
|
Getting your Trinity Audio player ready...
|
Il valore aggiunto generato dall’economia sommersa si è attestato a 182,6 miliardi, in crescita del 10,4% rispetto al 2021: l’incidenza sul Pil è “rimasta sostanzialmente stabile”, portandosi al 9,1% dal 9% del 2021. Cresce il lavoro non regolare e il sommerso si concentra soprattutto nel Mezzogiorno. Lo riporta l’ultima relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
L’economia sommersa risale ai livelli precedenti la crisi pandemica e l’evasione rialza la testa tornando sopra la soglia psicologica dei 100 miliardi. Cresce il lavoro non regolare, il sommerso si concentra soprattutto nel Mezzogiorno e se da un lato si riducono gli evasori del canone Rai, dall’altro aumenta il nero negli affitti. È la fotografia contenuta nell’ultima Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Nel 2022, ultimo anno per il quale sono disponibili le informazioni rilevanti, il gap complessivo (tributario e contributivo) è risultato compreso fra 98,1 e 102,5 miliardi (in base a due diverse ipotesi usate nella stima sul lavoro dipendente), con un incremento rispetto al 2021 di circa 3,5 miliardi. Dopo il calo del 2000, l’evasione torna dunque a rivedere i 100 miliardi. Ma rispetto ai livelli del 2018 il gap rimane di circa 5-5,9 miliardi inferiore. L’evasione contributiva si attesta a 8,4-11,6 miliardi, mentre le mancate entrate tributarie si attestano a 89,7-90,9 miliardi. Sono in crescita l’evasione dell’Irpef da impresa e lavoro autonomo, dell’Irap, dell’Iva, dell’Ires. Aumenta anche l’evasione sugli affitti, che dopo il “notevole calo” nel 2020-21 in conseguenza della pandemia, risale a 875 milioni (dai 625 milioni del 2021). In controtendenza gli evasori del canone Rai, che scendono a 1,56 milioni, dagli 1,7 del 2021: con l’introduzione nel 2016 del ‘canone in bolletta’ si è di fatto “riusciti ad abbattere drasticamente il numero degli evasori del canone Rai” – evidenzia la relazione – che sono passati dagli oltre 7 milioni del 2011-2015 ai circa 1,7 milioni del 2016.
L’incidenza sul Pil “rimasta stabile”
Complessivamente il valore aggiunto generato dall’economia sommersa si è attestato a 182,6 miliardi, su valori vicini a quelli osservati nell’imminenza della crisi pandemica e in crescita del 10,4% rispetto al 2021 (165,5 miliardi). L’incidenza sul Pil è “rimasta sostanzialmente stabile”, passando al 9,1% dal 9% del 2021. Aumenta il peso delle sotto-dichiarazioni, che salgono al 55,6% dell’economia sommersa, mentre si riduce il peso del lavoro irregolare (che scende al 38% dal 42% del 2019). Restano invece più limitate le altre componenti (mance, fitti non dichiarati e integrazione domanda-offerta) che si attestano al 6,4%.
L’incidenza del sommerso a livello regionale
L’incidenza dell’economia non osservata è “molto alta” nel Mezzogiorno (16,5% del valore aggiunto complessivo) seguita dal Centro dove il peso si attesta all’11,7%. Sensibilmente più contenute, e inferiori alla media nazionale, le quote raggiunte nel Nord-est e nel Nord-ovest (9,4% e 8,9%). A livello regionale l’incidenza del sommerso sul valore aggiunto oscilla tra il 19,1% della Calabria e il 7,7% della Provincia Autonoma di Bolzano. Ma se si considera il contributo che ciascuna regione apporta al totale nazionale del sommerso, è la Campania a registrare valori superiori alla media nazionale; emerge anche “il ruolo del Lazio che – evidenzia la relazione -, pur presentando una propensione in linea con la media, mostra un impatto significativamente alto sul sommerso nazionale, e quello della Lombardia che con una propensione molto inferiore alla media presenta anch’essa un impatto sul sommerso molto elevato”.
Il lavoro irregolare
Il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie, che “è una caratteristica strutturale – si legge nel documento – del mercato del lavoro italiano”, cresce ancora, seppur di poco: le unità di lavoro a tempo pieno in condizione di non regolarità sono pari a 2,9 milioni (+0,1% sul 2021), con una prevalenza di lavoratori dipendenti. L’incidenza resta più rilevante nei servizi e raggiunge livelli particolarmente elevati negli ‘Altri servizi alle persone’ (dalle babysitter, alle estetiste e parcheggiatori). Ma è “molto significativa” anche nell’agricoltura, nel commercio, trasporti e ristorazioni e nelle costruzioni.
Fonte: https://tg24.sky.it/economia/2025/11/08/evasione-fiscale-incremento



