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Granchio blu reale | Callinectes sapidus

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Il granchio reale blu o granchio azzurro (Callinectes sapidus Rathbun, 1896) è un crostaceo decapode (cioè con dieci zampe) che appartiene alla famiglia dei Portunidae; si tratta pertanto di una specie autoctona delle coste atlantiche del continente americano.

La specie è originaria della sponda occidentale dell’oceano Atlantico, dove vive lungo le coste dell’intero continente americano, dalla Nuova Scozia all’Argentina, spingendosi anche lungo i corsi dei fiumi, poiché è in grado di tollerare salinità inferiori al tre per mille.

Purtroppo negli ultimi anni sono arrivati anche nelle acque del Mar Mediterraneo trasportati dalle cosiddette “acque di zavorra” delle navi, ossia delle cisterne che le grandi navi transatlantiche riempiono di acqua marina per stabilizzare lo scafo e che poi scaricano nei porti di attracco. Così dalle coste del continente americano i primi esemplari di granchio blu sono quindi arrivati nel Mediterraneo, dove hanno iniziato a riprodursi a causa delle condizioni climatiche favorevoli. In Italia i primi avvistamenti di questo animale risalgono al In Italia i primi avvistamenti ufficiali riguardano Marina di Grado e la Laguna di Venezia e datano, rispettivamente, 1949 e1951; poi, in ordine di tempo, ci sono le segnalazioni per il porto di Genova (1965) e per la Sicilia (1970); ma è solo da qualche anno che l’aumento della sua presenza è considerato una minaccia per i nostri ecosistemi costieri.

Tra luglio e agosto di quest’anno (2023) questa specie di crostaceo si è diffusa su tutte le coste italiane, specialmente quella adriatica, causando problemi alla pesca in Emilia-Romagna, in Toscana e nella zona del delta del Po, in Veneto. In particolare i granchi blu danneggiano l’attività dei pescatori perché tagliano le reti da pesca con le chele, si cibano di tutto (soprattutto degli avannotti, i piccoli dei pesci), distruggono gli allevamenti di molluschi come cozze e vongole. Questo animale non ha un predatore naturale nelle nostre coste e si riproduce con molta facilità: per questo motivo negli ultimi tempi si è parlato di “invasione” vera e propria da una specie aliena.

Descrizione morfologica
La specie misura fino a 15 cm di lunghezza e 23 cm di larghezza, per circa un chilo di peso: presenta corpo più largo che lungo, di forma ellittica; superficie dorsale granulosa e di colore variabile dal grigio al blu verdognolo; è dotato di due denti frontali di forma triangolare o spuntoni ai due lati del corpo e margine anteriore seghettato. Le zampe sono piuttosto allungate, col primo paio tramutato in chele, più grandi nei maschi rispetto alle femmine: il colore del corpo è verde oliva superiormente, mentre il ventre è bianco-azzurrino e le zampe presentano l’attaccatura e la parte terminale di un colore blu intenso. Le appendici natatorie sono compresse e il quinto paio ha i segmenti distali a forma di racchetta.

Nell’addome maschile i segmenti 3-5 sono fusi, a forma di T rovesciata. I primi pleopodi si estendono al quarto sternite toracico. Durante il periodo della muta, sull’ultimo paio di zampe, appiattite ed adattate al nuoto, appaiono delle macchioline rosa, che acquistano via via colore divenendo sempre più rosse man mano che la muta si avvicina.

La femmina può deporre fino a 8 milioni di uova.

Vive tranquillamente a temperature comprese tra i 3 e i 35 gradi, in fondali da pochi fino a 90 metri di profondità, prediligendo fondali fangosi e sabbiosi; sopravvive a basse concentrazioni di ossigeno ed essendo una specie eurialina ed euriterma si incontra spesso nei fiumi. In particolare, gli estuari dei fiumi e l’acqua salmastra delle paludi sono aree predilette per la riproduzione che avviene tra la primavera e l’autunno; si riproduce molto velocemente; ha una vita breve, non supera i 4 anni.

L’elevata fecondità, la sua aggressività, la sua voracità sono proverbiali. In alcune aree la sua attività predatoria ha causato il declino delle popolazioni di molluschi bivalvi (ostriche, vongole, mitili). Altri effetti negativi sull’attività di pesca comprendono i casi di predazione sui pesci catturati tramite reti da posta ed il conseguente danneggiamento delle reti. La sua dieta onnivora prevede inoltre il consumo di alghe ed occasionalmente sono osservati fenomeni di necrofagismo. In poche parole, mangia qualunque cosa: vongole, cozze, crostacei, uova e pesci, in particolare gli avanotti, cioè i pesci appena nati, andando così a intaccare direttamente non solo la popolazione futura ma l’intero ecosistema marino causando gravi danni economici al settore ittico.

Nel suo habitat originario rappresenta una fonte importantissima di cibo per i suoi predatori naturali, cioè anguille, razze, scienidi, Morone saxatilis noto come persico spigola, trote, alcuni squali, Rhinoptera bonasus e Dasiatidi e, naturalmente, gli esseri umani. Ma se portato altrove, soprattutto in sistemi più piccoli e delicati del vasto oceano Atlantico, l’assenza di predatori e la sua capacità riproduttiva lo rendono una specie aliena invasiva in grado di decimare le specie locali.

Purtroppo il granchio reale blu non ha un predatore naturale nei nostri mari e la pesca intensiva (o il relativo incremento del consumo culinario) non paiono costituire la soluzione del problema. Cercare di eradicare una specie invasiva come questa facendola entrare nella nostra dieta quotidiana è una soluzione quantomeno semplicistica di un problema che è in realtà molto complesso.

Utilizzi del granchio blu
Il granchio blu può avere diversi utilizzi oltre a quello alimentare, perché il suo carapace (la sua “corazza” esterna) è ricco di componenti come chitina e chitosano che possono essere usati nell’industria cosmetica e in quella farmacologica. Al momento, queste due realtà vanno concretizzate,

Nelle loro zone d’origine, questi crostacei vengono pescati in quantità per uso alimentare: in particolare, vengono considerati una prelibatezza quelli pescati nella baia di Chesapeake, dove essi costituiscono un’importante risorsa (valutata in oltre 100 milioni di dollari USA negli anni ’90; la domanda si è successivamente dimezzata).

Per far fronte alla continua richiesta, gli Stati di Maryland e Virginia, che si affacciano sulla baia, hanno emanato speciali provvedimenti, volti a salvaguardare le popolazioni rimanenti, fra i quali il divieto di pescare esemplari di diametro inferiore ai 14 cm e restrizioni varie circa i periodi in cui effettuare la pesca. A causa di tali provvedimenti, per far fronte alla forte domanda i due Stati americani hanno dovuto ricorrere all’importazione da altri Stati (Carolina del Nord, Louisiana, Florida e Texas) o addirittura dal Sud-est Asiatico.

Negli Stati Uniti orientali questi animali vengono bolliti in acqua, aceto e varie misture di erbe aromatiche: per poterli cuocere a piacimento, essi vengono gettati in scolapasta ed estratti una volta raggiunto il colore rosso, tipico dei crostacei bolliti.

Per estrarre la polpa del granchio, è necessario “scoperchiarlo” e in seguito romperne le varie articolazioni, ricavando un quantitativo di carne modesto rispetto alle dimensioni totali dell’animale. Alcuni considerano le branchie, chiamate tomalley o mostarda a causa del loro colore, una prelibatezza.  Il sapore del granchio blu è meno dolce un po’ più asprigno della carne del granchio comune o della granseola.

La carne del granchio blu, ricca di vitamina B12, viene utilizzata, oltre che come cibo istantaneo, anche come prezioso ingrediente del crab cake e di altre ricette locali. La carne inoltre può essere trattata per la conservazione in appositi stabilimenti ed essere venduta inscatolata.

I granchi catturati appena dopo la muta, e perciò muniti di guscio ancora molle, vengono privati delle interiora e delle branchie e fritti dopo essere stati immersi in una pastella di uova, farina ed erbe aromatiche.

Pesca del granchio blu
La pesca commerciale al granchio reale si effettua tramite particolari nasse, simili a quelle utilizzate per pescare le aragoste e denominate crab pot: tali nasse consistono in reticolati di filo metallico, posti attorno ad uno scheletro di legno o di metallo, a formare una gabbia di forma cubica con due entrate. Tali fori sono studiati in modo che l’animale, entrando attratto dall’esca (costituita da pezzetti di pesce o pollo fissati in una tasca di metallo per impedire agli animali di mangiarli), sia poi impossibilitato ad uscire dal foro. Le varie nasse vengono disposte in lunghi filari e controllate giornalmente, rimuovendo gli esemplari pescati ed eventualmente sostituendo le esche consumate.

I pescatori amatoriali, per pescare occasionalmente qualche granchio, utilizzano sia i palangari, che le nasse: queste ultime, di dimensioni minori rispetto a quelle utilizzate commercialmente e dalle forme anche assai varie. Tuttavia, il desiderio di “prendere un granchio blu” può venire a chiunque, perché può essere anche divertente. Esistono vari metodi per catturare questi crostacei, fra cui quelli che seguono:

  • Guadare: questo metodo è il più semplice ed economico per catturare i granchi. Tutto ciò di cui c’è bisogno è una rete a manico lungo, un secchio e un vecchio paio di scarpe da acqua o trampolieri. Dopo aver individuato un’area poco profonda dove si trovano i granchi, guadare nell’acqua fino a quando non è profonda circa 3 piedi e iniziare a muoversi lentamente parallelamente alla costa. Quando ci si avvicina a un granchio, immergere lentamente la rete nell’acqua, dietro di esso o sul lato opposto del tuo percorso e raccoglilo. Questo metodo funziona meglio di notte, momento in cui però bisogna munirsi di una lampada frontale o una lampara per illuminare la zona.
  • Hand Line: come suggerisce il nome, questo metodo prevede l’utilizzo di una lenza. Avrai anche bisogno di un secchio, un’esca e una rete a manico lungo. Lega un pezzo della barca alla tua lenza, che sia una semplice corda o una lenza pesante, lanciala in acqua e aspetta un morso. Una volta che vedi che la linea diventa tesa, sai di avere un granchio addosso. Tira lentamente la lenza mano dopo mano finché non è a portata di mano con la rete, posiziona la rete sotto il granchio e raccoglila o continua a recuperare fino a quando il granchio non è in superficie, a quel punto di solito cadrà nella rete.
  • Trappole: molti preferiscono posizionare trappole, che ti consentono di occuparti di una canna o di trascorrere del tempo con la tua famiglia mentre aspetti che arrivino i granchi. Sia che tu stia usando una scatola pieghevole/trappola piramidale o una rete a cerchio, il principio è lo stesso. Attacca un pezzo di esca all’interno della trappola/rete, calalo nell’acqua e attendi. Dopo 15-20 minuti tira la trappola in superficie e controlla la presenza di granchi. Rimuovi quelli che hai catturato, controlla la tua esca e continua. L’aggiunta di un peso sul fondo della tua rete a cerchio le consentirà di affondare più velocemente e senza deriva.
  • Trotline: questo metodo richiede una lenza lunga, una barca, un’esca, alcuni piombi pesanti e un tappo di sughero. Attacca un peso all’estremità della lenza (la catena funziona bene), lega l’esca a intervalli di 4-6 piedi con un peso aggiuntivo ogni 25 piedi (per evitare che la lenza galleggi) e aggiungi il tuo galleggiante all’estremità opposta. Distribuisci la lenza in un punto probabile, lasciala riposare e torna più tardi per tirare la lenza e controllare la tua cattura.

Oltre ai metodi sopra indicati, è possibile pescare i granchi blu anche con la classica canna da pesca. È sufficiente legare un pezzo di pollo o di fegato e il gioco è fatto, perché questi crostacei non resistono alla tentazione del cibo e con le chele di aggrappano senza più mollare la presa.

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere

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