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La Corte dei Conti sul Centro Ricerche in Oncologia Pediatrica di Mercogliano

Una delle pagine più brutte della storia del Centro Ricerche Oncologiche di Mercogliano (AV) è stata purtroppo scritta dall’ing. Sergio Florio, 57 anni, “liberal di centro destra” (sostenitore dell’on.le Antonio Martusciello), proveniente dalla ASL2 di Avellino ma nato a Napoli da «padre piemontese».  Nominato dal neo-ministro della Sanità Girolamo Sirchia, professionista più che accreditato per aver ricoperto importanti ruoli presso aziende sia pubbliche che private con riscontri positivi, l’ing. Sergio Florio si insediava alla guida dell’Istituto Pascale (INT), al posto di Alfonso Barbarisi, il 6 luglio 2001. Purtroppo erano molte le cose che non conosceva circa la istituzione che era venuto a dirigere, l’ambiente, il personale; lati buoni, lati cattivi, ma soprattutto lati oscuri.

Appena insediato, l’ing. Florio rilevava una serie di nodi da sciogliere per uscire dalla gestione commissariale, a cominciare dai dati contabili certificati mancanti da una decina d’anni. Invero, la gravità della situazione generata dal grave disordine amministrativo-contabile era stata segnalata dal dottor Giorgio Di Dato, ispettore del Ministero del Tesoro, che avendo preso in esame la gestione dell’Istituto Pascale dal 1990 al 1994 aveva messo in evidenza ben 126 contestazioni alla gestione amministrativa dell’Istituto; stante la gravità dei contenuti il verbale di ispezione era stato trasmesso al Ministro del Tesoro,  al Ministro della Sanità, oltre che alla Procura della Repubblica di Napoli e a quella regionale della Corte dei Conti fin dal il 2 ottobre 1995, per l’accertamento delle responsabilità dei competenti amministratori e revisori contabili.

Su sollecitazione di Florio, il PM della Procura di Napoli Maria Cristina Ribera, avviava le indagini e convocava per il 21/11/2002 ben venti indagati per truffa e abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sui mancati bilanci amministrativi del Pascale.

Si apriva così uno pei periodi più bui per la Fondazione, con collaboratori della Procura appartenenti a tutti i ruoli ed a tutte le armi in giro per l’Istituto, a cercare prove, sequestrare documenti, e via dicendo, con blocco sostanziale delle attività.

Errore imperdonabile commesso dall’ing. Florio aver coinvolto nell’indagine il nascente Centro di Ricerche Oncologiche in Pediatria di Mercogliano (CROP). L’errore era imperdonabile perché l’ing. Florio non aveva assunto sufficienti informazioni sul progetto e sull’opera, informazioni facilmente acquisibili da un semplice colloquio con il Direttore Scientifico dell’INT e responsabile scientifico del CROP.

Sergio Florio proveniva dalla ASL di Avellino, e non aveva alcuna esperienza di IRCCS che occupano un posto ben definito e specifico nella organizzazione del SSN ed hanno una specifica normativa. A dire il vero anche gli alti funzionari della Regione hanno a lungo ignorato la natura giuridica dell’Istituto, assimilato alle fondazioni religiose e non già alle Aziende Sanitarie Locali (ASL).

Gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) sono stati istituiti per creare un trait-d’union tra gli Enti di Ricerca e le Università, deputati appunto alla ricerca e formazione, e le Aziende Sanitarie/Ospedaliere deputate essenzialmente alla assistenza e cura dei malati. La Fondazione Giovanni Pascale è stata uno dei primi enti ad acquisire lo stato di Istituto di Ricovero e Cura Carattere Scientifico (già dal 1940). Gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) sono strutture di eccellenza del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che perseguono finalità di ricerca, prevalentemente clinica e traslazionale, nel campo biomedico, in quello dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari. Gli IRCCS erogano anche prestazioni di ricovero e cura di alta specialità oppure svolgono altre attività aventi carattere di eccellenza.

La loro peculiarità consiste nella cosiddetta traslazionalità dell’attività di ricerca, vale a dire nella trasferibilità alla pratica clinica dei risultati della ricerca.

Gli IRCCS accedono ai fondi che il Ministero della Salute mette a disposizione per sviluppare l’attività di ricerca (ricerca corrente, ricerca finalizzata e finanziamento in conto capitale per il rinnovamento tecnologico). Beneficiano, inoltro, della destinazione del 5 per mille sulla dichiarazione dei redditi di cittadini e aziende.

L’ing. Florio, all’epoca della nomina a Commissario dell’Istituto Pascale, evidentemente ignorava tutto questo, e per giunta aveva dei pessimi consigliori che l’avevano messo in guardia circa l’Istituto e su quanto avrebbe trovato. Tra questi il dr. Gennaro Niglio, revisore dei conti dell’Istituto prima (decreto dell’8 aprile 1993 del Ministro della Sanità) e poi Commissario straordinario dello stesso Istituto Pascale di Napoli con decreto del 3 gennaio 1995 dell’allora Ministro della sanita’ onorevole Costa. Il dr. Niglio aveva dovuto rispondere al PM Ribera circa i rilievi mossi dal dottor Di Dato (ved. al riguardo le Interrogazioni parlamentari a risposta scritta 4/15157 e 4/15893 presentate   in data 1995.10.25 e 1995.11.16, rispettivamente).

Sicché l’ing. Florio, senza aver approfondito le proprie conoscenze circa i fini istituzionali degli IRCCS e tanto meno circa il Progetto per la realizzazione di un Centro di Ricerche in Oncologia Pediatrica, semplicemente sulla base di “intimidazioni” e false illazioni, invocava l’intervento della Procura Generale della Repubblica perché indagasse per presunti illeciti commessi per la realizzazione di detto progetto.

Nel frattempo, assecondando un’interpretazione soggettiva al progetto originale, operava un totale stravolgimento di quest’ultimo. In altri termini, “ospedalizzava” il Centro di Ricerche[1]. Con atto dell’ 8 aprile 2002, chiedeva al comune di Mercogliano l’autorizzazione per la realizzazione della struttura socio-sanitaria del CROP; autorizzazione rilasciata soltanto in data 14 luglio 2003, dopo che l’ente locale aveva richiesto all’Istituto Pascale la documentazione integrativa necessaria per assentire l’abitabilità e l’uso del CROP negli edifici dell’ex IPAI; infine con nota n. 3906 del 6 maggio 2003, in riscontro a specifica richiesta della Procura Regionale presso la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Regione Campania, precisava che la struttura di Mercogliano, ancorché non operativa, poteva essere utilizzabile nel “breve periodo”.

Il progetto stralcio del Centro Ricerche in Oncologia Pediatrica di Mercogliano prevedeva in effetti, la ristrutturazione ed adeguamento dell’intera struttura finalizzata alla realizzazione di un Centro di eccellenza (riferimento e centro servizi) per le malattie rare, con particolare attenzione alle condizioni correlate al cancro (cancer-related rare diseases). Questo per evitare ogni assimilazione ad un centro assistenziale pediatrico, come sostenuto da tutta la documentazione presentata ed approvata a sostegno del progetto; veniva prevista l’attivazione prioritariamente dei soli laboratori di ricerca; invero effetti, trattavasi di un centro essenzialmente di diagnosi di patologie rare predisponenti al cancro, ove il ricovero poteva esistere solo in via temporanea, per il tempo strettamente necessario alla diagnosi dopodiché i piccoli pazienti sarebbero stati assistiti  dalle strutture pediatriche della zona. In tale struttura, conformemente e coerentemente alla normativa che regola gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, l’assistenza era strumentale alla ricerca.

L’ing. Florio capovolgeva tale assioma: il Centro di Ricerca diventava un Ospedale Pediatrico; conseguentemente prevedeva, senza riferimenti realistici, un costo per l’assistenza pediatrica pari a 2.500.000 euro per posto letto per anno, con costi primi dell’ordine di 125 milioni di euro, 160 unità di personale a regime. Su tale base avanzava richiesta al Ministero della Salute di finanziamenti aggiuntivi per almeno (prima taratura) 5 milioni di euro per il funzionamento con circa 50 ricercatori spesabili (nota CSA 03480 del 3.04.02). La richiesta di finanziamenti aggiuntivi veniva reiterata con note del 5 febbraio 2002, 4 aprile 2002 e 15 aprile 2002 indirizzate agli organi regionali e al Ministero della Sanità. Per salvare, almeno in parte, l’azione pediatrica e quella oncologica del progetto originale veniva proposta la realizzazione in Mercogliano di un Centro di Ricerca e assistenza per malattie rare. La nota veniva accompagnata da pesanti critiche verso la pregressa amministrazione ed il progetto originario che sollecitavano la Procura Regionale della Campania della Corte dei Conti. L’intervento di quest’ultima ha determinato – come detto – la paralisi del CROP ovvero il blocco di tutte le iniziative tese ad attivare la struttura.

Recependo pienamente quanto sostenuto dall’ing. Florio, la Procura Regionale concludeva le indagini citando in giudizio (atto di citazione G203/00120 prot. 35774/R del 13.12.2003) tutti gli amministratori e funzionari dell’ente che avevano avviato, partecipato e portato a compimento, nell’arco di poco meno di un decennio, l’iniziativa della realizzazione del CROP.

Nel giudizio di responsabilità succedutosi, la Corte dei Conti – Sezione Giurisdizionale per la Regione Campania – avendo riconsiderato il fatto nella sua completezza, pronunciava la Sentenza 1558 del 12/10/2004. Nel fatto,

  • ricostruiva l’intera vicenda amministrativa che aveva portato alla realizzazione dell’opera;
  • riprendeva le asserzioni dell’organo requirente che aveva messo in evidenza il grave errore programmatorio in cui erano incorsi gli amministratori succedutisi nel tempo i quali
    • non si erano mai posti il problema delle spese di gestione della struttura di ricerca e assistenza;
    • non avevano predisposto i fondamentali contatti e collegamenti con il mondo medico e scientifico e della ricerca;
    • non avevano considerato “le somme necessarie per l’esercizio dell’ospedale”, rendendo sostanzialmente velleitario il progetto;
    • col loro comportamento avevano generato un danno per le pubbliche finanze quantizzabile in complessivi euro 2.868.166, 95 oltre interessi legali e spese di giustizia; tale danno, per l’importo sopra menzionato, andava interamente addebitato alla condotta gravemente colposa degli amministratori e segretari generali dell’Istituto, dott.ri Raffaele Iacono, Carmine Esposito, Fiorentino Lo Vuolo, Giovanni Forte, Gennaro Niglio, Giuseppe Ferraro, Alfonso Barbarisi, Renato De Franchis e Oreste Pennasilico
    • in conclusione, l’elemento soggettivo della colpa grave veniva ravvisato – dal requirente – nella scriteriata gestione della cosa pubblica.
  • ascoltava le memorie difensive di tutti i convenuti, tutte volte a contestare gli addebiti ricevuti e l’esistenza di un danno.
    • Tra di esse, la difesa del dott. Giuseppe Ferraro (memoria del 2 aprile 2004), il quale sottolineava come l’impianto accusatorio della Procura ricalcava pedissequamente le considerazioni svolte dal Commissario Straordinario – ing. Florio – il 4 aprile 2002 e involgeva indiscriminatamente – in quella che viene definita “scriteriata gestione” – l’insieme dei comportamenti attivi ed omissivi dei responsabili succedutisi al governo dell’Istituto Pascale. Contestava i criteri esplicitati dal requirente al fine di individuare i singoli presunti responsabili e rilevava l’assoluta mancanza di elementi probatori e istruttori a sostegno delle censure rivolte ai convenuti, laddove il pregiudizio economico riscontrato è da addebitare piuttosto alla inversione di scelta operata dal commissario Florio, in virtù della quale il costo per l’attrezzamento della struttura per contestuali finalità di ordine assistenziale risulta inutilmente sostenuto.
  • affrontate le singole questioni concludeva riconoscendo il grave errore programmatorio in quanto l’operato dell’amministratore non aveva affrontato in maniera seria, programmata e concreta l’aspetto gestionale del Centro; pertanto riteneva che i dott.ri Alfonso Barbarisi e Oreste Pennasilico, avevano con la loro condotta gravemente colposa cagionato un danno all’Istituto di appartenenza (danno quantificato in complessivi euro 382.511,70, oltre interessi legali e spese di giustizia, 214.693,70 euro a carico del prof. Alfonso Barbarisi e 818,00 euro del dott. Oreste Pennasilico); assolveva tutti gli altri per la sostanziale infondatezza degli addebiti e l’assenza di elementi probatori sufficienti.

Tale sentenza veniva impugnata dal prof. Alfonso Barbarisi e dal dott. Oreste Pennasilico che presentavano appello contro la Procura Regionale della Corte dei Conti, presso la Sezione giurisdizionale per la Regione Campania, e la Procura Generale presso la Corte dei Conti. Queste, con sentenza n. 72/07 del 7 dicembre 2005 e pubblicata il 2/03/2007assolveva Barbarisi Alfonso e Pennasilico Oreste dagli addebiti loro contestati.

Certamente hanno agevolato le decisioni dei giudici le considerazioni che:

  • la realizzazione del CROP era stata giudicata compatibile con gli standards di programmazione regionale (L.R. n. 2/98) – del. n. 3794 del 9/07/1999;
  • i lavori, iniziati nel novembre 1999, erano stati portati a termine il 20/06/2001 e collaudati in data 7/12/2001, nel pieno rispetto del programma approvato, dei capitolati tecnici e della tempistica programmata;
  • il giudice di primo grado è andato incontro ad un sostanziale travisamento dei fatti.

Certamente con tale sentenza n. 72, depositata solo a marzo 2007, si è posto finalmente e definitivamente fine all’iter giudiziario iniziato oltre quattro anni prima,he di fatto ha ritardato l’apertura del Centro Ricerche di Mercogliano, comportando una lunga perdita di tempo, di risorse anche economiche, obsolescenza per le apparecchiature, ma soprattutto una notevole perdita di credibilità per il Centro Ricerche e non solo, che avrebbe inciso profondamente sul futuro della struttura.

Ad onor del vero, il comportamento dell’ing. Florio è successivamente cambiato; una volta resosi conto della bontà del progetto ne è divenuto un forte sostenitore.

[1] Val la pena ricordare le affermazioni del prof. Lucio Palombini che rassegnando le dimissioni da Direttore Scientifico dell’INT (dal 12/07/2002 a ottobre 2002) adduceva a motivazione che: “Credo che la figura del Direttore Scientifico abbia senso in un istituto che privilegi la ricerca; se il Pascale viene considerato un ospedale, allora basta il direttore sanitario”.

Prof. Giuseppe Castello

Giuseppe Castello è nato a Caposele [AV] il 06 agosto 1949. Ha studiato Medicina & Chirurgia presso l'Università degli Studi di Napoli dove si è laureato nel 1974. Leggi di più...

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