposo. Un giardino in cui fare esperienza della terra tramite la coltivazione, la piantumazione, la cura, la manutenzione, la pulizia, la progettazione e creazione di nuove zone, arredi, pavimentazioni.
Le Piante nella Food Forest
Il giardino commestibile è organizzato ad imitazione della Natura nella sua complessità, una scelta che permette di mantenere l’omeostasi e di conseguenza una buona salute. Uno dei cardini della complessità è certamente la biodiversità. Per questo nella scelta delle piante non dobbiamo limitarci alle specie autoctone. Le piante sanno viaggiare e lo fanno da prima dell’arrivo dell’essere umano, attraverso il vento, l’acqua e gli animali. Il nostro lavoro è soprattutto quello di creare microclimi, in cui poter integrare piante venute da lontano o specifiche di altri climi, e quello di organizzare le piante in comunità, comunità che sanno vivere bene insieme, senza che una specie soffochi o sopraffaccia l’altra. Inoltre, la scelta delle varietà da seminare, trapiantare o piantumare, non deve essere effettuata solo badando alle nostre esigenze, ma anche in modo da mantenere un suolo fertile e da mantenere in salute la flora e la fauna del luogo.
[1] La permacultura è un approccio di progettazione per creare insediamenti umani sostenibili, che si ispira ai modelli degli ecosistemi naturali. Deriva dal termine inglese “permanent agriculture” (agricoltura permanente) e si basa su tre etiche fondamentali: la cura della terra, la cura delle persone e la condivisione equa delle risorse. Non si limita all’agricoltura, ma include anche la progettazione di sistemi sociali ed economici sostenibili. Si concentra sulla creazione di relazioni funzionali e connessioni tra gli elementi per aumentare la diversità, la stabilità e la resilienza di un sistema, proprio come fa la natura. Mira a creare sistemi a circuito chiuso, dove ogni elemento ha più funzioni e le risorse vengono utilizzate in modo efficiente. L’obiettivo è creare sistemi che si auto-sostentano nel tempo, generando più energia di quanta ne consumino.



