Pillole di Conoscenza

Aggiornamento sull’utilizzo del principio attivo Glifosato

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L’Unione Europea ha rinnovato l’autorizzazione per l’uso del glifosato in data 16 novembre 2023, in mancanza di accordo tra gli Stati membri. L’autorizzazione è stata rinnovata per 10 anni, fino a dicembre 2033 (Regolamento (UE) 2023/2660).  Il processo di rinnovo dell’autorizzazione ha incluso una revisione completa del glifosato, con l’analisi di una notevole quantità di dati scientifici, alla fine di un lungo iter che ha generato discussioni e polemiche, e in seguito a una votazione degli Stati membri in cui non è stata raggiunta la maggioranza qualificata richiesta. Sette Paesi astenuti (tra cui Francia, Germania e Italia), diciassette a favore e tre contrari non hanno, infatti, garantito il risultato di quindici Stati e almeno il 65 per cento della popolazione dell’Unione europea necessari a far pendere l’ago della bilancia in un senso o nell’altro. Inascoltato il principio di precauzione.

Nell’ambito della proposta di rinnovo dell’approvazione del glifosato, la Commissione ha incluso inoltre diverse nuove condizioni, tra cui:

  • il divieto di utilizzo come essiccante, con l’intento di controllare il momento del raccolto o di ottimizzare la trebbiatura;
  • la fissazione di limiti massimi per 5 impurità nel glifosato (cioè nel materiale prodotto);
  • l’obbligo per gli Stati membri di prestare particolare attenzione ad aspetti specifici nell’effettuare valutazioni del rischio (ad esempio, la protezione dei piccoli mammiferi erbivori, come le arvicole, e delle piante non bersaglio, come i fiori selvatici);
  • l’obbligo per gli Stati membri di stabilire misure di attenuazione del rischio per garantire che gli organismi non bersaglio e l’ambiente sono protetti;
  • la fissazione di tassi massimi di applicazione che non possono essere superati a meno che l’esito della valutazione del rischio effettuata per gli usi specifici per i quali è richiesta l’autorizzazione dimostri che un tasso più elevato non comporta effetti inaccettabili sui piccoli mammiferi erbivori.

“Se emergono prove che indicano che i criteri di approvazione non sono più soddisfatti” afferma la Commissione nella sua nota “può essere avviata in qualsiasi momento una revisione dell’approvazione”.

Gli Stati membri hanno però espresso preoccupazioni e hanno votato per riduzioni significative dei dosaggi massimi consentiti.  Tali nuovi dosaggi introdotti dal regolamento 2023/2660, entreranno effettivamente in vigore per ciascun formulato fitosanitario a base di Glifosato soltanto successivamente al rinnovo, da parte del Ministero della Salute italiano, dell’autorizzazione di ciascun singolo formulato.

Resta comunque il diritto dei singoli stati di introdurre divieti più o meno estesi. Il verdetto ha quindi qualche accento pilatesco, perché scarica sui singoli Paesi la responsabilità della decisione. Così in alcuni paesi, l’uso del glifosato è limitato in aree pubbliche come parchi e giardini.

Pertanto l’uso del glifosato rimane oggetto di controversie, con persone che sostengono che possa essere cancerogeno e persone che lo negano.

Sono stati intentati ricorsi legali per bloccare l’autorizzazione del glifosato, come quello di Greenpeace. Decine di associazioni ambientaliste europee, rappresentate dal “Pesticide action network” (PAN), hanno deciso di presentare ricorso alla Corte di Giustizia Europea.

In sintesi, il glifosato è ancora autorizzato in Europa, ma l’autorizzazione è accompagnata da restrizioni e limiti per l’uso, con una maggiore attenzione alla sicurezza.

Va infine ricordato come dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, alcuni giudici sembrano pensarla diversamente. Ad esempio, una corte del Missouri ha concesso a quattro querelanti di diversi stati, tre agricoltori malati di linfoma non Hodgkin e la moglie di uno di essi, un risarcimento complessivo di 1,56 miliardi di dollari, suddiviso tra danni e multe per non aver debitamente informato gli utilizzatori sui possibili rischi. Alla fine di ottobre, in California, un caso identico si era concluso con la condanna a pagare a un altro malato di linfoma 332 milioni di dollari (sette dei quali come danni, 325 come multa per l’insufficiente comunicazione del rischio). Sempre in ottobre, altri due tribunali avevano inflitto a Bayer altrettante multe, una da 175 milioni e una da un milione. Prima di allora, c’erano già stati nove processi per le stesse motivazioni.

Sono ben 165mila le cause intentate finora contro Bayer per il Roundup, molte delle quali oggetto di un concordato del 2020, nel quale la Bayer ha pagato 10,9 miliardi di dollari. Ma 50mila persone sarebbero ancora in attesa del pronunciamento di un tribunale. Bayer si aspetta che le condanne siano ribaltate in appello. Questo perché, sostiene, i querelanti hanno travisato il processo europeo di rinnovo del glifosato e la valutazione di sicurezza dell’Agenzia di protezione ambientale (EPA), e i giudici hanno permesso questa distorsione. Se fino a ieri questo argomento poteva sembrare poco convincente, dopo il via libera acquisirà sicuramente una nuova forza, e potrebbe portare al ribaltamento di alcune sentenze. Con ogni probabilità, la vicenda giudiziaria sarà ancora lunga.

Redazione amaperbene.it

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