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Una data storica – Giovedì 26 giugno 2025, dopo 4 anni di dibattiti in aula e 133 udienze, la Corte d’Assise di Vicenza ha condannato in primo grado 11 delle 15 persone imputate a condanne che vanno dai 2 anni e 8 mesi a 17 anni, per un totale di 141 anni di carcere complessivi, oltre decine di milioni di euro di risarcimenti alle parti civili, che sono più di 300; 4 le assoluzioni. Il processo è stato avviato per la più grande contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) che si sia registrata fino a oggi. A subire le condanne per avvelenamento delle acque, disastro ambientale e bancarotta fraudolenta sono gli ex dirigenti dell’azienda chimica Miteni di Trissino, nel Vicentino, riconosciuta come la fonte dell’inquinamento delle acque di un bacino idrico che si estende nelle provincie di Vicenza, Padova e Verona.
Lo scandalo PFAS in Veneto
Il grave caso di inquinamento da PFAS in Veneto è emerso nel 2013, quando una ricerca del CNR e del Ministero dell’Ambiente sui bacini fluviali ha rivelato la presenza di questi composti chimici nelle acque, che, come si è poi scoperto, provenivano dagli scarichi dello stabilimento di Trissino (VI) dell’azienda Miteni, fallita nel 2018, ma che per decenni ha sversato indisturbata i suoi reflui nell’ambiente. Si stima che circa 300mila persone, residenti negli oltre 300 comuni coinvolti, siano state esposte a queste sostanze attraverso l’acqua e la catena alimentare. Le sostanze perfluoroalchiliche sono interferenti endocrini e sono associate a problemi di salute, tra cui cancro, danni al fegato e disfunzioni ormonali.
Resta la questione scottante della bonifica: dalle acque di falda, rese pericolose ai fini idropotabili ed irrigui in un’area di più di 180 km quadrati, ai corsi d’acqua superficiali che attraversano quei territori (Fratta Gorzone, Bacchiglione, Retrone, Adige) esposti a una persistente presenza di questi forever chemicals, con conseguenze negative per l’ecosistema, la salute e per l’economia produttiva”.
Il processo
A carico dei condannati – tra cui figurano giapponesi e tedeschi in forze alle multinazionali Mitsubishi e Icig, controllanti di Miteni – la Corte d’assise presieduta dal giudice Antonella Crea ha spiccato in totale 141 anni di reclusione (quattro gli assolti) a fronte di 121 anni e sei mesi e sei assoluzioni chiesti della procura berica. La pena massima tocca a Brian Anthony Mc Glinn (17 anni e sei mesi), la minima a Davide Drusian (2 anni e otto mesi e 15mila reo di multa), 17 anni di reclusione attendono anche Patrick Schnitzer, Achim Rieman e Luigi Guarracino; 16 anni di carcere attendono Naoyuki Kimura, Yuji Suetsune e Alexander Smit, 11 anni a Maki Hosoda, 6 anni e 4 mesi all’ultimo amministratore delegato di Miteni Antonio Nardone e 4 anni e sei mesi a Martin Leitgeb. Delle 338 parti civili oltre 200 sono Mamme no Pfas e altri cittadini che a partire dal 2017 hanno scoperto che nel loro sangue e in quello dei loro figli erano presenti concentrazioni preoccupanti di Pfas: per ognuno di loro la corte ha stabilito un risarcimento di 15mila euro, 80mila euro vanno ai Comuni costituitisi parte civile, mentre 50mila euro vanno a ciascuna organizzazione ambientalista che ha seguito dapprincipio il caso: Greenpeace, il circolo Perla Blu di Legambiente, Acqua Bene Comune onlus. Risarcite anche le istituzioni, a partire dal Ministero dell’Ambiente (56,8 milioni di euro), la Regione Veneto (6,5 milioni), i consigli di bacino, e gli enti gestori della risorsa idrica.