Pillole di Conoscenza

I migliori (?) ospedali in Italia, secondo Agenas

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I dati 2024 del Programma nazionale esiti (Pne) – curato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari – su 1.117 ospedali pubblici e privati. 15 ospedali, valutati su almeno 6 aree cliniche, hanno raggiunto un livello «alto» o «molto alto». Per la chirurgia oncologica una struttura su tre ha livelli di qualità bassi/molto bassi rispetto agli standard di qualità

Migliora l’assistenza negli ospedali italiani ma rimangono forti diseguaglianze soprattutto tra Nord e Sud del Paese, per esempio rispetto agli interventi chirurgici complessi per tumore del pancreas, in molti casi trattati, nel Meridione e nelle Isole, in strutture con volumi bassi o molto bassi di attività, pur richiedendo elevata esperienza per la complessità dell’intervento. Differenze territoriali si registrano anche rispetto alla tempestività di accesso a procedure salvavita e a trattamenti non appropriati a livello clinico nell’area materno-infantile, come gli ancora troppi parti cesarei al Sud.

Sono alcuni dati dell’edizione 2025 del Programma nazionale esiti (Pne) – curato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari -, riferiti all’attività ospedaliera erogata nell’anno 2024 da 1.117 ospedali pubblici e privati. Il Pne è uno strumento di monitoraggio essenziale per comprendere la sanità del presente e programmare quella del futuro, un osservatorio sull’assistenza ospedaliera in Italia, nel solco delle indicazioni contenute nel Regolamento sugli standard relativi all’assistenza ospedaliera (DM 70/2015). Quest’anno sono stati utilizzati 218 indicatori, di cui 189 relativi all’assistenza ospedaliera (67 di esito/processo, 101 di volume e 21 di ospedalizzazione) e 29 relativi all’assistenza territoriale, quest’ultima valutata indirettamente in termini di ospedalizzazione evitabile (14 indicatori), esiti a lungo termine (11) e accessi impropri in Pronto Soccorso (4).

Sono 15 gli ospedali, valutati su almeno 6 aree, che hanno raggiunto nel 2024 un livello alto o molto alto. Agenas precisa che non si tratta di una classifica e l’ordine delle strutture è casuale. Eccoli:

  • Ospedale Bolognini – Lombardia, 6 aree valutate
  • Ospedale di Montebelluna – Veneto, 6 aree
  • Ospedale Bentivoglio – Emilia Romagna, 6 aree
  • Ospedale di Città di Castello – Umbria, 6 aree
  • Ospedale Maggiore di Lodi – Lombardia, 7 aree
  • Fondazione Poliambulanza – Lombardia, 7 aree
  • Ospedale Papa Giovanni XXIII – Lombardia, 7 aree
  • Clin. Humanitas Lombardia, 7 aree
  • Ospedale di Cittadella – Veneto, 7 aree
  • Ospedale Fidenza – Emilia Romagna, 7 aree
  • O. Lotti Stabilimento di Pontedera- Toscana, 7 aree
  • Umberto I – GM Lancisi – Marche, 7 aree
  • AOU Federico II di Napoli – Campania, 7 aree
  • Ospedale di Savigliano – Piemonte, 8 aree
  • Ospedale di Mestre – Veneto, 8 aree

Il commissario straordinario di AGENAS Americo Cicchetti: «Il livello di assistenza ospedaliera è migliorato ma restano delle criticità, principalmente dovute al divario ancora presente tra il Nord ed il Sud del Paese ma anche tra le aree cittadine e quelle periferiche; un altro aspetto da monitorare e indagare è quello delle liste di attesa anche negli ospedali per interventi chirurgici. Attualmente si monitorano le liste di attesa per l’attività ambulatoriale. Ora svilupperemo un sistema per monitorare anche le liste di attesa per le attività in ricovero». Quanto agli esiti delle strutture, dice il commissario straordinario di Agenas, «le eccellenze non sono solo al Nord; vi sono infatti delle eccezioni, per esempio ci sono strutture con standard alti anche in Campania, Puglia e Basilicata».

Più in dettaglio sono stati analizzati separatamente otto ambiti clinici e valutati gli standard di qualità classificati in: alto/molto alto, medio, basso/molto basso. Questi i risultati per i diversi ambiti:

  • cardiocircolatorio: su 547 strutture valutate il 66,4% ha standard alti/molto alti, il 23,2% medi, il 10,4% valori bassi/molto bassi;
  • nervoso: su 266 strutture valutate il 65% raggiunge valori alti/molto alti, il 23,7% medi, l’11,3% bassi/molto bassi;
  • respiratorio: su 373 strutture valutate meno di un terzo (35,1%) ha standard alti/molto alti, il 40,2% medi, il 24,7% bassi/molto bassi;
  • chirurgia generale: su 703 strutture valutate il 72,1% presenta valori alti/molto alti, il 12,1% medi, il 15,8% bassi/molto bassi;
  • chirurgia oncologica: su 582 strutture valutate il 46,2% ha standard alti/molto alti, il 21,5% medi e ben una struttura su tre (32,3%) ha valori bassi/molto bassi;
  • gravidanza e parto: su 374 strutture valutate il 38% raggiunge valori alti/molto alti, il 40,6% medi, il 21,4% valori bassi/molto bassi;
  • osteomuscolare: su 688 strutture il 70,6% ha standard alti/molto alti, il 18,8% medi, il 10,6% bassi/molto bassi;
  • nefrologia: su 204 strutture valutate il 56,4% ottiene valori alti/molto alti, il 29,4% medi, il 14,2% valori bassi/molto bassi.

Sempre secondo il rapporto Agenas 2025, La Campania mostra una realtà a due facce: un polo di eccellenza di livello nazionale (Federico II) e altre strutture che, pur eccellendo in ambiti specifici, necessitano di interventi migliorativi più diffusi, secondo il rapporto Agenas. la Campania presenta un’unica eccellenza di alto livello, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, tra i 15 migliori ospedali italiani, ma registra anche il dato più alto a livello nazionale di strutture da migliorare (51), evidenziando criticità ma anche punti di forza come l’Istituto Nazionale Tumori (chirurgia oncologica), la Casa di Cura Montevergine (cardiocircolatorio), il Ruggi d’Aragona di Salerno (sistema nervoso), la Fondazione Evangelica Betania (Napoli – Chirurgia oncologica e in gravidanza e parto), Pineta Grande (Castel Volturno – prima per l’area osteomuscolare).

In sintesi, la Campania ha 51 ospedali segnalati per la necessità di miglioramenti, il dato più elevato in Italia, con carenze soprattutto in gravidanza/parto e area cardiocircolatoria, come evidenziato dai rapporti Agenas recenti (Programma Nazionale Esiti 2025); tuttavia sono 38 quelle con livello “molto alto” per almeno quattro indicatori.

Redazione amaperbene.it

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