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Le micro e soprattutto le nanoplastiche procurano danni sulla salute umana

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Le micro e soprattutto le nanoplastiche, cioè i frammenti e le particelle di plastica il cui diametro è inferiore, rispettivamente, ai 100 o ai 5 micrometri (millesimi di millimetri), hanno un effetto negativo sui principali organi dell’apparato digerente come fegato e pancreas, e possono aggravare un’eventuale infezione presente nell’intestino.

Lo confermano due studi condotti su modelli animali e cellule presentati negli stessi giorni, che aggiungono tasselli preziosi a un quadro – quello dei danni delle nano e microplastiche sulla salute umana – che si sta facendo sempre più fosco, e sul quale sarebbe urgente intervenire.

Le nanoplastiche nel piatto

Nel primo studio, presentato al congresso internazionale Nutrition 2025 a Orlando, in Florida, dai ricercatori dell’Università della California di Davis, sono state prese in considerazione le conseguenze dell’aggiunta delle nanoplastiche al cibo. Gli studiosi hanno alimentato i modelli animali con una soluzione al 10% di polvere di nanopolistirene con diametro di 0,96 micrometri (il polistirene uno dei polimeri più impiegati dall’industria alimentare) tale da raggiungere i 60 milligrammi per chilo di peso, cioè dello stesso ordine di grandezza della dose che si ritiene assuma una persona che mangi cibo industriale confezionato in plastica (e beva acqua nella quale sono presenti nano e microplastiche).

Il risultato è stato molto evidente perché, a differenza degli animali di controllo, quelli “trattati” hanno avuto, sistematicamente, un innalzamento dei valori degli enzimi epatici (prova del danno al fegato), una minore tolleranza al glucosio (che segnala un danno al pancreas) e una maggiore presenza di endotossine batteriche, che suggeriscono effetti anche sulla permeabilità dell’intestino.

Anche se si tratta di modelli animali, i risultati sono in linea con quanto osservato da altri ricercatori, e confermano la necessità di ridurre le nanoplastiche assunte, in modo specifico attraverso cibo e acqua.

Anche il secondo studio, pubblicato sul Journal of Nanobiotechnology mette in luce un danno, ma da una prospettiva più inedita: quelle delle specie patogene presenti nell’intestino e, nello specifico, dell’Escherichia coli O157:H7, uno dei ceppi che provocano le gastroenteriti più gravi. I ricercatori del Carl Woese Institute for Genomic Biology dell’Università dell’Illinois di Urbana-Campaign sono partiti da un fatto noto, e cioè che le nanoplastiche possono essere cariche elettricamente. In particolare, volevano verificare che cosa succede quando sono cariche positivamente, dal momento che l’E.coli O157:H7 lo è, ma negativamente. Ci sarebbe stata interazione tra le due entità? E se ci fosse stata, che cosa avrebbe causato?

Anche in questo caso sono state usate nanoplastiche di polisterene alle quali, però, è stata applicata una carica elettrica positiva o negativa, oppure una neutra. Le diverse soluzioni sono state messe a contatto con le colture di E. coli, e il risultato è stato che le nanoplastiche cariche positivamente, a differenza delle altre, si legano ai batteri, inducendo una situazione di stress cellulare che si vede benissimo anche nelle attivazioni dei geni associati. Questa, a sua volta, accelera la proliferazione e agisce anche sul biofilm, lo strato protettivo impermeabile ai farmaci che le colonie formano a loro difesa. Inizialmente l’assemblaggio del biofilm è rallentato, ma poi si vede una sorta di effetto rebound, e la formazione si accelera.

I risultati

Per controllare ulteriormente che cosa avviene, i ricercatori hanno fatto un passo ulteriore. Hanno messo insieme alle colture di E.coli O157:H7 delle microplastiche, più grandi di quelle nano, e hanno lasciato ai batteri due settimane per colonizzarle. Quindi hanno aggiunto al mix le nanoplastiche cariche positivamente, e hanno così visto un ulteriore significativo aumento della produzione di tossine da parte dei batteri, proprio nei punti in cui questi si erano insediati sulle microplastiche. Chiara quindi la conclusione: le nanoplastiche rendono gli E. coli più pericolosi, e le microplastiche possono servire a questi ultimi da ancoraggio, favorendo anche in questo modo la proliferazione delle specie patogene, e le infezioni intestinali che possono derivarne.

OR09-05-25 Parkhurst A, Hsu M-F, Haj F. Adverse Effects of Nanoplastics Administration on the Metabolic Profile and Glucose Control in Mice.  Abstracts from NUTRITION 2025 Current Developments in Nutrition 9 (2025) 106016 Nath J, Banerjee G, De J, Dsouza N, Sur S, Scott JW, Banerjee P. Nanoplastics-mediated physiologic and genomic responses in pathogenic Escherichia coli O157:H7. J Nanobiotechnology. 2025 Apr 21;23(1):304. doi: 10.1186/s12951-025-03369-z. PMID: 40259296; PMCID: PMC12013119.

Redazione amaperbene.it

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