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Una persona su quattro nel mondo non ha accesso ad acqua potabile sicura

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Il 28 agosto 2025 si è conclusa a Stoccolma la Settimana Mondiale dell’Acqua, un importante forum internazionale dedicato a sostenibilità e cambiamento climatico. L’obiettivo era di evidenziare il ruolo dell’acqua nella riduzione degli effetti climatici e nel rafforzare comunità ed ecosistemi resilienti.

Secondo il nuovo Rapporto UNICEF e OMS, una persona su quattro nel mondo non ha accesso ad acqua potabile sicura, ossia 2,1 miliardi di persone. Tra queste, 106 milioni bevono direttamente da fonti superficiali non trattate, esponendosi a rischi sanitari elevati. 3,4 miliardi di persone non hanno servizi igienici di base gestiti in modo sicuro; fra loro, 354 milioni praticano ancora la defecazione all’aperto. Inoltre, 1,7 miliardi di persone non dispongono di strutture idriche per lavarsi le mani. Di queste, 611 milioni non hanno alcun impianto disponibile nelle proprie abitazioni.

Il Rapporto evidenzia progressi nell’accesso a servizi idrici e sanitari ma la crisi idrica mostra gravi disparità che mettono a rischio salute ed inclusione sociale. Le persone più colpite vivono in Paesi a basso reddito, in contesti fragili o in comunità rurali. I bambini, le minoranze etniche e i popoli indigeni subiscono le maggiori disuguaglianze. «Quando i bambini non hanno accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, la loro salute, la loro istruzione e il loro futuro sono a rischio – ha affermato Cecilia Scharp, direttrice per Acqua e servizi igienici dell’UNICEF -. Queste disuguaglianze sono particolarmente evidenti per le ragazze, che spesso devono sobbarcarsi il peso della raccolta dell’acqua e affrontare ulteriori ostacoli durante il ciclo mestruale. Al ritmo attuale, la promessa di acqua potabile e servizi igienici per ogni bambino sta diventando sempre più irraggiungibile, ricordandoci che dobbiamo agire più rapidamente e con maggiore coraggio per raggiungere coloro che ne hanno più bisogno».

Chi vive nei Paesi meno sviluppati ha il doppio delle probabilità rispetto agli altri di non avere accesso ad acqua potabile o servizi igienici di base.

Il rischio triplica quando si tratta di accesso a impianti idrici per lavarsi le mani, mostrando una disuguaglianza strutturale sempre più evidente.

Nei contesti fragili, la copertura di acqua potabile sicura è inferiore di 38 punti percentuali rispetto ad altri Paesi, segnando un divario profondo.

Anche se nelle aree rurali la copertura di acqua potabile sicura tra il 2015 e il 2024 è cresciuta dal 50% al 60%, è ancora rilevante il ritardo; gli impianti idrici di base sono aumentati dal 52% al 71%; resta tuttavia, significativo il divario con le aree urbane. Nelle città, la copertura di acqua potabile e impianti igienici è rimasta sostanzialmente ferma, senza progressi rilevanti negli ultimi anni.

L’impatto sulle donne e sulle ragazze

I dati di settanta Paesi mostrano che molte donne e adolescenti hanno accesso a prodotti per l’igiene mestruale e a luoghi sicuri dove cambiarsi. Tuttavia, molte non dispongono di prodotti sufficienti e non riescono a rispettare la frequenza necessaria per la propria igiene.

Le adolescenti tra i 15 e i 19 anni partecipano meno a scuola, lavoro e vita sociale durante il ciclo mestruale rispetto alle donne adulte.

Nella maggior parte dei Paesi, donne e ragazze sono le principali responsabili della raccolta dell’acqua.

In Africa subsahariana e in Asia centrale e meridionale, molte dedicano oltre 30 minuti al giorno per raccogliere acqua per la famiglia.

«L’acqua e i servizi igienici non sono privilegi, ma diritti umani fondamentali – ha affermato il dottor Ruediger Krech, direttore ad interim del Dipartimento Ambiente, cambiamenti climatici e salute dell’OMS -. Dobbiamo accelerare gli interventi, soprattutto a favore delle comunità più emarginate, se vogliamo mantenere la nostra promessa di raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile».

Mancano cinque anni al traguardo degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030. Il rapporto avverte che il raggiungimento resta in forte ritardo. Porre fine alla defecazione all’aperto e garantire accesso universale ad acqua e servizi igienici richiede un’accelerazione decisa.

La copertura universale di servizi gestiti in modo sicuro appare sempre più difficile da raggiungere entro il 2030.

Secondo l’OCSE, la fragilità nasce dall’unione di rischi elevati e scarsa capacità di stati, sistemi e comunità di gestirli o mitigarli. Questa condizione può manifestarsi in sei dimensioni: economica, ambientale, umana, politica, di sicurezza e sociale, con diversi livelli di intensità.

UNICEF Data - Progress on household drinking water, sanitation and hygiene 2000-2024: Special focus on inequalities. https://data.unicef.org/resources/jmp-report-2025/

Redazione amaperbene.it

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