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Dalla Lost Generation ai NEET

[Not in Education, Employement or Training ovvero giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano]

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Nel saluto di benvenuto ho affermato che i giovani, privi di riferimenti, dal NEET [Not in Education, Employement or Training ovvero giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano] naufragano nella c.d. Lost Generation.

E’ doverosa una spiegazione. L’affermazione nasce dal dubbio di come definire la presente generazione, al di là di sociologi e demografi.

Generazione perduta (Lost Generation) è una definizione resa popolare dallo scrittore statunitense Ernest Hemingway nell’epigrafe del romanzo Fiesta e nel suo libro di memorie Festa mobile, pubblicato postumo. In quel volume Hemingway attribuisce la frase a Gertrude Stein, sua mentore e mecenate all’epoca, che diceva di averla presa in prestito dal proprietario del garage parigino che custodiva la sua auto, una Ford T. Quando un giovane meccanico non riuscì a riparare la macchina in modo soddisfacente, il proprietario del garage gridò al ragazzo: “siete tutta una ‘génération perdue'”. Stein, nel raccontare la storia di Hemingway, ha aggiunto: “Questo è ciò che si è. Questo è ciò che tutti sono … tutti voi, giovani che avete prestato servizio nella guerra. Voi siete una generazione perduta”. In letteratura il termine generazione perduta fa riferimento a coloro che divennero adulti (persone nate tra il 1883 ed il 1900, in particolare i ragazzi del ’99, che compirono 18 anni sul fronte della prima guerra mondiale) durante la Prima guerra mondiale.

Secondo l’ISTAT, in Italia, gli indicatori del benessere dei giovani, sono ai livelli più bassi in Europa tant’è che, nel 2022, quasi un ragazzo su due tra 18 e 34 anni ha almeno un segnale di deprivazione, 4 milioni e 870 mila persone. La dimensione con maggiori difficoltà è quella di istruzione e lavoro.  Inoltre circa 1,7 milioni di giovani, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni, non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione (i cosiddetti Neet). E’ questa una delle più gravi emergenze che riguarda il mondo del lavoro.

Il fenomeno dei NEET ha in effetti raggiunto livelli ormai inaccettabili, con una percentuale del 19% nel 2022 e un numero di giovani coinvolti pari 5.725.000 a maggio 2023; ben 1,7 milioni solo quelli tra i 15 e i 24 anni.

La traduzione letterale di NEET è “Not [engaged] in Education, Employment or Training” ovvero “Non [attivi] in istruzione, in lavoro o in formazione“. Questo termine inglese si usa in tutta Europa per descrivere i ragazzi inattivi ed è un indicatore della quantità di energie e intelligenza “sprecate” dalle giovani generazioni.

All’interno del bacino dei NEET ci sono i giovani che non hanno un impiego né lo cercano (disoccupati e inattivi) e non sono impegnati nemmeno in altre attività assimilabili e da cui ricavano una formazione, quali ad esempio tirocini, periodi di apprendistato e corsi professionalizzanti.

A livello Europeo, la fascia di età dei NEET è compresa tra i 15 e i 29 anni ma a livello statistico il limite viene spesso ampliato fino ai 34 o 35 anni, se a questa età vivono ancora con i genitori. Generalmente il fenomeno sociale interessa la fascia di età compresa tra i 16 e i 35 anni (in quanto la scuola dell’obbligo arriva fino ai 16 anni). L’analisi ISTAT in Italia li rileva dai 15 ai 34 anni. Quindi di fatto non c’è un dato ufficiale univoco che definisce con precisione la fascia di età.

Come accennato, in Italia, secondo le rilevazioni ISTAT, i NEET tra i 15 e i 34 anni sono risultati circa 5,7 milioni (5.725.000) a maggio 2023. Nello specifico, sono 4.259.000 quelli della fascia d’età 15-24 anni e 1.466.000 quelli tra i 25 e i 34 anni. In questo modo, l’Italia si aggiudica un altro triste record: è il paese in cui ci sono più NEET rispetto a tutti gli altri Stati dell’Unione Europea dopo la Romania (dati del maggio 2023, ultimo anno di cui sono disponibili rilevazioni consolidate).

Ecco i dati sui NEET per i paesi dell’Unione Europea raccolti da Eurostat:

  • Romania: 19,8%;
  • Italia: 19%;
  • Grecia: 15,4%;
  • Serbia: 15,1%;
  • Bulgaria: 15,1%;
  • Cipro: 14,7%;
  • Croazia: 13,3%;
  • Spagna: 12,7%;
  • Slovacchia: 12,3%;
  • Francia: 12%;
  • Repubblica Ceca: 11,4%;
  • Lettonia: 11,3%;
  • Polonia: 10,9%;
  • Ungheria: 10,8%;
  • Lituania: 10,7%;
  • Estonia: 10,6%;
  • Finlandia: 9,5%;
  • Belgio: 9,2%;
  • Austria: 9,1%;
  • Irlanda: 8,7%;
  • Germania: 8,6%;
  • Slovenia: 8,5%;
  • Portogallo: 8,4%;
  • Danimarca: 7,9%;
  • Lussemburgo: 7,4%;
  • Malta: 7,2%;
  • Norvegia: 6,8%;
  • Svezia: 5,7%;
  • Islanda: 5,4%;
  • Paesi Bassi: 4,2%.

In linea generale, la quota complessiva di NEET è diminuita nell’UE di 4,3 punti percentuali tra il 2012 e il 2022. Tra gli Stati membri, la riduzione maggiore dei tassi di NEET tra il 2012 e il 2022 è stata registrata in Irlanda (-12,9%) seguita da Grecia (-11,4%.), Bulgaria (-9,6%.) e Spagna (-9,5%). Ci sono stati anche due Stati membri che hanno registrato aumenti dei loro tassi di NEET dal 2012, questi paesi sono: Austria (0,9%) e Romania (0,5%.).

Per quanto attiene la distribuzione geografica dei NEET in Italia, è il Sud quello con i numeri più preoccupanti. La maggior parte dei NEET vive nel Mezzogiorno (62%) contro il 39,5% che vive al Nord.  I valori più bassi aggiornati al 2021 (ma comunque elevati per la media europea) sono nella Provincia autonoma di Bolzano (10,5%), nelle Marche (12,7%), in Emilia Romagna (13,5%) e in Veneto (13,6%). Negativo anche il fatto che nel periodo 2020-2021, la percentuale di NEET è aumentata in quasi tutte le Regioni, facendo registrare rialzi in Friuli-Venezia Giulia (+38,2%), nella Provincia autonoma di Trento (+25,9%), in Umbria (+12,1%), in Liguria (+11%) e Lombardia (+10,2%). Le uniche Regioni che invece fanno registrare dati positivi, almeno per quanto riguarda l’andamento 2020-2021, sono Molise (-19,2%), Marche (-13%), Sardegna (-2,1%) e Campania (-1,1%).

Il fenomeno dei Neet interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%). In Sicilia i sono quasi un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni, mentre la quota raggiunge il valore minimo, 9,9%, nella Provincia autonoma di Bolzano. L’incidenza dei Neet diminuisce al crescere del titolo di studio: è di circa il 20% tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14% tra i laureati.

Il fenomeno si associa a un tasso di disoccupazione giovanile elevato (il 18%, quasi 7 punti superiore a quello medio europeo), con una quota di giovani in cerca di lavoro da almeno 12 mesi tripla (8,8%) rispetto alla media europea (2,8%). Circa un terzo dei Neet (559 mila) è disoccupato, nella metà dei casi da almeno 12 mesi (il 62% nel Mezzogiorno, contro il 39,5% nel Nord). Mentre quasi il 38% dei Neet (629 mila) non cerca lavoro né è disponibile a lavorare immediatamente. Quest’ultimo gruppo si divide tra chi è in attesa di intraprendere un percorso formativo (il 47,5% tra i ragazzi), chi dichiara motivi di cura dei figli o di altri familiari non autosufficienti (il 46,2% tra le ragazze) e chi indica problemi di salute; solo il 3,3% dichiara di non avere interesse o bisogno di lavorare. Oltre tre quarti dei Neet vivono da figli ancora nella famiglia di origine e solo un terzo ha avuto precedenti esperienze lavorative, un valore che varia tra il 6,8% per chi ha meno di 20 anni, il 46,7% per chi ha 25-29 anni.

Quali obiettivi europei per i NEET

Per i giovani adulti di età compresa tra 15 e 29 anni, l’Unione Europea ha fissato un obiettivo, ovvero: nell’UE i giovani né occupati, né in istruzione o formazione devono essere in percentuale inferiore al 9% entro il 2030. Alcuni degli Stati membri hanno già raggiunto questa percentuale, per altri invece c’è ancora tanta strada da fare.

In Italia, il Governo ha predisposto un Piano NEET finalizzato a ridurre l’inattività dei giovani italiani con diversi interventi suddivisi in tre “macro fasi”, dall’emersione all’ingaggio fino all’attivazione. Per conoscere nel dettaglio cosa farà il Governo per aiutare i giovani che non studiano e non lavorano vi consigliamo di leggere l’approfondimento sul Piano NEET  (Scopri di più).

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere

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