Dal Mondo Vegetale

Coloquintide | Citrullus colocynthis (L.) Schrader

La coloquintide (Citrullus colocynthis (L.) Schrad.) è una pianta erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee; comunemente conosciuto come coloquintide, colociste, mela amara, cetriolo amaro, zucca deserta, egusi, o vite di Sodoma, Tamil, è una pianta desertica originaria del bacino del Mediterraneo e dell’Asia, in particolare Turchia, Nubia e Trieste; cresce spontanea su substrati sabbiosi di aree desertiche e semi-desertiche, in tutto il Sahara, nelle regioni subtropicali e nel bacino mediterraneo, fino a raggiungere il Medio Oriente, Iran, India e Asia meridionale.

Etimologia – Cucumis, nome latino derivato dal celtico cucc = ciò che è cavo, vuoto da cui cucce = vaso (coccio), allusione alla forma di alcuni frutti di questo genere (cavi internamente) ed all’uso pel quale sono usati, da cui anche cocoma (milanese: cogoma) = bricco.

Colocynthis, nome greco kolokunqis- da kolokunqa o kolokunqh o kolokunth = zucca, secondo alcuni AA. derivato da koilian kinew = = alvum moveo = muovo il ventre, per le sue proprietà drastiche. Secondo altri, dal greco kolonsalsiccia, cioè cibo e kunwn = del cane, cioè cibo da cane, dispregiativo per la sua amarezza.

Citrullus – dal latino citreo colore, allusione al fatto che i frutti di alcune specie di questo genere, assumono color citrino a maturità (C. Melo L. p. e.).

La pianta assomiglia ad una comune vite di anguria, ma porta piccoli frutti duri con una polpa amara. Questa pianta, citata nella Bibbia e nei papiri di Ebers (c. 1550 a.C.) per le sue proprietà curative e per la sua pericolosità è ancora oggi utilizzata tradizionalmente. I caratteristici semi di Citrullus colocynthis sono stati ritrovati in diversi siti archeologici sahariani, a testimonianza di un uso antico e radicato nelle tradizioni locali.

La coloquintide ha fusti striscianti, lunghi circa mezzo metro, più o meno ramificati, muniti di cirri. La radice è fittonante, grossa e carnosa. Tutta la pianta risulta pelosa e ruvida e possiede un’azione tossica generale. Le foglie sono palmatopartite, scabre, con 3-5 profonde divisioni lobate. I lobi possono essere laciniati o dentati con base cordata o reniforme. I fiori sono monoici, ascellari, solitari, portati da brevi peduncoli di colore giallo-verdastri con corolla subcampanulata; i maschili hanno calice più breve della corolla, ispidi, divisi fino a metà in lobi lesiniformi ricurvi all’apice, hanno 5 stami di cui 4 saldati a coppie e 1 singolo, con antera ad una sola loggia, sinuosa; i femminili, hanno 3 staminoidi, e l’ovario infero formato da tre carpelli. Il frutto è sferico, grosso da 5 a 10 cm di diametro, generalmente 6–8 cm, rivestito allo stadio immaturo dal calice ispido permanente, poi nudo e glabro con epicarpo coriaceo, liscio di colore giallo leggermente marmoreggiato a maturità. In sezione trasversale, si può notare il mesocarpo pieno di una polpa asciutta, quasi spugnosa di colore biancastro. La divisione dei 3 carpelli è evidente ogni carpello ha una serie di 6 semi; i semi sono lunghi 5 mm e larghi 3, grossi meno di 2 mm grigi o grigio-giallicci non marginati.

L’uso della Coloquintide come purgante è antichissimo, essa era già nota agli egiziani ed è annoverata fra le droghe descritte nel Papiro di Ebers; veniva utilizzata in fitoterapia, con proprietà purganti drastiche, come emagogo e abortivo, ma il suo utilizzo è declinato nella farmacopea fin dalla metà del diciannovesimo secolo a causa della associazione a casi di intossicazione e ad alcune morti sospette.

Contiene glucosidi amari quali colocintina, colocintidina, cucurbitacina, un alcol, il citrullolo. Nelle resine è stato rinvenuto un alcaloide alfa-elaterina.

È una pianta velenosa con esiti anche mortali, in persone sensibili i principi tossici possono essere assimilati anche per via respiratoria causando lievi intossicazioni che possono essere trasmessi dalle nutrici ai propri lattanti tramite latte materno. L’intossicazione causa nausea, vomito, intensa gastroenterite con forti dolori colici, con scariche sanguigne e dolorose, anuria, crampi, convulsioni e poi morte.

La coloquintide è stata studiata dall’Icba (International centre for biosaline agriculture – Centro internazionale per l’agricoltura biosalina) negli Emirati Arabi Uniti per la sua capacità di tollerare alte temperature e siccità. Il frutto rassomiglia molto ad un cocomero, ma è grande circa come un’arancia. La polpa è estremamente amara e contiene una serie di molecole potenzialmente tossiche, se ingerite in quantità superiore a 2 grammi per chilogrammo di peso vivo. In piccole dosi, la polpa viene usata come antireumatico, antielmintico, idragogo, lassativo, e per trattare infezioni cutanee. I semi vengono utilizzati per il trattamento del diabete e perfino di tumori. I semi torrefatti e poi macinati vengo utilizzati dai beduini e nel Nord dell’India e Pakistan per fare una specie di sfoglia croccante.

Il frutto contiene mediamente 315 semi, per un totale di circa 8 grammi. Dai semi è possibile ottenere un biodiesel.

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere

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