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Una cattiva alimentazione uccide più del fumo, della droga, dell’alcol e del sesso a rischio messi insieme. È questo il dato shock emerso nel corso del XXII Meeting Nazionale “Città per la Salute”, organizzato dalla Rete Italiana Città Sane dell’OMS, che si è svolto il 22 e 23 maggio a Bergamo. La due giorni ha riunito amministratori locali, esperti, urbanisti, operatori del terzo settore, rappresentanti Oms e cittadini per approfondire temi riguardanti l’integrazione della salute nelle politiche comunali, la costruzione di alleanze strategiche e la promozione di interventi per il miglioramento della qualità di vita urbana.
Viene fuori un messaggio estremamente chiaro: mangiare in modo corretto non è solo una questione individuale, ma una strategia pubblica per aumentare la vita in salute – l’“health span[1]” – e ridurre disuguaglianze e patologie croniche.
L’alimentazione rappresenta una sfida a cui le città resilienti devono essere in grado di rispondere, nell’ottica della diminuzione delle disuguaglianze socio-economiche e dell’aumento del benessere di tutti i cittadini.
“Oggi le città sono al centro delle sfide globali del futuro, soprattutto quando parliamo di salute – spiega Lamberto Bertolè, Presidente della Rete Italiana delle Città Sane Oms e assessore al Comune di Milano –. Nei contesti urbani si giocano le partite decisive per il benessere della popolazione, che passa da prevenzione, riduzione delle disuguaglianze attraverso l’inclusione sociale e sostenibilità ambientale, in una visione one health che sottolinea l’interconnessione tra salute, ambiente e società. Il concetto di Health in All Policies fa riferimento all’impatto sulla salute di tutte le decisioni politiche, dall’urbanistica all’ambiente fino a politiche sociali ed economia, ed è proprio su questa connessione che abbiamo voluto insistere durante il meeting. Le città, oggi, rappresentano i laboratori in cui la sperimentazione di soluzioni innovative per il miglioramento del benessere diventa possibile e le amministrazioni locali ricoprono un ruolo strategico, perché possono agire come motori di cambiamento, con il coinvolgimento delle realtà del terzo settore e dei cittadini stessi. Perché possano svolgere appieno questo ruolo serve però un riconoscimento più forte anche sul piano politico: è essenziale che vengano garantiti loro strumenti adeguati, sia finanziari che normativi, perché possano agire in modo efficace e strutturato nel rispondere alle sfide sanitarie. Oggi, purtroppo, le città si trovano spesso a operare in un contesto segnato da risorse economiche limitate e da un quadro normativo frammentato, che rallenta la messa in campo delle iniziative. Dobbiamo muoverci verso il ripensamento di politiche comunali che mettano al centro la salute pubblica, di cui l’alimentazione risulta un tassello cruciale che non può più essere sottovalutato.”
[1] [L'espressione "health span" (durata della salute) si riferisce al periodo della vita in cui una persona vive in uno stato di salute ottimale, ovvero senza malattie croniche o disabilità significative. È un concetto diverso da "lifespan" (durata della vita), che si riferisce semplicemente alla lunghezza della vita, ovvero durata totale della vita.]