Disuguaglianza
Tendenza

Rapporto SVIMEZ 2024

Focus - Disuguaglianza

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Il divario Nord-Sud in Italia è una questione storica e strutturale che riguarda vari ambiti: economico, sociale, infrastrutturale e demografico. ​ Il Rapporto SVIMEZ 2024[1] evidenzia molti aspetti di questo divario, che rimane una delle principali sfide per il Paese. ​

Principali differenze evidenziate nel Rapporto SVIMEZ 2024:

  • Crescita economica:
    • Il Mezzogiorno ha registrato una crescita del PIL del +5,1%, superiore al Centro-Nord (+4,4%) e alla media europea (+3,9%), grazie a politiche espansive e investimenti in costruzioni. ​ Tuttavia, questa crescita, essendo stata trainata da fattori straordinari, come il PNRR, potrebbe rallentare nel medio termine. ​
  • Politiche e investimenti
    • Pnrr: Gli investimenti del Piano hanno avuto un impatto positivo sul Sud, contribuendo al 75% della crescita del PIL meridionale nel triennio 2024-2026. ​Tuttavia, si evidenziano ritardi nell’attuazione dei progetti, soprattutto nel secondo semestre 2024. ​
    • Tagli al Sud: La Legge di Bilancio 2025 prevede una riduzione di 5,3 miliardi di euro per il Mezzogiorno e l’eliminazione della Decontribuzione Sud, con impatti negativi su occupazione e crescita. ​
  • Mercato del lavoro:
    • Dal 2019 al 2023, il Mezzogiorno ha recuperato 330mila posti di lavoro (+5,4%), con un ruolo determinante delle costruzioni (+97mila occupati). ​ Ciononostante, il Sud continua a soffrire di precarietà, lavoro povero e alti tassi di “non lavoro”. ​ Il labour slack (indice del “non lavoro”) è ancora molto elevato nel Mezzogiorno (33% contro il 15% del Centro-Nord). ​
    • Al Sud, più di un lavoratore su cinque ha un contratto a termine (21,5% contro il 13,5% della media europea). ​ Inoltre, il part-time involontario è molto più diffuso (72,9% contro il 46,2% del Centro-Nord). ​
  • Salari e povertà:
    • I salari reali sono diminuiti maggiormente al Sud (-5,7% contro -4,5% nel Centro-Nord), aggravando il problema del lavoro povero. ​ Il Mezzogiorno concentra il 60% dei lavoratori poveri italiani e registra un’incidenza della povertà assoluta più alta rispetto al Centro-Nord. ​
  • Demografia e istruzione
    • Il Mezzogiorno è colpito da un forte declino demografico e da un’emigrazione giovanile significativa, con una perdita di capitale umano qualificato. ​Tra il 2002 e il 2023, il Sud ha perso quasi 3 milioni di residenti, di cui oltre 900mila giovani, molti dei quali laureati.
    • Scuole e dispersione scolastica: Gli studenti nel Sud sono diminuiti del 9% tra il 2017 e il 2023. La dispersione scolastica è più alta al Sud (17,4%) rispetto al Centro-Nord (14,6%), con un impatto negativo sulle competenze e sulle opportunità future. ​ Molti giovani meridionali si trasferiscono al Centro-Nord per studiare, contribuendo al drenaggio di capitale umano. ​
    • Squilibri generazionali: La popolazione attiva è in calo, mentre aumenta il numero di anziani, aggravando la sostenibilità economica.
  • Industria e innovazione
    • Specializzazioni produttive: Il Sud è meno industrializzato e più dipendente da settori tradizionali come l’agroindustria e l’edilizia. ​ La transizione verso settori ad alto valore aggiunto, come l’aerospazio e l’automotive, è più lenta.
    • Investimenti: Gli investimenti in innovazione e tecnologia sono inferiori rispetto al Centro-Nord, limitando la competitività delle imprese meridionali.
  • Infrastrutture e servizi:
  • Carenze infrastrutturali: Le carenze infrastrutturali sono evidenti, soprattutto in ambiti come sanità e istruzione. ​ Ad esempio, meno di un bambino su tre nel Mezzogiorno frequenta una scuola dotata di mensa, rispetto a due su tre nel Centro-Nord. Anche la presenza di palestre è inferiore (46% contro 60%). ​
  • Trasporti: Il Sud soffre di una rete infrastrutturale meno sviluppata, che limita la mobilità e la competitività economica.
  • Servizi pubblici: Le carenze nelle infrastrutture sociali e nei servizi essenziali, come asili nido e assistenza domiciliare, sono più marcate al Sud. ​
  • Energia e transizione ecologica ​
  • Rinnovabili: Il Sud ha un grande potenziale per le energie rinnovabili, ma rischia di diventare solo un hub di produzione e distribuzione, senza benefici diretti per il tessuto industriale locale. ​
  • Competitività energetica: I costi energetici più alti penalizzano le imprese meridionali rispetto a quelle del Centro-Nord. ​
  • Sanità e welfare
    • Accesso ai servizi: I servizi sanitari al Sud sono meno accessibili e di qualità inferiore rispetto al Centro-Nord. ​ Ad esempio, solo 2 donne su 10 in Calabria accedono agli screening mammografici, contro 9 su 10 in Friuli-Venezia Giulia. ​
    • Mobilità sanitaria: La mobilità sanitaria verso il Centro-Nord è un fenomeno consolidato, con il 44% dei pazienti meridionali che si sposta verso il Centro-Nord per cure migliori. ​
    • Divari sanitari: Le regioni meridionali sono inadempienti rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). ​
    • Assistenza domiciliare: Il Pnrr ha migliorato l’assistenza agli anziani, ma permangono ritardi significativi in regioni come Sicilia e Calabria.
  • Settori strategici e transizioni ​
    • Automotive: Il settore automotive ha un ruolo cruciale per l’economia del Mezzogiorno, rappresentando una delle principali filiere industriali della regione. ​ L’82% della produzione nazionale di autoveicoli è concentrata nel Sud (Pomigliano, Melfi e Atessa), ma il settore è in crisi, con un calo del -32% della produzione nel 2024. Lo stabilimento di Melfi ha registrato una riduzione particolarmente severa (-73% rispetto al 2019). ​La filiera estesa dell’automotive nel Mezzogiorno impiega circa 300mila lavoratori, con una forte concentrazione in Campania (30%), Puglia (21%), Sicilia (21%) e Abruzzo (11%). ​L’indotto della componentistica, sebbene meno sviluppato rispetto al Centro-Nord, conta più di 20mila addetti. ​ La filiera automotive genera quasi 13 miliardi di valore aggiunto, con Campania, Puglia, Sicilia e Abruzzo che contribuiscono in modo significativo. ​ La transizione verso i veicoli elettrici pone sfide significative per il Mezzogiorno, che è specializzato nella produzione finale. ​ La riconversione all’elettrico comporta una riduzione dei beni intermedi necessari, con un impatto negativo sull’occupazione. Il ridimensionamento produttivo di Stellantis ha già avuto pesanti ripercussioni occupazionali, con circa 11mila addetti in meno dal 2014 e ulteriori 4mila uscite previste nel 2024. ​La competizione con i costruttori cinesi e le difficoltà dell’industria europea nell’adattarsi alla transizione elettrica mettono a rischio la filiera automotive italiana, con ripercussioni particolarmente gravi per il Mezzogiorno. ​
    • Rinnovabili: Il Mezzogiorno ha un ruolo chiave nella transizione energetica, con progetti come la gigafactory solare di Catania che generano occupazione e valore aggiunto. ​ L’obiettivo è raggiungere una capacità produttiva di 3 GW all’anno entro il 2024.
  • Proposte e sfide
    • Politiche industriali: Necessità di rafforzare interventi selettivi per integrare il Sud nelle filiere strategiche europee, come batterie e idrogeno. ​
  • Politiche di coesione: SVIMEZ propone un metodo simile al Pnrr per le politiche di coesione, subordinando i finanziamenti al raggiungimento di obiettivi specifici.

Cause del divario:

Le cause del divario Nord-Sud sono complesse e includono:

  • Storia: Il processo di unificazione italiana ha lasciato il Sud in una posizione di svantaggio economico rispetto al Nord.
  • Politiche pubbliche: Spesso frammentate e poco efficaci nel ridurre le disuguaglianze territoriali. ​
  • Struttura economica: Il Sud è meno industrializzato e più dipendente dal settore pubblico e dal terziario tradizionale.
  • Emigrazione: La fuga di giovani e talenti verso il Nord o l’estero impoverisce ulteriormente il tessuto sociale ed economico del Mezzogiorno. ​

Proposte per ridurre il divario:

Il Rapporto SVIMEZ 2024 suggerisce interventi mirati, tra cui:

  • Rafforzare le politiche industriali per il Sud, puntando su filiere strategiche come l’agroindustria, l’aerospazio e l’automotive. ​
  • Investire in infrastrutture sociali, sanitarie e scolastiche. ​
  • Promuovere politiche di coesione più efficaci, basate su obiettivi concreti e misurabili. ​
  • Contrastare il declino demografico con politiche di welfare familiare e integrazione. ​

Conclusioni:

  • Il divario Nord-Sud colpisce trasversalmente molti settori, limitando le opportunità di sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno. ​ Per ridurre queste disparità, sono necessari investimenti mirati, politiche di coesione efficaci e un rafforzamento delle infrastrutture e dei servizi essenziali. E’ altresì necessario assicurare politiche mirate per ridurre i divari territoriali, sostenere la crescita del Mezzogiorno e garantire continuità agli investimenti e ai servizi nel post-Pnrr. ​

[1] Executive summary RAPPORTO SVIMEZ 2024 L’ECONOMIA E LA SOCIETÀ DEL MEZZOGIORNO – Competitività e coesione: il tempo delle politichehttps://www.svimez.it/wp-content/uploads/2024/11/ExecutiveSummary2024.pdf

Redazione amaperbene.it

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