Aruncus dioicus – barba di capra

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La barba di capra (Aruncus dioicus) è una pianta erbacea, perenne appartenente alla famiglia delle Rosacee. La pianta può raggiungere i 2 metri. Le foglie sono molto lunghe (fino a 1 m), decisamente picciolate e di tipo composto. Ogni foglia principale infatti è composta da gruppi di foglie pennatosette i cui segmenti finali (foglioline) sono lanceolati e lungamente acuminati (dimensione massima 5-8 cm). Questo tipo di foglia è chiamata anche tripennatosetta in quanto i lobi sono suddivisi tre volte.
La pianta produce spettacolari infiorescenze del tipo a pannocchia terminale, eretta di tipo complesso (lunghezza: 2-3 dm) con molti fiori regolari a grappoli penduli (racemo terminale compatto, di un colore bianco-crema, che fioriscono da giugno a luglio.
I fiori sono bianco – crema, piccoli (pochi millimetri), dialipetali e attinomorfi. Il calice è semplice: i sepali sono acuti (lunghezza 0,5 mm) mentre i petali sono ovati e lunghi 1-2 mm.
La pianta è dioica per cui i fiori maschili, più folti e appariscenti, hanno più di 20 stami molto sporgenti (3 mm) con antere scure; i fiori femminili hanno l’ovario semi-infero e 3 carpelli, ma presentano pure brevi stami rudimentali; quelli ermafroditi presentano 4 pistilli che sovrastano gli stami.
La forma delle infiorescenze ricorda la barba di una capra, da cui il nome.
I frutti sono piccoli follicoli penduli (3 per ogni fiore formati dai 3 carpelli) ad apertura a scatto e sono glabri. La propagazione avviene per semi di facile germinazione.
La pianta è distribuita in quasi tutta l’Europa, Asia settentrionale e orientale e America settentrionale. In Italia è presente praticamente solo con la specie A. dioicus. La pianta è conosciuta abbastanza bene in quasi tutte le regioni italiane per le sue qualità mangerecce per cui tanti sono i nomi volgari; eccone alcuni: Barba di capra, Barba di Giove, Asparago di monte (Sparesine di montagna), Coda di volpe, Bambe rosse, Erba canona, Asparago di bosco (Sparesi di bosco), Rosa di San Giovanni, Sparzi.
Per il suo aspetto elegante, ma anche per la sua resistenza alle intemperie, è apprezzata come pianta ornamentale per bordure e giardini naturali, specialmente nelle zone in ombra, grazie al suo fogliame verde scuro e alle foglie composte, con la lamina divisa in numerosi segmenti ovati, appuntiti e bordati di seghettature.
I giovani germogli primaverili (turioni) sono commestibili e possono essere consumati come gli asparagi selvatici, ad esempio in frittate o sott’olio, ma nel periodo estivo la pianta diventa tossica perché produce sostanze tipo glicosidi cianogenetici.
Etimologia
L’epiteto generico deriva dal greco dorico ἤρυγγος (èriungos barba di capra). Linneo aveva battezzato questo genere Spiraea aruncus, in riferimento all’ infiorescenza simile nella forma alla barba delle capre. Fu il botanico francese Michel Adanson che alla fine del ‘700 modificò il nome, utilizzando l’epiteto specifico assegnato da Linneo e trasformandolo in epiteto generico.
L’epiteto specifico deriva dal greco δις (dis due, due volte) e οἰκία (oikía casa):cioè dioico, con due case, perché fiori maschili e femminili sono portati solitamente da piante diverse. Questo vuol dire che per produrre seme occorrono nella maggior parte dei casi una pianta maschile e una femminile, anche se è diffuso anche l’ermafroditismo tra le piante di Aruncus.
Secondo la medicina popolare la pianta avrebbe attività antipiretica febbrifughe, toniche, espettoranti, ed astringenti.



