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Il morbillo è un virus altamente contagioso con un tasso di riproduzione dei casi primari (ovvero il numero medio di casi secondari per paziente) compreso tra 12 e 18. Attualmente si sta diffondendo rapidamente a causa della ridotta copertura vaccinale contro il morbillo, dovuta principalmente all’interruzione dei programmi di immunizzazione locali a causa della pandemia di coronavirus 2019 (Covid-19) e alla crescente esitazione vaccinale.
Dal 2024, tutte le regioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno segnalato un aumento del numero di casi di morbillo, con 395.521 casi di morbillo confermati in laboratorio segnalati nel 2024 e 16.147 segnalati durante i primi due mesi del 2025. In più della metà dei casi segnalati, i pazienti sono stati ricoverati in ospedale, quindi il numero reale è probabilmente molto più alto.
In vista di una vacanza all’estero è opportuno informarsi per tempo sui trattamenti di profilassi e sulle vaccinazioni necessari per prevenire le malattie infettive che circolano nel Paese di destinazione. I più si preoccupano della malaria, della febbre gialla, magari della dengue, ma quanti pensano al morbillo? A livello internazionale però si misura un aumento significativo dei casi, tanto che Istituto Superiore di Sanità sottolinea “l’importanza di verificare il proprio stato vaccinale contro il morbillo prima di intraprendere qualsiasi viaggio all’estero”. Peraltro, il rischio di contagio c’è anche senza uscire dai confini italiani: il bollettino periodico Morbillo & Rosolia News, curato dalla sorveglianza epidemiologica nazionale del morbillo e della rosolia, riporta 334 casi di morbillo nei primi cinque mesi del 2025, di cui solo l’11,1% importati.
La review che segue, pubblicata sul New England Journal of Medicine, condensa le informazioni più aggiornate su andamento epidemiologico, prevenzione e gestione della malattia, inclusa la somministrazione di vitamina A. Oltre alle guerre, l’instabilità politica e la crisi economica – che rendono le popolazioni maggiormente vulnerabili all’infezione e ostacolano le campagne vaccinali – pesano sul futuro le annunciate decisioni degli USA di uscire dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e di sospendere i finanziamenti a GAVI, the Vaccine Alliance (una partnership pubblico-privata creata per diffondere programmi di immunizzazione nei paesi a basso reddito): questi provvedimenti, scrivono Lien Anh Ha Do e Kim Mulholland, del Murdoch Children’s Research Institute di Melbourne (Australia), autori della review, “probabilmente incideranno sul controllo del morbillo e contribuiranno a un elevato numero di decessi per morbillo e altre malattie prevenibili con la vaccinazione nei paesi più poveri”.
Dopo un utile ripasso della presentazione clinica del morbillo e delle sue complicanze, Do e Mulholland discutono la gestione della malattia, affrontano il tema del calo della copertura vaccinale, e infine citano alcune strategie che potrebbero risultare utili per prevenire le complicanze del morbillo, per proteggere i bambini più piccoli e per favorire la vaccinazione anche in aree geografiche dove il rispetto della catena del freddo è un problema. In quest’articolo ci soffermiamo su un punto che interessa più da vicino la pratica clinica.
La supplementazione di vitamina A
“La gestione dell’infezione da morbillo prevede la diagnosi precoce e il trattamento delle complicanze, nonché l’isolamento del paziente per prevenire la trasmissione nosocomiale e comunitaria”, scrivono gli autori della review, precisando che non vi sono ancora farmaci antivirali approvati per il trattamento di questa malattia.
Poiché è stato dimostrato che una carenza di vitamina A si associa a un aumento della severità e della mortalità del morbillo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di somministrare questa vitamina ai soggetti con infezione acuta da virus del morbillo. Negli Stati Uniti, sono stati però segnalati casi di tossicità da vitamina A in aree, specialmente nel Texas Occidentale, dove si sono verificati focolai di morbillo. Do e Mulholland ricordano che un’assunzione esagerata di vitamina A può causare tossicità acute e croniche negli adulti, e ancor più nei bambini, che non hanno problemi di malnutrizione e attribuiscono questi casi di tossicità da ipervitaminosi A “all’assunzione eccessiva o non supervisionata di vitamina A al di fuori delle indicazioni mediche a causa di informazioni errate”.
“Il morbillo abbassa i livelli sierici di vitamina A nei bambini ben nutriti, portandoli al di sotto dei livelli osservati nei bambini malnutriti senza morbillo”, aggiungono: questo giustifica la raccomandazione di somministrare vitamina A ai bambini, ma non agli adulti, che contraggono il morbillo, purché con il giusto dosaggio.
Le dosi raccomandate sono:
- bambini <6 mesi: 50.000 IU/giorno (15.000 µ g retinolo equivalenti [RE]/giorno) per 2 giorni;
- bambini 6-11 mesi: 100.000 IU/giorno (30.000 µ g RE/giorno) per 2 giorni;
- bambini >12 mesi: 200.000 IU/giorno (60.000 µ g RE/giorno) per 2 giorni;
- bambini con pregresso deficit di vitamina A o complicanze oculari: terza dose 2-4 settimane dopo la seconda.
Per evitare la tossicità legata all’ipervitaminosi A, la vitamina non va invece somministrata a soggetti ben nutriti che non hanno un’infezione da virus del morbillo allo scopo di prevenire il contagio.
Do LAH, Mulholland K. Measles 2025. N Engl J Med. 2025 Jun 25. doi: 10.1056/NEJMra2504516. Epub ahead of print. PMID: 40561553.